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Il giorno prima ero a Malabo, la capitale della Guinea Equatoriale. Il sole era oscurato da una spessa coltre di nuvole, la temperatura vicino ai 35 gradi, si sudava anche solo a respirare. Al centro dell'isola una montagna coperta di verde, alberi centenari, scimmie, foresta selvaggia. Il mare era grigio, calmo. La gente camminava senza fretta sulle strade larghe e perfettamente asfaltate della città (la Guinea Equatoriale è il terzo produttore di petrolio dell'Africa sub-sahariana).
Il giorno dopo ero nel cantone di Schwyz, quello che ha dato il nome alla Svizzera. Alle sei di mattina c'erano già delle macchine nel piccolo parcheggio ai piedi del Glatt. La giornata era tersa, il cielo si schiariva poco a poco lasciando solo una coperta di blu. La neve era croccante sotto gli sci, la crosta di rigelo si stava leggermente scaldando mentre il sole si muoveva lentamente verso sud, di fronte a noi. Una volta in cima, un mare bianco di neve.