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Da Capitan Nice a Iosseliani: il Marzo 2012 di Mosaico Media

Creato il 11 marzo 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

L’ultima volta che abbiamo avuto modo di parlare su queste pagine dell’attivissima Mosaico Media, label romana cui dobbiamo la riscoperta su supporto digitale di non pochi titoli rientranti nel vasto panorama del cinema di genere e che prima erano assolutamente introvabili o reperibili soltanto all’interno delle collezioni private degli appassionati incalliti, fu in occasione dell’uscita del primo dvd riguardante Capitan Nice, ironica serie televisiva degli anni Sessanta creata dal candidato all’Oscar Buck Henry.

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Ripartiamo proprio dalla stessa, perché, dopo quel disco contenente i primi cinque episodi della serie, Mosaico provvede a lanciarne un secondo che ne racchiude altri cinque, fornendo l’occasione di rivedere in azione William Daniels nei panni dell’imbranato protagonista Carter Nash, anonimo chimico del dipartimento di Polizia di Big Town capace di tramutarsi nel volante e forzuto Capitan Nice.

Per circa due divertenti ore di visione che vanno da La cosa a Quel maledetto giorno di paga, passando per Quel che Lola vuole, Il sapore è quello, ma manca qualcosa e Non tutti i ponti riescono col buco.

Vera e propria chicca conosciuta da pochissimi eletti, invece,

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L’amante di mia madre è una produzione greca che, datata 1974, nonostante il titolo non rientra affatto nel filone delle commedie sexy, ma, al contrario punta al dramma presentando curiose similitudini con La seduzione di Fernando Di Leo, dell’anno precedente.

Sotto la regia ispirata di George Zervoulakos, è una riuscita miscela di erotismo e tensione che, immersa in una affascinante, fredda ambientazione, pone in scena una professoressa isolatasi in una casa sulla neve per scrivere un libro ma destinata ad innamorarsi di un giovane evaso di prigione ricercato dalla polizia, il quale risveglia in lei il ricordo del marito accidentalmente deceduto… fino all’improvviso, inaspettato arrivo della figlia.

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Inoltre, a proposito di tensione, ad arricchire il catalogo Mosaico provvede il francese Il colpo grosso del marsigliese, del 1977, unico lungometraggio diretto dal compianto attore Pierre Grasset (nella sua filmografia, tra gli altri, i melvilliani Le jene del quarto potere e Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide), il quale veste anche i panni del protagonista Julien Leroy. Bandito che trascorre i suoi giorni di pensionato in Spagna, quest’ultimo viene convinto da Paul Morandi alias Ramón Iglesias a tornare in Francia per portare a compimento un colpo a quanto pare milionario insieme ad altri malviventi; senza immaginare, però, di essere “immortalati in flagrante” dall’obiettivo del fotografo Alex, interpretato dal Marc Porel di Uomini si nasce poliziotti si muore e che finisce ricattato dagli stessi, che gli rapiscono la fidanzata.

Ma la label non dimentica certo il suo primo amore, l’horror,

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ristampando quel L’ossessa-I raccapriccianti delitti di Monroe Park di Don Henderson che già lanciò con il titolo Il tocco di Satana.

Da non confondere con L’ossessa firmato tre anni dopo dal nostro Mario Gariazzo, trattasi di una storia di stregoneria risalente al 1971 e incentrata su un giovane con le fattezze del televisivo Michael Berry che, in viaggio verso la California e fermatosi in una fattoria, conosce e s’innamora della bella Melissa Strickland, con quelle di Emby Mellay; senza immaginare, però, che la ragazza abbia stretto un patto con il demonio per salvare dalle fiamme la sorella Lucinda alias Jeanne Gerson, quasi bruciata viva dagli abitanti del posto perché accusata di essere una megera.

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E non è finita, perché si prosegue con Doomwatch-I mostri del 2001 di PeterUna messa per DraculaSasdy, che, ispirato nel 1972 a una serie televisiva inglese prodotta dalla BBC, si svolge nell’isola britannica di Balfe, dove uno studioso di problemi ecologici viene inviato dall’Istituto anti-inquinamento per esaminarne le acque costiere, trovandosi ad avere a che fare con una tutt’altro che ospitale popolazione; le motivazioni della cui follia irreversibile – e delle misteriose deformazioni fisiche riportate dai suoi esponenti – vengono progressivamente allo scoperto nel corso di un avvincente intrigo destinato a procedere tra ritrovamenti di cadaveri e contaminazioni chimiche.

Per concludere con C’era una volta un merlo canterino, concepito

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nel 1970, in bianco e nero, da Otar Iosseliani.

Una commedia morale incentrata sul giovane suonatore di timpani Ghia Agladze che, con il volto di Ghela Kandelaki, vive insieme alla madre nella grande città di Tbilisi e, sempre in ritardo, pigro e incorreggibile individualista, trascorre le proprie giornate dimostrandosi puntualmente incapace di intrattenere in maniera seria i rapporti con chiunque gli si trovi intorno; che si tratti di questioni lavorative, di amicizia o, addirittura, di incontri con l’altro sesso. Fino al momento in cui tutta questa superficialità e mancanza di rispetto arrivano ad avere tragiche ripercussioni su di lui.

Quindi, pare che, dopo tanta exploitation, Mosaico cominci a orientarsi anche verso un cinema che la critica più snob ama definire “d’autore”.

E le sorprese non sono finite…

Francesco Lomuscio


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