Egon Schiele fu pittore a cavallo tra due secoli; nasce nel 1890 e muore nel 1918 a soli 28 anni. Nonostante la sua breve e per certi versi tragica esistenza, l'artista ci lascia circa trecentoquaranta dipinti e duemilaottocento tra acquerelli e disegni. Il suo stile non conosce variazioni ed è dominato letteralmente dall'ossessione per la sessualità sia maschile che femminile.
Schiele è il massimo esponente dell'espressionismo viennese, noto ai più come Wiener Secession. Gli espressionisti seguono il flusso dell'ispirazione da fuori verso dentro ed hanno come obbiettivo il riuscire ad esprimere l'emozione nel momento esatto in cui viene provata. È forse per i temi da lui affrontati che Schiele viene associato alla Secessione viennese, ma, in realtà, nella loro antologia egli non viene mai menzionato.
Questo si spiega probabilmente con il fatto che, essendo il movimento attivo fin dal 1897, tematiche come il mistero della vita e della morte o la rappresentazione dell'amore e della sua forza generatrice non rappresentano già all'epoca una novità assoluta (e basterà in tal senso analizzare i lavori di Gustav Klimt).
In ogni caso, a qualunque corrente o movimento lo si voglia associare, Schiele rimane un'icona del suo tempo. La sua opera frenetica mantiene stilemi inconfondibili: i contorni sono volutamente tremolanti, come per evocare un ricordo, ma pure marcati con decisione per mettere in evidenza che invece non siamo di fronte a dei ricordi, ma soltanto all'attimo che li anticipa; in un certo senso è come se l'artista volesse essere più veloce del suo cervello in quella che di fatto resta una registrazione di "informazioni". Non vi ricorda il grande maestro francese Henri de Toulouse-Lautrec? Il fine dei due pittori è lo stesso, e cioè dare vita all'attimo.
A quasi un secolo dalla scomparsa di Schiele, troviamo sulla cresta dell'onda l'americano John Currin, uno dei pittori più quotati dei nostri tempi. Currin è considerato "uno dei maggiori rappresentanti della corrente figurativa contemporanea" e la sua opera viene descritta come una "rivisitazione grottesca dell'arte classica". Lui stesso definisce la sua arte ruffiana, nel senso che adula e coccola. Ed in effetti possiamo notare come le modelle da lui ritratte siano ringiovanite, ma fino al punto da sembrare ragazzine avvizzite dalla bòria ed in preda ad una crisi di nervi.
Non è un caso se, dopo avervi parlato di Egon Schiele, abbiamo introdotto la figura di John Currin. I due condividono, infatti, l'ossessione per la sessualità e spesso traggono ispirazione da figure infantili che non disdegnano di ritrarre anche quasi svestite. In più non si può tacere il fatto che uno dei temi ricorrenti delle tele di Currin sia la rappresentazione dell'atto sessuale tra due amanti. E qui nella speranza di non apparirvi bigotta, cercherò di esprimere chiaramente il mio pensiero. Anni fa mi capitò tra le mani una monografia dedicata a Balthus ed osservando certi dipinti di giovani fanciulle colte in atteggiamenti maliziosi tipici degli adulti o comunque inserite in un contesto erotico li trovai osceni ed offensivi. Confrontando la mia reazione con quella di altri appassionati di arte, arrivai alla conclusione che, nonostante il mio turbamento, non potevo non considerare le intenzioni dell'artista e quanto da lui stesso dichiarato sulla sua opera: insomma, non di quadri "pornografici" si tratta, ma soltanto di lavori che ci dimostrano che esiste una sessualità infantile e che, in un certo senso, sottolineano quei cambiamenti che il corpo subisce arrivati ad una certa età.
Tutto vero, tutto corretto, ma come interpretare allora il mio disagio? Solo colpa mia e dell'educazione che ho ricevuto? Su quest'argomento da sempre scorrono parole a fiumi e posso aspettarmi che un pittore tenti di sbrogliare la matassa con un bel disegno. Del resto non è luogo comune che un disegno possa aiutare a capire meglio un argomento? Solo che a me, a maggior ragione guardando i dipinti di Currin, rimane più di un dubbio. E senza nulla togliere alle buone intenzioni di chi si dedica al nudo, mi chiedo se il pubblico sappia discernere dove finisce l'artista con il suo sano tormento ed inizia il mercante con la sua calcolata furbizia, perché non prendiamoci in giro, il sesso vende.
Tornando ad Egon Schiele, giusto ricordare che nel 1912 fu accusato di aver sedotto e rapito una ragazzina di quattordici anni; accuse poi fatte cadere, ma che comunque macchiano il ricordo di questo grande pittore instillando il dubbio sulla sua buona fede.
Un giorno René Magritte, il più grande incompreso di tutti i tempi, disse: "Se lo spettatore giudica che i miei dipinti siano una sorta di sfida al "senso comune", coglie qualcosa di evidente. Voglio comunque aggiungere che per me è il mondo una sfida al senso comune". Che in TV la notizia di una guerra sia messa in secondo piano da una starlette che si è rifatta le tette allora non deve più farci arrabbiare: questo è il senso comune!