I gatti come gli angeli
(Marge Piercy – USA)
I gatti come gli angeli dovrebbero essere magri;
i maiali e i cherubini dovrebbero essere grassi.
La gente sta di solito nel mezzo, un nodo
d’osso che sporge dal ginocchio che vorresti
imbottire, un rotolo di ciccia che s’affaccia
alla cintura. Ti autopunisci,
una di quelle palle di gomma che hanno i bambini
che rimbalzano sempre sulla
paletta, ripicchiando sulla stessa superficie.
Vorresti essere snella e liscia
come una saetta.
Quando ero giovane
amavo uomini spinosi con ghigni ascetici
tutti gomiti e parole e cartilagini
costoluti come chiglie grigio-nebbia sulla riva,
facce taglienti che accecano
come lame lucenti, menti
rivolti al saccheggio come prore Egee.
Ora cerco uomini le cui pance serene
mostrano piacere per la carne e per la tavola,
uomini che vengono in cucina
e si siedono, che non pensano che pelando patate
gli diventi piccolo; uomini con dita
larghe e palle violette come fichi,
uomini con rughe sgualcite e l’aspetto
stropicciato adatto ai letti recentemente
usati bene.
Non ci è richiesto
di sembrare dei quattordicenni malnutriti
malgrado quello che impone
la moda. Tu sei fatto per tirare un carretto,
per sollevare un carico pesante e reggerlo,
e trascinarlo lungo la salita, e sono così
anch’io, corpi contadini, rustici, solidi
belle pentole d’argilla scura che sopportano
bene il fuoco. Quando mettiamo le pance
insieme non facciamo rumori metallici
rimbalziamo sulla tappezzeria buona.
“Voglio un vestito rosso”, scrive Kim Addonizio, …”lo voglio sbracciato e scollato così nessuno dovrà immaginarsi cosa c’è sotto”.
Le donne si spogliano da tabù secolari e stereotipi e lo fanno in poesia magnificamente chiamando le cose con il loro nome, senza pudore, in piena onestà.
Ed è un’aria di libertà che ho respirato leggendo questi versi spesso crudi e diretti, l’espressione di una femminilità cosciente del proprio “potere” di seduzione ma anche del dolore che deriva dall’investire tutto di sé di fronte a una risposta inadeguata o assente.
Sono poesie erotiche che celebrano il corpo-anima della donna a volte in modo deciso, altre con grazia femminile, altre ancora con intelligente ironia.
Sono anche puri slanci d’amore quelli che ispirano le autrici, come in modo speciale sanno fare le donne, riconoscendosi prerogative e istinti e riconoscendoli al maschio.
Al canto con cui Leonore Wilson onora l’altro sesso mi permetto allora “in buona fede” – autentica fede – una piccola aggiunta in omaggio a noi tutte:
“sia lode al corpo del maschio” … e a quello della donna.
Buona e gratificante lettura!
Angela Sias
Solo per uomini
(Marge Piercy)
Quand’ero giovane credevo nella conversazione intellettuale:
ero convinta che gli schemi che andavamo tessendo col fumo rancido
se ne volassero nel cielo delle idee.
Per essere ritenuta degna degli elevati discorsi maschili
come una patata sulla grattugia mi voltolavo nel disprezzo,
mi succhiavo gli insulti e guardavo fiera quella roba marrone che copriva il pavimento.
Parlavano di integrità e di noia esistenziale
mentre le donne facevano un salto a comprare la birra e abortivano
in cucina e davano da mangiare ai figli e andavano all’asta.
Alla fine, naturalmente imparai cosa vedevano in me:
quando porgevo loro nel cavo delle mani una nuova poesia da assaggiare,
quando portavo loro le mie mappe aeree di Sartre o di Marx,
dicevano, sta solo cercando di attirare la nostra attenzione,
ci sta offrendo i seni e le cosce.
Ero lì che camminavo sulle uova, uguale a loro ma tremante:
ed essi vedevano solo una pescivendola che strillava per la strada.
Ora invece mi irruvidisco appena cominciano a sventolare i sostantivi astratti.
Me ne vado in cucina a parlare di cavoli e abitudini.
Mi sforzo di rammentarmi di osservare quello che fa la gente.
Sì, tieni d’occhio le mani e lascia che la voce ronzi.
L’economia è l’osso, la politica la ciccia,
osserva chi menano e chi si mangiano,
su chi si sfogano e chi posseggono.
Il resto, è tutta scena.
Detto fra noi
(Anne Stevenson – UK)
Non credere
che non lo sappia
che quando mi parli
la mano della tua mente
senza farsene accorgere
mi sfila le calze,
e si muove cieca e intraprendente
lungo la mia coscia.
Non credere
che non lo sappia
che lo sai
che tutto ciò che dico
è un indumento.
Conformazioni
(Grace Nichols – Guyana/UK)
Lui le dà tutte le conformazioni
dell’Europa.
Lei gli dà una tempesta di pappagalli.
Lui le dà lisci capelli biondi
e una bianca frenesia.
Lei gli dà lana nera. L’oscurità dei suoi frutti gemelli.
Lui le dà uranio, platino, alluminio
e concordia.
Lei gli dà le sue “natiche Bantu”.
Lui vanta la spina dorsale sotto la pelle di lei.
Lei canta il suo alabastro e lo accarezza.
Lui fa come Colombo
che cade sulle rive intricate del suo frutteto riccio.
Lei gli consegna ancora le Indie tutte
ma questa volta chiude le lunghe gambe
piano piano
facendo della testa di lui il trono d’oro del suo impero.
Il canto della biancheria sporca
(Erica Mann Jong)
Quest’è il canto della biancheria sporca –
dacché viaggiammo di città in città
Accumulando intimo macchiato & camicie sudate
& jeans incrostati & coagulati dei nostri fluidi
& T-shirt raggrinzite dalla nostra gloriosa confusa passione
& biancheria irrigidita dall’intera nostra gioia.
Sono tornata a casa per lavare i miei panni.
Come la pioggia ticchettano, cadendo sul pavimento del bagno.
L’acqua sgocciola via i giorni fino a te.
L’acqua sporca mi parla d’amore.
Vaporosamente nelle bolle del nostro amore
Ho tuffato le mani nell’acqua bollente
Così come avrei potuto tuffarle
Dentro il tuo cuore.
Dopo anni di macchie & schizzi
Sto finalmente diventando pulita.
Voglio volare da te con una valigia di biancheria fresca,
togliermi i vestiti, ammucchiarli sul pavimento,
& farti strofinare il mio corpo col tuo amore.
Il corpo del maschio.
(Leonore Wilson)
Sia lode al corpo del maschio, sia lodato
tutto quanto: il fucsia
dei genitali, i plettri delle unghie
dei piedi. Ad ogni parte sia lode,
selvatico afrore d’ascella,
pancia dove l’occhio vigila,
scopre ogni cosa come un neonato,
l’a-piombo dei fianchi
sulla terra, la chioma che odora
talvolta di sudato e
unto, altre ancora di sale;
sia lode alle gambe dell’uomo
che s’arcuano e incurvano
trasportando la stazza del
maschio; sia lode alle braccia,
la parte migliore, quando
a mezzo ti piegano come un’amaca o
una frombola. Mani rozze
e screpolate e pungenti
scorze di frutti indicibili,
mani che scompaiono
nella gentilezza; sia lode al naso
del maschio e alle orecchie
recanti quelle caverne, orifizi
per sprofondare dentro il corpo i loro
misteri stuzzicanti; sia lode al dorso
come una vela spiegata, la spina dorsale
che si piega come un alberello;
sia lode e molta a ciò che
si nasconde, regioni oscure della pelle,
luoghi di pura energia
che pure se non vedono mai la luce
ne sono completamente intrise.
poesie da «Gatti come angeli. L’eros nella poesia femminile di lingua inglese», a cura di Loredana Magazzeni e Andrea Sirotti, Postfazione di Rita Monticelli, Milano, Medusa, 2006
- Nota sui traduttori
Loredana Magazzeni
Si occupa di poesia e traduzione. Ha pubblicato le raccolte La miracolosa ferita, (Premio Pozzi, Archivi del ‘900, Milano, 2001), Canto alle madri e altri canti (Premio Elsa Buiese, DARS, Udine, 2005). Ha scritto articoli sulla scrittura femminile, il movimento femminile bolognese, la poeta Patrizia Vicinelli, la poesia femminile indiana in Atlante dei movimenti culturali dell’Emilia-Romagna 1968-2007, Bologna, Clueb, 2007, Per una fenomenologia del tradurre, Quaderni del Dipartimento di Studi linguistici sulla testualità e la traduzione dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Officina Edizioni, Roma, 2009. È presente con poesie, articoli e traduzioni in varie riviste (Poesia, Il Segnale, Tratti, Tracce, Le Voci della Luna, Leggendaria, Leggere Donna). Ha curato, assieme ad Andrea Sirotti, l’antologia Gatti come angeli. L’eros nella poesia femminile di lingua inglese (Medusa, 2006) e con Fiorenza Mormile, Brenda Poster e Anna Maria Robustelli Corporea. Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (Le Voci della Luna, Sasso Marconi, 2009). Con quest’ultimo libro ha partecipato al festival PoEtiche, Romapoesia 2010. Sono in uscita Dentro la scrittura, interviste a dieci poete italiane, CFR 2012 e le raccolte di poesia Fragilità del bene, Smasher edizioni, finalista al premio Montano 2011, con prefazione di Maria Luisa Vezzali e postfazione di Giorgio Bonacini, Volevo essere Jeanne Hébuterne, prefazione di Gabriella Musetti, postfazione Marina Giovannelli, Le Voci della Luna Poesia 2012. Fa parte del Gruppo ’98 di Poesia e collabora con la Libreria delle Donne di Bologna.
Andrea Sirotti
È nato nel 1960 a Firenze dove insegna lingua e letteratura inglese. Fa parte delle redazioni di «Semicerchio», rivista di poesia comparata e di «El Ghibli», rivista online di letteratura della migrazione. Dopo aver collaborato come critico e traduttore a svariate altre riviste letterarie tra cui «Pagine», «Le voci della Luna», «Sagarana», «La Rivista dei Libri», «Testo a Fronte», «Soglie» ecc., dal 1999 svolge l’attività di traduttore letterario, soprattutto di poesia femminile contemporanea e di narrativa postcoloniale (tra i poeti tradotti figurano Margaret Atwood, Sujata Bhatt, Carol Ann Duffy, Eavan Boland, Karen Alkalay-Gut).
È attivo anche come operatore culturale; ha infatti collaborato all’organizzazione di svariati festival di poesia internazionale tra cui “Indiapoesia” (Roma 2000), “DiVersi Racconti” (Vietri sul Mare 2002 e 2003), “Voci Lontane, Voci Sorelle” (Firenze 2003-2004-2005-2006-2008), “Parmapoesia” (2008). Dal 2000 al 2008, insieme a Vittorio Biagini, ha curato per il Comune di Firenze le iniziative sulla poesia giovanile “Nodo sottile”.
Ha tenuto corsi e singole lezioni di traduzione letteraria e editing presso varie università e altre agenzie formative. Dal novembre 2007 collabora al Master di II livello in traduzione postcoloniale dell’Università di Pisa, insegnando traduzione poetica e seguendo i tirocini. Nel 2010 insieme a Shaul Bassi ha pubblicato Gli studi postcoloniali. Un’introduzione (Le Lettere). Insieme a Loredana Magazzeni ha curato l’antologia Gatti come angeli. L’eros nella poesia femminile di lingua inglese (Medusa, 2006).
Ringrazio Angela Sias per il commento e la cura del post, altresì ringrazio Loredana Magazzeni per i preziosi riferimenti.
qui il pdf con altre poesie e una recensione di Paola Evangelista