di Michele Marsonet. Ci risiamo con Gianni Vattimo. Ancora una volta il filosofo torinese non perde l’occasione e sfrutta avvenimenti drammatici per fare delle sparate che più grosse davvero non si può.
Quando era europarlamentare eletto nella lista dell’Italia dei Valori (pur rivendicando la propria fede comunista), fecero scalpore le sue dichiarazioni a favore del movimento “No Tav”. In quel caso affermò che “la vera violenza è quella dello Stato che militarizza il territorio per realizzare un’opera inutile”. E non basta. Aggiunse che gli agguati a coloro che lavorano nel cantiere di Chiomonte possono anche essere visti come reazioni legittime alla violenza dello Stato e contro le scelte di un Parlamento non legittimo. Fioccarono denunce, ma senza conseguenze concrete.
Ora tocca a Gaza e al conflitto tra Israele e Hamas, tema prediletto dal filosofo. Già nel 2009 affermò che “bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam e portarli laggiù” (nella striscia di Gaza).
Accusato per questo di essere anti-semita, ha in seguito riposto che lui non lo è affatto. Caso mai accetta volentieri la qualifica di anti-israeliano. Il motivo? Eccolo subito spiegato: “Se mi chiedono se sono anti-semita, io rispondo che amo Karl Marx. Karl Marx era ebreo, allora non sono anti-semita. Io sono anti-israeliano, che è ben diverso”.
Ora, in una recente intervista a “La Zanzara”, Vattimo si è proprio lasciato andare senza remore. Israele, a suo avviso, è peggio di Hitler e “ci vorrebbero più morti israeliani”. E ancora: “Gli ebrei – non gli israeliani, lo fa notare il sottoscritto – stanno ripetendo l’Olocausto al rovescio, sterminando i palestinesi in tutti modi”.
Arriva in seguito l’invito a formare delle Brigate Internazionali come quelle della guerra civile in Spagna, ad aprire sottoscrizioni per acquistare armi davvero efficaci che i palestinesi possano usare, a distruggere (con cosa? Con missili più potenti dei Qassam?) il nucleare israeliano, e la definizione di Israele come “Stato canaglia”. E, per finire in bellezza, la frase a effetto: “Hamas ha dei razzetti del cazzo (sic), li vorrei solo comprare più efficaci”.
Si apprende inoltre che per Vattimo “Israele è uno Stato confessionale e quindi nazista, non vi è alcuna differenza tra Israele e Iran. Gli ebrei si nascondono ancora dietro la vergogna (un altro sic) dello sterminio subito e applicano agli altri gli stessi metodi”.
Un vero delirio, insomma. A chi conosce i suoi scritti sorge spontanea una domanda. Ma questo è lo stesso Vattimo teorico e profeta del “pensiero debole”, fondato su un’interpretazione dell’ermeneutica contemporanea in quanto contrapposta a forme del pensiero occidentale che egli giudicava un tempo troppo “forti” (incluso il marxismo che adesso dichiara di amare?). Ed è lo stesso pensatore che teorizzava una verità “adeguata alla dimensione umana”, la quale è necessariamente effimera e intessuta di errori? E’ colui che vedeva il pensiero debole quale chiave essenziale per democratizzare sul serio la società, favorendo il pluralismo, la tolleranza e – lo sottolineo – la diminuzione della violenza?
Qualcosa non funziona, mi sembra ovvio. E’ pur vero che Gianni Vattimo ha 78 anni ma, nella nostra epoca, abbiamo avuto pensatori lucidissimi ben oltre i 90: basti rammentare Karl Popper e Bertrand Russell. Qualcosa forse non va nella formazione giovanile del nostro autore.
Allievo del cattolico Luigi Pareyson, Vattimo si è poi fatto stregare dalle interpretazioni più estreme di Nietzsche e di Heidegger (alle quali ha fornito contributi). Mi sbaglierò, ma sento puzza di anti-semitismo reale nelle sue esternazioni, recenti e non. Ha tante lauree “honoris causa” conferite da atenei italiani e stranieri. Forse gli hanno dato alla testa, impedendogli l’uso corretto della ragione.
Featured image, René Magritte, Le chef d’oeuvre ou les mysterès de l’horizon (1955)