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"Da Napule a Lugo senza ritorno. Cronaca Maccheronica" di IVANO NANNI

Creato il 04 giugno 2012 da Caffeletterariolugo

Sulla serata conviviale/musicale “Napoli, inferno e paradiso”
Gabriele Bersanetti, 'o attore, in smoking con l'aplomb di un gentlemanno o forse anche baron fottuto, come il grande lirico Giacomo aveva battezzato i napuletani, lui che ha abitato in via Pero, e che amava quella nobile latrina e c'ha vissuto ed è pure morto e sepulto in quella città che da sola è un regno, un solo unico quartiere d'Italia, e capitale d'Europa, ha aperto la danza dei versi più latrinosi che si potessero scovare su carta: abbiamo tuccato 'o funno, s'è sentito da un tavolino, pardon per la pronuncia scritta. Ah, ma allora è vero, qui a Napoli c'è qualcosa che funziona! La grammatica, certamente. È come la filosofia, ognuno c'ha la propria e tutte quante fanno acqua. Bersanetti bolognese con aspirazioni alla cittadinanza onoraria come Claudio, il padrone di Casa Ala d'Oro, oro di Napule, certamente, ha iniziato a leggere 'o brinnese, e allora mo' non so che dire, me so' commosso, e allora... Punto e punto e virgola. E poi s'è iniziato a magnare. Risate, anzi sghignazzate che ci stanno nel clima torrido della serata, le bocche si strafogavano  nel riso incontrollato con i maccaruni che in gola a issa facevano un saltapicchio con la canzuncella. E che se beve? Un greco beneventano ghiacciato into a secchiello, tanto per gradire. Ma poi chi altro c'era? Beh Mimmo, 'o pittore, quello della mostra il patafisico, eh le sue cose mica le capisco però so' belle e questo credete a me non è poco, in 'sta chiavica di mondo se si distingue quello che è buono da quello che non lo è, allora vuol dire che ancora un po' di sale in zucca c'è l'abbiamo. E poi insieme, 'o attore e 'o pittore se sono messi ha recitare delle poesie, di quelle cose che c'hanno pure la rima ma che parlano di cose della vita, ma di quella bassa, di quelle robe che certe menti raffinate non se le godono per niente, anzi le schifano proprio. E fanno male. E sono andati avanti cussì a leggere per tutta la serata, ma voi amici, quelli che non c'erano, vi siete persi oltre a loro, una voce, una bellezza, che mandava certi vocalizzi che faceva tremare i tavolini e lo stomaco, e andava far bollire sangue carne e scompigliava i caville. Tra il secondo di pizza, mozzarella, pommodori, e cuniglio, passavano certe canzuncelle fresche d'annata, eh, belle assai, e poi cantate con quel sanguigno che c'è nella voce e nelle parole delle canzoni napoletane.  E tra uno scherzo e un lazzo, siamo  arrivati alla crema con il babà e allora ci stava pure la tammurriata. E si sono alzati tutti, pure i signori e le signore che battevamo le mani e sembravano posseduti,come si dice, dal demone meridiano, e  anche certi svolazzi di gonne so' stati apprezzati. E ti credo che si battevano le mani, la musica pareva manna che scurresse da una fessura del cielo. Si farà 'o gemellaggio si diceva, con Napule? Mah, forse. Se ci si mette d'accordo si può iniziare a fare scambi culturali, e tanto per iniziare potremmo dare la cittadinanza onoraria a Mario Persico, e pure  a Mario Martone, o' regista dei Vesuviani, uno che potrebbe diventare lughese, sempre che non abbia impegni. Firmato: Ivann'a 'o scribacchine.

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