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Ci sono gesti e gesti. Uguali nell'apparenza, assolutamente diversi nella sostanza. Prendete per esempio José Mourinho e le 'sue' manette mostrate al signor Tagliavento.
Nessuna spiegazione verbale da parte dell'interessato - che, dopo averci sommerso da parole, parole e parole (manco Mina e Alberto Lupo fecero tanto successo) adesso preferisce uno strano 'silenzio stampa' fatto di frecciatine e rifiuto di addentrarsi in conversazioni a lui invise - ma una cascata di interpretazioni altrui. Comprese quelle del giudice sportivo che, in quel caso, lo ha fermato per tre giornate.
Mettetegli vicino Mauro Berruto, allenatore dell'Acqua Paradiso Monza dell'A1 maschile di pallavolo, e le 'sue' manette mostrate al termine della gara di regular season vinta al PalaIper contro Treviso. Confesso che, di primo acchitto, il sospetto di essere di fronte a un emulo del portoghese era venuto... e non solo a me. Del resto l'assegnazione del penultimo punto della partita, finita al tie-break, era stata invertita suscitando proteste da parte del tecnico brianzolo. E la foto di Daniela Tarantini (che, ancora una volta, me l'ha gentilmente concessa) mostrava l'inequivocabile gesto.
Ma è bastato scambiare due chiacchiere con Berruto, che è anche allenatore della Nazionale di pallavolo finlandese, per illuminarci. «Manette??? Ma che manette!!! Ero solo felice per la chiusura della partita e ho esultato imitando l'arbitro nel gesto di chiusura match», mi ha raccontato. Ed io lì che avevo pensato a chissà quale recondito prurito si fosse impossessato del non troppo compassato tecnico torinese.
E, invece, sono stata castigata nei brutti pensieri. Però, a pensarci bene, è tutta colpa di Mourinho... non ci fosse stato lui ad annebbiare la mia capacità di valutazione, dopo tutte le partite di pallavolo che ho visto (nell'ultima foto, anch'essa firmata Tarantini, Daniele Rapisarda chiude gara-1 dei play-off tra Modena e Macerata) come ho fatto a confondere capre e cavoli? Pardon, gesti e gesti!
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