POESIE DI FINE MONDO
(1988-2009)
Candelaria Romero
LietoColle, 2011
“Il viaggio non è iniziato
né il cammino concluso,
i saggi non hanno raggiunto l’esilio
né gli esiliati la saggezza”
Mahmud Darwish
A partire dal “Foglio bianco”, che l’autrice esorta a diventare “rete” (a trattenere e salvare), per “il salto mortale” (in una riuscitissima definizione di esistente)
ecco il “nero della gola” farsi nero di china che risale (la gola-china) di una parola in divenire, aprendosi, via via, al colore:
“blu di mare, “blu di Oland”, “Luce vestito giallo” , “rosso del dente”
per restituirne le tonalità fondamentali, declinate proprio nelle specificazioni (“di mare”, “di Oland”, “del dente” ecc..) che le rendono allo stesso tempo uniche e universali
così come uniche e universali sono le asserzioni dell’ottima “Trattamento per l’ovaio policistico”
(dove la femminilità risulta alle prese contemporaneamente con principi personali / attivi e relative indicazioni di diagnosi e di posologia, in un bel crescendo amaro d’ironia)
e uniche e universali le domande socio-esistenziali di diversi testi (quelle, ad es, in “A mio marito”)
per un colloquio, intimo, ma non egocentrico,
con l’io (l’ovaio, appunto),
con Dio (ma “senza chiamarlo per nome”)
con l’altro (chiamato non ad un mero riscontro -di fatto- ma ad un incontro, ad un movimento di riconoscimento e condivisione:
“se mi parli / cerca di respirare lentamente e poi /muori per favore /assieme a me.”)
Il tratto, dunque, saliente di queste poesie è, con poca o nessuna concessione al a virtuosismo, quello di un caleidoscopio che indirizzato sullo spettro del mondo, non solo lo frange nel qui ed ora “di circo” e di “giornata dei fuori luogo”, o anche lo inverte “come nell’antico carnevale “ perché “soffrono oggi quelli che ieri stavano bene”,
ma lo restituisce come “landscape e inscape” migrante e rilevante (così come “rivelante è la iuta che avvolge il piede”) della tensione etico-sociale di uno sguardo che, denunciando la spicciola autoreferenzialità esistenziale (“riconosco che non vuoi vedermi”) e la relativa claustrofobia (di aria che “diventa piccola”),
sa abbracciare ”l’Immigrata senza voto” / volto, “per quello che sono/per quello che tu non sei in me”.
In questo modo, se anche (spesso), “I colori non coincidono” e “Tra le fughe della tavolozza ci si perde”, proprio partendo da quel bianco iniziale, risulta possibile che nel bianco rete-rifrazione della pagina, rimanga il verso a testimone
e rimanga, a dispetto e in virtù della tentazione di “strappare gli schizzi”, come “un antico diritto dipinto a mano” (giusto per declinare mediante una bellissima immagine la necessità etica della scrittura, utilizzando in positivo quello che è invece, nel contesto della poesia “La Colf”, un verso efficace e molto riuscito di denuncia).
Questo, infine, in sostanza:
ogni istantanea di questo paesaggio migrante è colta come movimento di uno sbarco (all’occhio-alla sensibilità non solo lirica, ma in toto, dell’autore), “scarto”- scatto da immortalare, per sopperire, più che alle “dimenticanze del cielo”
(ché, per forza di cose, con un Dio che a volte tace a volte risponde, rimangono inevase diverse domande)
alle negligenze e intolleranze dell’umano, tanto più quando proclama “importante è schivare pozzanghere/evitare lo sporco del mondo”.
Qui, lo sporco, il nero dei versi, il male, ma anche il colore, la tensione oltre, appunto.
Nel circo del mondo
China nera
unisci terra e cielo all’orizzonte
Foglio bianco
sii rete
accogli il salto mortale.
Ricordi
No! Si!
Vorrei tanto!
Ma oggi le parole non escono
Nonostante i ricordi
Luce vestito giallo – blu di Oland
E tutte le foglie lentamente attaccate al mio abito svedese.
A mio marito
quando parli della morte
di che morte parli?
della morte dell’amore
della fame di che fame di cosa?
del freddo nelle ossa nel cuore?
dell’esplosione nel ventre del nero della gola?
del rosso del dente?
e poi dove sei che non ci sei mentre muoio?
E poi
quando parli
se mi parli
cerca di respirare lentamente e poi
muori per favore
assieme a me.
Trattamento per l’ovaio policistico
Oggi potrei morire. Pancia dura, spalle strette al collo.
Rubus Idaeus; contro la ritenzione idrica, tensione mammaria, irritabilità..
No, oggi forse non morirò, ma come Crono mangerò vivi i miei figli.
Humulus Luppulus; sedativa sul sistema nervoso.
O forse oggi non ucciderò nessuno ma soffocherò tutto il fuoco dentro.
Staphysagria; per paziente frustrata con idee sessuali ossessive.
O forse oggi non succederà proprio niente .
Agnocasto; per la sindrome premestruale
Lascerò libero un posto al manicomio
un altro dietro le sbarre ed un prete senza messa funeraria da celebrare.
Ma so per certo che non c’è bosco che possa ardere per me.
landscape e inscape a Mia, amica migrante
Un paesaggio fuori ed un’altro dentro
I colori non coincidono
Tra le fughe della tavolozza ci si perde
l’aria diventa piccola
risposte stringono.
Raccogliamo cartoline turistiche
viaggi del non ritorno.
La Colf
corteo studentesco blocca il traffico
manifestanti sbandierano a ritmo di musica ska
dalle finestre della CGIL sindacalisti piangono.
Dentro attillati pantaloni tigrati
la colf attraversa la strada
arriccia il naso scuro
impreca in swahili
arriverà tardi dal padrone.
Antichi diritti dipinti a mano
Immigrata senza voto
Mi aggiro rotonda
nella città quadrata
spigoli arrestano il fiato
riconosco che non vuoi vedermi
non vuoi baciarmi
no mirarme no besarme
invece baciami
besame mucho
per quello che sono
per quello che tu non sei in me.
giornata dei fuori luogo
soffrono oggi quelli che ieri stavano bene
come nell’antico carnevale s’invertono le parti
ciò che usciva sconnesso
oggi danza composto.
La matta del panificio sorride prontamente
sa cosa voglio
sicura mi augura buon pomeriggio
ringrazio perplessa e felice
oggi è il nostro giorno.
[questa mia lettura, con altre poesie, in un post (23 maggio 2010) sul sito PoesiaPresente a cura di Mario Bertasa]
Candelaria Romero Nata nel 1973 a San Miguel de Tucuman (Argentina) da genitori scrittori. All’età di sette anni inizia la sua formazione artistica seguendo tra i tanti studi i laboratori T.E.A. (Taller de Esperimentaciòn Artìstica) a Stoccolma (Svezia) diplomandosi nel 1991 presso il Ginnasio d’Arte Drammatica di Stoccolma.
Dal 1992 risiede a Bergamo. Produce e presenta in giro per l’Italia “Hijos”, monologo teatrale sulla migrazione, “BAMBOLE”, spettacolo sulla violenza di genere ( i due patrocinati da Amnesty International) e “Pachamama – storia di una Madre Terra molto arrabbiata” spettacolo sull’ambiente e i diritti dei popoli indigeni patrocinato da SURVIVAL ITALIA..
Co – fondatrice della rivista web di letteratura della migrazione El Ghibli (www.el-ghibli.provincia.bologna.itwww.el-ghibli.provincia.bologna.it ) è inclusa nelle antologie “Ai confini del verso – poesia della migrazione in italiano” a cura di Mia Lecomte, Le Lettere (2006) e “A New Map. The Poetry of Migrant Writers in Italy” Green Integer (2007). Partecipa come poeta al Parma Poesia Festival – Per Altri Versi (2007).
Pubblica su La Mosca di Milano – intrecci di poesia, arte e filosofia (Numero 16, maggio 2007), su Dedalus rivista di scienza, filosofia e cultura” (anno 3, numero 5). Presso la quarta edizione del Premio popoli in cammino, istituito dal Sistema feste de l’Unità (Bologna) settembre 2007 viene segnalata la sua raccolta inedita di poesie “sos –poesie di emergenza” e presso l’edizione anno 2008 (Firenze) segnalazione per la raccolta poetica “Disegnavo bambini giocando con me – l’immigrazione spiegata agli adolescenti”.
Riceve il premio della critica per la poesia “Madri di Plaza de Mayo” presso il XII Concorso Internazionale di Poesia “Il Saggio – Città di Eboli” 2008. Collabora con il CEM (Centro Educazione alla Mondialità) di Brescia partecipando come docente presso i convegni di Viterbo e di San Marino (2006/2008/2009).
E’ stata invitata come relatrice in vari convegni nazionali ed internazionali come “Trasguardi” a Lugano, “Letterature Bicolori” Torino, “A scuola nessuno è straniero” Firenze “Da figli di immigrati a cittadini – il tempo dell’inclusione” Milano.
Ha partecipato con l’ opera teatrale “Bambole” al convegno internazionale MeltingBox di Torino I Edizione.
Nel dicembre 2008 vince il premio nazionale Bianca Maria Pirazzoli come migliore attrice.