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Da Benito Urgu alla lista M5S: storia (possibile) del mio voto inutile.

Creato il 17 febbraio 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Franco Pilloni. Se oggi fosse stato giorno di urne aperte, avrei segnato una croce sulla lista dove c’è il nome di Benito Urgu, la seconda sulla lista M5S. Mi hanno detto infatti che Benito è candidato al 12° posto in una delle liste che si richiamano al Sardismo: per lui è impossibile l’elezione, visto che quasi certamente non sarà eletto neppure il capolista. Eppure Benito Urgu merita tutta la mia fiducia perché è un uomo vero e non una macchietta, ha mangiato sempre di ciò che si è ritrovato nella sua bertula, fosse tanto o fosse meno. È serio, informato, attendibile, impegnato e onesto quanto i migliori candidati in gara in tutte le liste, compresi quelli agli ultimi posti che, ritengo, sono molto migliori dei capilista, M5S escluso.

Il voto nella seconda scheda sarebbe andato, come già detto, alla lista del movimento di Grillo, nella quale non ho riconosciuto nomi noti e, dunque, ho supposto formata da gente comune, arrabbiata mediamente o ancora più di quanto non lo sia io stesso e tanti altri, per come vanno le cose in Italia. Può essere che il mio voto dato a casaccio cada a favore di persona che poi si rivelerà non troppo perbene, ma almeno ci avrò provato, considerando che i candidati “già eletti” nelle liste che vanno per la maggiore li conosco e li conosciamo tutti per quello che sono.

Bersani, e insieme a lui tutti gli altri dirigenti sino all’ultima ruota del carro che ha ricevuto in dono il libretto rosso per avere a disposizione le risposte pronte ad ogni domanda sul programma, dice  e dicono che il mio è un voto inutile.

Berlusconi, e all’unisono tutti gli altri adepti, dai maggiordomi sino ai servi che lavano i piatti nelle sue numerose cucine ed hanno ricevuto in dono il catechismo con le risposte adatte per far superare la crisi agli Italiani, dice e dicono che il mio è un voto inutile.

E intanto se la fanno addosso, a causa del mio voto e del voto dei tanti che, B&B temono, votino inutilmente come me. Se c’è qualcuno che sta sull’orlo di una crisi di nervi, non è certamente l’elettore medio italiano, e sardo in particolare, che non mostra alcun segno d’isteria individuale, né collettiva. Segni di sfiducia tanti, e non da oggi: sappiano che siamo rassegnati al peggio, sfiniti, vinti ma assolutamente non convinti.

Un elettore “sano” dovrebbe spaventarsi per gli scenari catastrofici che potrebbero sortire dal voto di febbraio, che non porterebbe ad un vincitore solido per governare il paese, complice il voto inutile di tanti “insani” elettori che vanno a scegliere a piacere una fra le tante liste presentate. Di conseguenza, ci minacciano, non ci saranno i voti utili per fare le riforme indispensabili per il Paese. Di quali riforme si sta parlando? Di quelle promesse e non fatte nel ’92, nel ’94, nel ’98, e via dicendo per gli anni 2000? Di quanti voti dovrà disporre la maggioranza per ridurre il numero dei deputati e dei senatori, di dimezzare le loro prebende in costanza, a fine e a seguito di mandato parlamentare? Di quale maggioranza per togliere di mezzo le Province e gli enti inutili che dispensano prebende per chi ha la nomina politica nei consigli di amministrazione? Per fare la riforma della Giustizia tale che i ladri di polli lascino le carceri e facciano posto ai corrotti e ai corruttori negli appalti pubblici, ai banchieri dai falsi bilanci e agli evasori fiscali?

C’è da aspettarsi dunque che il voto finisca in parità? Ben venga la parità se serve ad eliminare i D’alema, i Brunetta e i Tremonti, le Bindi, le Santanché, le Finocchiaro e le ex-veline dalla lista dei ministri; a tener lontani i Fini, Casini, gli Schifani e tutti gli altri più o meno schif-, dalle alte cariche dello Stato. Perché allora verranno altri movimenti, forse non tutti a 5 stelle, ma soltanto a 3 o a 2 per i meno schifiltosi, o fossero pure ad una stella soltanto, quella di David, per esempio, a sei punte e di colore giallo e non rosso. Sono sicuro che si metterebbe in moto un adeguato sistema di riciclaggio per gli ex onorevoli, da scegliere tra quelli già esistenti, fosse pure quello riservato ai rifiuti organici o per il vetro, se si fosse accertata una soglia minima di trasparenza.

Queste sono uscite da qualunquista, quando lo dico nessuno mi dà credito. Ma cosa volete che rimugini un pensionato mentre scorre la lista delle spese dei consiglieri regionali di questa e di quella regione italiana, quando non ha visto neppure un parziale recupero dei milleduecento euro mensili di pensione erosa dall’inflazione?  

E hanno l’ardire di decretare che il mio voto è inutile, solo perché non gli conviene.

Featured image, il parlamento inglese riunito al cospetto del Re, XIV secolo.

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