Da Monica a Monica /Una lettera dal Tanzania agli amici in Italia

Creato il 01 dicembre 2014 da Marianna06

   

“Se vuoi essere certo che nessuno lo  sappia, scrivilo”.

“Nessuno, infatti, si prenderà la briga di leggere...”.

Così riportava, il 9 settembre 2014, il quotidiano del Tanzania “Mwananchi” (il Cittadino).

E il giornale proseguiva: “Questo non è un insulto, ma la pura verità. Entra, infatti, in un pullman zeppo di persone, in viaggio da 8-10 ore, e non vedrai alcuno con un libro o un giornale in mano. E’proprio una vergogna!”.

Per un missionario giornalista come lo è il sottoscritto, che in Tanzania dirige la rivista “Enendeni” (Andate), la citazione riportata è un diretto dell’avversario, che colpisce e che ti mette a tappeto.

Qualcuno legge “Enendeni?- mi viene da domandare.

Tempo fa ero in fila, aspettando il mio turno per sbrigare una pratica burocratica.

La coda era quasi chilometrica, e si allungava persino sulla la strada, che conduce agli uffici statali delle “autorizzazioni”, delle “esenzioni” ecc.

Anch’io ero in strada. Però all’ombra di un albero e, persino, seduto: seduto su una pietra così ruvida e pungente da temere che mi bucasse i pantaloni.

Ma che fortuna la mia rispetto ad altri che si crogiolavano in piedi nella calura asfissiante di Dar Es Salaam.

Acconto a me sostava una donna, anch’essa seduta su una pietra scomodissima.

Subito i nostri sguardi si incrociarono, diventarono sorrisi e saluti reciproci.

- Come va, signora?

- Bene. Dio aiuta sempre...

“Dio aiuta sempre” è la tipica espressione di chi arranca nella vita, ma confida nella Provvidenza. Guai se in Tanzania non ci fosse la Provvidenza!

Dopo altri convenevoli, posi alla “compagna di strada” un’altra domanda:

“Signora, vedo che stai leggendo un libro. Di che si tratta?”.

Quella donna, seduta su un sasso abbandonato della via, stava proprio leggendo.

Era un libro sgualcito, squinternato, bisunto. Ma era un libro.

Non mi era mai successo prima, in Tanzania, di assistere ad una simile scena...

“Sto leggendo la storia di Sant’Agostino” rispose la donna.

E il mio stupore crebbe a dismisura, perché quel giorno era il 28 agosto,

giorno in cui la Chiesa ricorda il genio inossidabile del santo di Tagaste (Algeria).

“Che cosa ti colpisce di più nella vita di Sant’Agostino?” domandai ancora.

E lei prontamente: “Mamma Monica, che ha versato copiose lacrime per il figlio...

Anch’io mi chiamo Monica e ho due figli, uno peggiore dell’altro, come Agostino.

Ma prego e piango, sull’esempio di santa Monica. E certamente il Signore,

nella sua misericordia, avrà pietà di questa donna desolata, perché il Signore è ricco di pietà verso gli afflitti”.

La gente, in fila sulla strada, stava lentamente muovendosi. Per non perdere il turno, Monica ed io ci alzammo, mentre altri si accaparrarono subito le due rozze pietre rimaste vacanti.

“Grazie, signora, della tua storia - commentai -. La racconterò ad altri, perché...”. “Soprattutto scrivila - mi interruppe Monica -. Non bastano le parole. Anche Dio ha fatto scrivere i suoi messaggi agli uomini. E noi li dobbiamo rileggere, farli nostri e trovare in essi conforto. Io non mi stanco mai di leggere la Bibbia”.

E da un sacchetto di plastica Monica estrasse la Bibbia, anch’essa stropicciata e consunta, come “La vita di Sant’Agostino”. Ma è “parola di Dio”.

Da circa 2,700 anni, la parola di Dio è anche un libro. I vari scrittori della Bibbia non mancano di riferimenti storici, come Luca, che nel suo Vangelo scrive: “In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra...” (Luca 2, 1).

Oggi l’attento Luca scriverebbe: “In Italia nella notte del 24-25 dicembre 2014, mentre il saggio Giorgio Napolitano è presidente della Repubblica e Matteo Renzi, in maniche di camicia bianca, si adopera come presidente del Consiglio, gli italiani riascoltano una vecchia storia...”.

La storia affascinante di un messaggero che proclama:

“Giovani disoccupati e voi tutti, impoveriti, alluvionati e sinistrati,

vi annuncio una grande gioia: stanotte è nato per voi un Salvatore. Si chiama Gesù”.

Amici miei, chissà se usciremo di casa per andare a trovare Gesù.

Chissà se ci metteremo in strada, con tante altre persone provenienti in ogni parte del mondo, per offrire a questo BAMBINO SPECIALE

un grammo d’oro, un pizzico di incenso e tonnellate e tonnellate di mirra.

Quanto pesano la nostra sofferenza e delusione.

E poi tornare a casa, magari cantando “Tu scendi dalle stelle”.

Perché è Natale.

p.Francesco Bernardi (IMC)

missionario in Tanzania ( Bunju-Dar es Salaam)

                  a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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