La spina che offende l’ingranaggio
disturba
le frequenze casuali dei sogni
a tenerci svegli
nelle albe che impiombano le carni.
Stancarsi fedelmente
per un riposo che duri
nei lemmi che si sgranano
per infanzie d’intimità.
03/06/2015
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sospeso, tra un vagone e l’altro del tempo
osservo, l’aggirarsi vano dello sguardo sul vetro
di un me che vorrebbe fermarlo, il tempo:
allontanare sempre di un passo la meta
per ogni metro che avanzo sul sentiero di vita:
trastullo mi oscillo sulla cima del mondo:
– stetoscopio che ausculta il sole – tutto l’arco del cielo.
22/05/2015
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Corrono tempi che danno il malanimo
quando l’economia costringe agli addii
e si tirano sospiri di sollievo
agli scioperi revocati.
Dove si nasce, isole d’esilio
tornare è pena.
Si scende dai palcoscenici famosi
stornando gli scontrini a saldo
negativo del cuore.
10/06/2015
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Blues delle rapine in villa
Pensai che ci fosse un codice d’onore
quando mi accorsi che l’unica villa non toccata dai ladri
era quella del bimbo che stava male,
quello che forse non avrebbe mai gioito del sole.
Ma stavano bene di soldi, forse i più ricchi.
Le amiche di mamma ci facevano caso,
e spesso sputacchiavano veleno anche per il chiasso:
“Tre auto, il giardino curato e tutte le comodità”
dicevano … una specie di scala mobile per la salvezza.
Se c’è un minimo di antinomia anche nella miseria
nei codici che non salvano l’apparenza
perché apparenza non c’è:
a Milano si sente il dialetto solo dietro i banchi delle mense:
tra i fumi degli oli e le radure infinite di spatole sporche
che a lavarle ci si spacca le mani di morsicature gelate.
06/09/2015
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Poesia infantile della pioggia
Ci vuole che nella vita ci serve
un impermeabile bello spesso e resistente
e dentro un’inesauribile autarchia
da far invidia al sole.
16/09/2015