Una volta esistevano (solo) penna, calamaio e candele e a ben vedere erano bei tempi. Non tanto rispetto alla diffusione della cultura a tutti gli strati della popolazione, naturalmente, quanto piuttosto per il fatto che, premesso che scrivere era roba che sapevano fare in pochi, farlo (nel senso di chi scriveva per scrivere) aveva qualcosa di eroico anche solo dal punto di vista fisico, e questo aveva il grande (grandissimo) pregio di rendere l'attività autorestrittiva. Vale a dire che, tra coloro che potevano/sapevano farlo, solo quelli fortemente motivati, riuscivano a sostenere tutte le difficoltà legate al gesto.
Poi, sul finire del XIX secolo, arrivò la macchina per scrivere (nelle sue innumerevoli varianti evolutive) e la scrittura acquistò connotati meccanici, dando un senso di onnipotenza intellettuale in quelle parole frustate e quel din! che benediceva la fine di ogni riga e quindi il progresso del lavoro con una piacevole tonalità argentina. Inutile dire che la diffusione della macchina contribuì alla "popolarizzazione" della scrittura e alla moltiplicazione delle velleità legate a essa. Tuttavia scrivere restava comunque un'attività irta di ostacoli, in assenza di bianchetti e altri sofisticati metodi di correzione, schiava di carta e nastri, portatrice di calli ai polpastrelli, esclusiva ed essenziale, dunque priva di qualunque possibilità alternativa (cos'altro si poteva fare con una macchina per scrivere, se non scrivere?) o estetica che non fosse insita nella scrittura stessa. E questo, lasciate che ve lo dica, era assai salutare per la letteratura stessa.
Quindi giunse il personal computer e il word processor con la loro diffusione capillare. E se una volta scrivere a mano era davvero faticoso, o se possedere una macchina per scrivere non era cosa alla portata di tutti, ora con un personal computer chiunque poteva sbizzarrirsi con super programmi di scrittura gratuiti, che oltre alla facilità del gesto, univano la possibilità di aggiungere lati estetici che Gutenberg si poteva solo sognare. Tutto iniziò verso la fine degli anni '80 e questo, nell'arco di un ventennio, decretò l'estinzione degli scrittori, perché tutti quanti vollero diventare tali, con tutto quello che questo significa.
Ma se uno può pensare che la storia sia finita qui, si sbaglia, perché alla fine degli anni '90, ecco l'evoluzione successiva. Tramite l'affermazione di Internet, allo "scrittore" venne concessa un'ulteriore arma, quella più pericolosa e definitiva: la possibilità di autopubblicarsi. Così a partire dai primi anni 2000 cominciarono a entrare in campo i blog, prima lentamente, poi con nuove piattaforme via via più sofisticate, sempre più velocemente, e tutti gli scrittori, ovvero tutti quelli convinti di essere tali, non furono più costretti a tenere le loro produzioni dentro i cassetti, ma poterono presentare al mondo ciò che scrivevano, ovvero tutto ciò che passa loro per la testa.
Ma se il mercato viene inondato da decine di migliaia di scrittori, di tutti i generi, le estrazioni e - soprattutto - le capacità (perché ormai creare meravigliose scatole vuote è facilissimo, non altrettanto riempirle di contenuti degni di questo nome), si rende necessario orientare in qualche modo la scelta all'interno di un panorama (culturale?) talmente vasto e variegato per temi e, soprattutto, capacità, che è facilissimo smarrirsi o scoraggiarsi. Ecco dunque nascere l'esigenza di un nuova tipologia di siti che offrano questo tipo di (nuovo e non facile) servizio, scegliere ciò che di meglio la cosiddetta blogosfera offre quotidianamente: l'aggregatore di blog. Ma di questo ne parliamo domani.
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