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Da Pato a El Shaarawy: le ragioni di cessioni giuste

Creato il 11 luglio 2015 da Aplusk

Da Pato a El Shaarawy: le ragioni di cessioni giustePrima di scrivere questo post, ho atteso di vedere, leggere, ascoltare gli umori su questa inaspettata cessione di Stephan El Shaarawy al Monaco, dopo 4 difficilissimi anni al Milan.


Un affare montato in segreto, non è filtrato praticamente nulla fino alla mezzanotte di venerdì 10 luglio, dopodiché è apparso tutto molto accelerato: accordo col giocatore, visite mediche fissate e ultimo giorno a Milanello del 22enne nel giro della nazionale di Conte.

Anni 22, questo è il punto che fa storcere il naso, fa pensare a potenzialità ancora inespresse che potrebbero palesarsi altrove, danno l'idea di un giocatore ancora non nel pieno della maturità; una cessione che fa pensare a un altro trasferimento eccellente avvenuto non più tardi di un paio d'anni fa, era il 3 gennaio del 2013, quando Alexandre Pato firmò per il Corinthians. Cifre molto simili, per El Shaarawy si parla di 2 milioni di prestito più altri 15 che il Monaco verserà nelle casse del Milan se scatterà l'obbligo di riscatto, automatico nel caso di raggiungimento quota 15 presenze in stagione.

Potenzialità e talento, gioventù, un valore di mercato che potrebbe schizzare alle stelle, tutto vero, ma anche diverse incognite rischiose. Come nel caso Pato, anche la cessione di El Shaarawy è una di quelle operazioni da "ora o mai più". E aggiungiamoci che, come Pato, il Faraone non ha mai mostrato di avere la granitica personalità del campione, quella che ha Ibrahimovic giusto per fare un esempio (a caso?), quella che permette ai giocatori di valore di affermarsi, e non crollare, una volta indossate maglie e divise pesanti. Non ce l'aveva Gilardino, e ricorderete come finì l'avventura in rossonero.

È la personalità, la mentalità fredda, il non sentire pressioni, il giocare da leader sapendo di dare l'esempio ai più deboli, che fa la differenza. In ogni sport, o quasi. Il talento è determinante, sia chiaro, ma senza il supporto del cervello questo è destinato a crollare come un vaso meraviglioso di coccio su una mensola montata male. Chiedete a Rosberg, che si scontra in Formula 1 con un talento fuori dal comune come quello del compagno "Luigino" - passatemela dai, fa davvero caldo a Milano in questi giorni - che in questa stagione mette regolarmente tra sé e il tedesco quei 2 decimi che vanno ogni volta a rimarcare la distanza: "Io sono un campione, tu un ottimo pilota".

E la crescita esponenziale della concorrenza nel reparto avanzato non avrebbe fatto il gioco di un calciatore troppo fragile, non solo dal punto di vista fisico; tra poco arrivo anche qui. Perché Carlos Bacca e Luis Adriano hanno dalla loro esperienza, attitudine ai grandi palcoscenici e capacità nel centrare gli obbiettivi; figuriamoci allora Ibrahimovic (Galliani ci proverà fino all'ultimo giorno di agosto), che sotto la gestione Allegri aveva abituato il pubblico di San Siro a plateali bacchettate indirizzate ai proprio colleghi, il suo arrivo avrebbe potuto distruggere le ultime sicurezze rimaste di El Shaarawy. Forse qualche indizio di cessione poteva essere carpito con un po' d'immaginazione e maggiore attenzione, nella conferenza d'iniziazione di quest'anno, quando si parlò dello strano ma affascinante progetto di arretrare El Shaarawy a metà campo. Era un'idea effettivamente anomala.

Pato, divenuto l'emblema della fragilità fisica più accentuata, da quando ha lasciato Milanello ha (ri)trovato la salute, ma non ancora la gloria. In quella circostanza ha avuto ragione la proprietà, che non sapeva più a quale santo votarsi per risolvere le infinite magagne del brasiliano. Idem con l'italiano di origini egiziane: 83 presenze e 21 gol in 4 anni, dal 2011 a oggi. Troppo poco. E allora, in questo caso, credo che la strada di un progetto fatto di giocatori pronti ed esperti, assieme ad alcuni più giovani e sul punto di spiccare il volo (anche su Romagnoli ci proveranno fino all'ultimo minuto), sia preferibile. A costo di qualche sacrificio iniziale.

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