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Da “scopiamo?” a “skypiamo?”

Creato il 24 dicembre 2010 da Anellidifum0

Sì sì, insomma, è un classico, e lei c’ha già fatto un blog e una rubrica di successo su. Ma è proprio vero che uomini e donne sono fatti per parlarsi, parlarsi, parlarsi e non capirsi. Quando ti capita poi di dover passare parte delle festilenze a distanza, subentra il danno che crea la comunicazione in videoconferenza. Non ho bisogno di dirvi quanto sia negativo passare dallo “scopiamo?” allo “skypiamo?”

Vi sarà capitato, nel vostro rapporto di coppia momentaneamente a distanza, di aver detto una frase sbagliata. Niente di gravissimo, ma qualcosa di sbagliato. Lì per lì la dici, non te ne rendi conto, lei si offende, tu chiedi spiegazioni e poniamo il caso fortunato in cui lei te le dà. Qui possono succedere quattro cose:

a) hai le spiegazioni del perché lei s’è arrabbiata, ma non capisci e pensi di avere ancora ragione;

b) hai le spiegazioni del perché lei s’è arrabbiata, capisci, e pensi di avere ancora ragione;

c) hai le spiegazioni del perché lei s’è arrabbiata, capisci, e pensi che sì tutto sommato ha ragione lei, ma non lo vuoi ammettere subito;

d) hai le spiegazioni del perché lei s’è arrabbiata, capisci, e pensi che sì tutto sommato ha ragione lei, e hai la prontezza critica di ammettere subito che in effetti hai detto una smarronata e le chiedi scusa.

Nel caso a), comune a moltissimi uomini, non c’è molto da fare. Probabilmente l’esemplare maschile corrisponde al modello “maschio da monta” e la maggior parte dei ragionamenti che esondano dal concetto “io dentro tu intorno” non sono coglibili. Quindi, o care donne, lasciate ogni speranza o voi che fate entrare. Ma saprete consolarvi in altro modo.

Nel caso b), comune a moltissimi uomini tra quei non molti che comprendono quando gli si parla, è prodromico a lite di lunga durata, e tanti tanti auguri.

Nel caso c), comune a moltissimi bambini, urge guardare la data di nascita sulla patente del vostro compagno, sempre che abbia raggiunto l’età per avercela.

Nel caso d), care ragazze e signore, complimenti vivissimi: avete scelto un raro esemplare di homo sapiens sapiens, anche del modello XXI secolo, che ammette di avere torto quando ha torto. Se poi è anche del Toro, significa proprio che siete dinanzi a un miracolo della natura, per cui tenetevelo stretto e poi non dimenticate di farvi i complimenti allo specchio. Siamo onesti: quando vi ricapita di incontrare un uomo così?

Naturalmente, certe donne, anche quando si accompagnano a uomini del tipo d), non possono mica essere contente, invece. Perché le parole – che per gli uomini hanno un senso del tipo: “Se mi chiedi scusa per aver detto una cosa sbagliata senza volere, è come se non avessi detto la cosa sbagliata. Si cancella tutto e via, verso nuove avventure” – per queste donne no. Loro, “hanno bisogno di tempo” per poter uscire dal mood incazzoso e incazzato. Le tue parole non sono mica abbastanza. O meglio: sono abbastanza per farle incazzare, ma non abbastanza per chiedere scusa ed essere perdonato. Allora che fa un maschio democratico di tipo d)? Beh, che domande, dà tempo. E se dopo 12 ore l’incazzatura non è ancora svanita? Comincia a incazzarsi anche lui. Perché buoni e calmi e ragionevoli sì, ma tappetini no, sennò che ci facciamo col testosterone? Allora, davanti alle tue rimostranze: “Ma sei ancora incazzata per la mia frase sbagliata di 12 ore fa, per la quale ti ho detto che avevi ragione tu e chiesto scusa dopo tre minuti?” Lei ti reitera, appunto: “Sì, non è che le scuse cancellano ciò che hai detto”.

Ora, intendiamoci: non è che tu con la tua frase sbagliata le hai insultato la mamma e la nonna fino alla sesta generazione, eh. Hai solo espresso un pacato dubbio riguardo a un suo ex, che con lei c’aveva provato quando già stavate assieme, che lei aveva giustamente sfanculato dietro tua saggia alzata di sopracciglio, e ora lui appare colto da serissima condizione di salute. Conoscendo le mille risorse degli uomini rigettati – perché ne hai fatto parte anche tu almeno una volta – l’ipotesi di architettare una cornice “fine-di-vita” pur di rivedere colei che t’ha detto no, non è del tutto folle. Poi però ti sei reso conto subito che la cosa è un po’ estrema, e che in fondo il tuo pensiero è un po’ troppo maligno, e di qui le tue scuse. Che non bastano mica, ah no. Quindi lei ti comunica che vuole fargli visita, e tu consideri che tutto sommato è il comportamento giusto, quello “umanitario”, ma non è che proprio fai i salti di gioia per questa decisione. E non perché non ti fidi di lei – ché di lei ti fidi ciecamente – è che non ti fidi di lui. Lei apprezza la tua approvazione, ma getta la cosa nel cestino delle questioni scontate nel giro di secondi tre esatti. E torna a essere arrabbiata per la tua frase primordiale. Tu a questo punto le dici: “Beh quando ti è passata, chiamami”. E sei così conscio di aver detto per la seconda volta una frase sbagliata. Che lei puntualmente ti fa notare, dicendo che se tu ti chiudi, lei si chiuderà ancor di più, così rimani al videotelefono con la stessa voglia di starci che hai di passare il natale con i tre simpatici nipoti adulti che non sono venuti alla presentazione del tuo libro, nonostante tu glielo abbia proprio chiesto, per una volta.

Io le adoro, le festilenze.


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