Passo in consegna la chiave
passepartout, quella con la quale ho aperto tutte le porte che ho trovato sul
cammino e sono andato alla ricerca.
Ho compreso che si può vivere la realtà ma non sentirla, oppure percepirla in modo confuso, senza filtri, rimanendone frastornati.
C’è chi si esprime in una lingua che non conosce e ci chiede di esserne interpreti, in quello spazio e in quell’ora.
Nessuna parola, nessun gesto cadono inutilmente. Non siamo riducibili alla razionalità di una procedura, ad una funzione specifica. Siamo portatori di immagini, simboli, desideri.
L’ho detto: al di là del ruolo che ciascuno di noi interpreta, mi sono sentito come un essere umano in mezzo ad altri esseri umani.
Ho scoperto che ciò che sono è spesso più utile di ciò che so. Perché sapere molte cose non insegna a pensare.
Imparare ad ascoltarsi, questo è il primo movimento. Verso l'interiorità.
Forse intuivi perché, appena conclusa la giornata, venivo a cercarti. Perché dopo essere stato esposto al disagio avvertivo l’urgenza di uno specchio d’acqua limpida dove ancorare le emozioni.
Adesso però mi sento interrotto, come se uscissi dalla sala quando il concerto è appena iniziato.
Mi chiedo: da che parte sorgerà il sole domani?
