Da Enzo al 29 a Roma e Gelateria della Palma: dove mangiare bene nella Capitale

Da Lilimadeleine

Dove mangiar bene a Roma? E’ una domanda alla quale io non so rispondere. Ma Andrea sì.

Vi ricordate del collega giornalista che ci aveva condotto in Francia, nella scuola di cucina di Paul Bocuse di Lione? Stavolta ci porta nella Capitale, dove ha scovato due posti imperdibili: Da Enzo al 29 (via dei Vascellari 29, Trastevere), il posto perfetto per dimenticare i propri dolori a suon di cacio e pepe.

E la Gelateria della Palma (via della Maddalena 19), perchè per digerire il vostro piatto di amatriciana non c’è nulla di meglio di un cono gelato. Vero?

Lascio la parola direttamente ad Andrea, che nel frattempo ha aperto un bel blog, Missione Giornalista, dove potete seguirlo nelle sue peripezie lavorative.

di Andrea Guerra

Toccata e fuga. Più fuga che toccata. Mi capita, per lavoro, di arrivare in città che conosco e di passarvi poche ore. Un giorno, magari due. Forse non sono l’unico forse sarà capitato e capiterà anche ad altri. Mi è ri-successo di recente, non per lavoro ma per svago: due giorni a Roma.

La capitale, la città eterna: baciati dal sole di fine giugno io e mia moglie Chiara ci siamo persi per due giorni tra i viali e i vicoli romani. Quando si ha poco tempo a disposizione e si deve cercare un posto dove mangiare, le cose sono due: o si va a caso o ci si prepara per tempo. Per questo secondo approccio le modalità possono essere le più disparate: consigli di amici sul posto, di conoscenti che hanno visitato quella città di recente, informazioni on line, blog guide turistiche e social forum.

Io ho usato entrambi i metodi. Da un lato ho raccolto e seguito il consiglio prezioso di un’amica che ci ha indicato una piccola chicca della ristorazione romana, dall’altro lato, come è giusto che sia, mi sono fatto portare dagli eventi e nel mio girovagare ho incontrato una gelateria da sogno. E siccome scrivere non è solo il mio mestiere, ho deciso di condividere con gli amici e i lettori di Lili Madeleine queste due segnalazioni. Chiamarla guida è fin troppo: sono suggerimenti, consigli pratici per andare (fidatevi) a colpo sicuro.

La prima scoperta è Da Enzo al 29. Un buco, per altro nascosto e fuori dalle “rotte turistiche” della movida romana. Se siete alla ricerca di un ristorante tipico dove assaggiare, pardon, gustare i piatti della tradizione romana, questo è il posto che fa per voi.

La trattoria si trova in via dei Vascellari, località Trastevere. Non propriamente al centro della movida romana, fuori dalle rotte più turistiche del sobborgo più movimentato di Roma al chiar di luna: ma ne vale la pena. Noi ci siamo arrivati grazie al suggerimento di un’amica di Roma: e si sa, quando a tavola trovi anche gente del posto e non solo turisti è una delle prime garanzie di qualità (noi abbiamo incontrato anche la iena Enrico Lucci, romano doc). Al nostro fianco orde di turisti stranieri che, smartphone alla mano, seguivano le indicazioni di TripAdvisor (che gli ha attribuito il Certificato di Eccellenza per il 2013). Se non prenotate, in periodi di alta stagione o nel fine settimana, dovete mettere in conto qualche mezz’ora di attesa. Fatevi due passi in Trastevere e poi tornate a bussare all’oste.

Il locale è striminzito, un vero buco: una ventina (forse trenta) coperti all’interno, una quindicina all’esterno sotto gli ombrelloni.

Da pochi anni il locale è stato ripreso in mano dai figli dello storico titolare: i quali hanno deciso di rilanciare la trattoria guardando indietro e guardando avanti, puntando cioè alla tradizione e sfruttando le potenzialità del web.

Racconterei per ore il clima del quartiere e gli incontri che abbiamo avuto a vado al dunque, al sodo: il menu. La filosofia del locale è semplice: pochi piatti della tradizione ma da leccarsi le dita e i baffi (e magari da condividere sul web la propria esperienza).

I piatti del menu sono indicati sul sito della trattoria. Io vi racconto cosa ho mangiato io e vi consiglio di fare lo stesso: come antipasti io e Chiara abbiamo ordinato i carciofi alla giudia e la palla al 29, una crocchetta di patate e baccalà con cuore di mozzarella. Tra un bicchiere di vino rosso e un tozzo di pane in pasta madre, ci siamo lanciati sui primi. Che più tipici non si può: un piatto di amatriciana (rigatoni, guanciale I.G.P. di Amatrice, pecorino D.O.P. dell’agro romano, pomodoro pelato) e uno di cacio e pepe (tonnarelli di pasta artigianale di grano duro, solo pecorino D.O.P. dell’agro romano). Confesso che anche i piatti di gricia e carbonara che ci passavano sotto il naso avevano un ottimo aspetto.

Nessun secondo: non perché non ci attirassero (la coda alla vaccinara mi attirava parecchio) ma perché le porzioni sono abbondanti e si sposano perfettamente con la filosofia del locale. Capitolo dolci: la torta del giorno è stata un’esperienza più unica che rara. Un cuore caldo di ricotta e visciole (ciliege) che si scioglie in bocca; una crosta delicata con il gusto delicato di cioccolato.

Spesa totale 49 euro. Valgono tutti. D’obbligo due passi tra i locali di Trastevere o sul lungo fiume per digerire.

Il secondo consiglio è una scoperta casuale. Mentre Da Enzo ci siamo finiti con convinzione, la Gelateria della Palma è stato un incontro casuale. E come capita spesso in questi casi, è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Passeggiavamo tra il Pantheon e Montecitorio e ci siamo imbattuti in un cartello che non ha potuto non richiamare il nostro interesse: 150 gusti di gelato.

Credo che alla vista di tale cartello gli amanti dell’ice cream siano chiamati ad entrare anche solo per accertare la veridicità di quell’assunto dal suono matematico. Tutto vero: un bancone immenso lungo qualche decina di metri, snodato e sinuoso. Che nasconde centocinquanta, uno più uno meno, vasche con centocinquanta gusti di gelato prodotti artigianalmente. Dalla frutta più tipica a quella tropicale passando per le creme: ce n’è per tutti i gusti. Fichi e noci, stracciatella ai marron glace, cioccolato fondente con crema ai frutti bosco. La memoria non mi aiuta a ricordare più di questi.

Non ricordo nulla di più: tra orde di stranieri famelici ho passato diversi minuti prima di arrivare a un dunque, prima di decidermi su quale gusto scegliere.

La quantità non batte la qualità: il gelato è davvero ottimo (lo dice anche TripAdvisor dato che anche qui è in bella vista il Certificato di qualità). Noi ci siamo concessi una coppetta piccola da 2,50 euro. Nel prezzo è compresa una spruzzata di panna.

La Gelateria Della Palma sta in via della Maddalena al civico 19/23; ma si può trovare anche a New York, Los Angeles e in Costarica.

Toccata e fuga, dicevamo. In mezzo, nei miei due giorni di vacanze romane, c’è stato molto altro. La mia mente e il mio cuore sono pieni zeppi di ricordi, ancora molto vivi. Ma il mio palato si ricorda solo di questi due fatati incontri. Se passate di lì, fidatevi del consiglio di un vagabondo (anzi due).


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