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Ma il problema, qui, è squisitamente politico. A volte le persone che supportano un’idea finiscono con incarnarla a perfezione. Per restare nell’esperienza repubblicana, Pertini rappresentò forse meglio di ogni altro esponente progressista quell’alta dirittura morale propria di una certa componente del socialismo nazionale; ancora, Craxi, a suo modo, coi toni bruschi e le tendenze autoritarie, dette manforte a quanti vedevano negli anni ’80 la promessa di una nuova stagione, caratterizzata dal decisionismo centrale; Andreotti fu essenzialmente la cinica maschera di un modo di concepire la politica sulla falsariga dell’amoralità machiavellica; perfino Bossi, durante il terremoto di Mani Pulite, col suo fare straccione ebbe il merito di incarnare, financo esteticamente, un’altra e diversa identità. Oggi i Cinque Stelle possono fare riferimento non già al comico ligure, ma alla Lombardi, la pasionaria che doveva cambiare il mondo e che ha finito col cambiare parrucchiere.Entrata in Parlamento fra i distinguo sul fascismo (“prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia”), roba che perfino Ciarrapico si sarebbe emozionato, ha tentato successivamente di rappresentare l’ala dura e pura della rete. Contestava tutto, con impertinente costanza: il presidente Napolitano, destinato alla pensione e non al ruolo di garante della Costituzione; i talk show, morti di fama; il segretario del Pd, Bersani, incapace di comprendere come i Cinque Stelle non avessero l’esigenza di dialogare con la società civile perché essi stessi ne erano espressione; Berlusconi, corrotto e piduista; Renzi, innovatore fasullo; e via dicendo, in maniera equamente bipartisan. Una donna al di sopra delle righe, perennemente all’attacco, ha cercato di dipingere attorno a sé l’aura del falco. Ma il falco, si sa, vola con innata leggiadria e con istintiva esperienza. Dopo aver perso gli scontrini utili per rendicontare le proprie spese, alla faccia della grazia, la Nostra Eroina si è lanciata nell’invettiva, sostenendo come il Presidente della Repubblica dovesse uscire dalla logica gerontocratica per poter essere selezionato fra gli under-30, manco fosse il promo di una puntata di X-Factor. Insomma, tutto fuorché un’idea felice.A questo si è ridotto il Cinque Stelle, e solo in tale prospettiva si può giustificare il calo verticale nelle elezioni amministrative: persa la forza propulsiva che derivava dall’alternativa progettuale, la voglia di essere contro il sistema si è tradotta poi nelle lotte per la diaria; il tentativo di affrancarsi dalla casta ha portato alla formazione di un Esecutivo fortemente condizionato da Berlusconi; l’ostinata cocciutaggine su Rodotà ha convinto l’intero Parlamento della necessità di rinnovare la fiducia a Napolitano; perfino la battaglia contro la lottizzazione ha portato a inascoltate richieste sulla vigilanza Rai e sul Copasir. Le sconfitte sono evidenti.