25 agosto 2011
E’ passato tanto da quando ho potuto scrivere le ultime novità della rivoluzione. M’ingoiano tutti i lavori che faccio per poterci tornare dentro.
Nel frattempo ho raccolto stralci al riguardo che m’ispiravano, come questo, che anche se parla dell’Italia riguarda universalmente le sensazioni che si provano durante ogni rivoluzione: “Ogni generazione di giovani che si trova a vivere una forma di contestazione, la più recente quella operaia e universitaria del 2010-2011, sperimenta infatti un’educazione accelerata e durevole sentendo sulla propria pelle la forza della massa di individui che manifestano coerentemente e pacificamente, constatando le deformazioni nel racconto dei fatti operate dai mezzi di comunicazione, vedendo all’opera i meccanismi dell’organizzazione – embrionale o avanzata – che mette in moto le cose, chiama a raccolta, stabilisce i tempi e si premunisce contro provocatori e polizia.
Poi, certo, quasi sempre segue un riflusso di idee e di energie, perché questa è la struttura tipica delle avanzate rivoluzionarie quando non implicano una presa del Palazzo, ma intanto quell’esperienza rimane nelle menti, si è imparato qualcosa di prezioso. ” (Da La Gru – Portale di poesia e di realtà).
In questa estate calda sono successe tante cose. La Libia si sta liberando dei suoi mostri; Israele ha ucciso cinque soldati egiziani e l’altra notte attaccava Gaza approfittando del fatto che tutti gli occhi del mondo erano puntati sulla “presa della Bastiglia” di Gheddafi (alle 2,30 non riuscivo ancora a staccarmi dai social); centinaia di egiziani manifestano ad oltranza davanti all’Ambasciata israeliana al Cairo – con Israele che se ne stupisce; un giovane egiziano, Ahmed Al Shahat, ha avuto il coraggio su salire esternamente fino in cima all’Ambasciata israeliana (22 piani…), estrarre la bandiera di Israele ed esibire al suo posto quella egiziana (il filmino qui) – altro gesto eroico/fantasioso della lunga serie che ha costellato la rivoluzione di questo popolo creativo, pratico, ironico e incredibilmente inventivo. Le elezioni in Egitto sono state spostate a novembre (era impossibile pensare di riuscire a realizzarle prima); Mubarak e figli sono stati finalmente esibiti dietro le sbarre al processo, seguito in tutto l’Egitto in diretta TV (udienza rinviata a settembre); la crisi economica mondiale preoccupa e insieme crea possibilità di cambiamento, di rivolta, di ribaltamento di un ordine sbagliato. Un mostro in Norvegia ha ucciso decine di giovani credendo di purificare il mondo, dopo una preparazione di quasi un decennio – si è fatto riconoscere come estremista cristiano e di destra ma il quotidiano Libero aveva già titolato la sua prima pagina attribuendo l’attentato ad Al Qaeda e a fantomatici “islamici”, non potendo aspettare la verità. Il Giornale, con un articolo firmato Gian Micalessin, ha fatto ridere di gusto tutto l’Egitto e gli italiani là residenti parlando di una (anche qui fantomatica) Sharm El Sheikh finita nelle mani di Al Qaeda. Pare proprio che certe testate simpatizzino per questa organizzazione: non possono fare a meno di nominarla, pubblicizzarla, evocarla (attentato di Dahab incluso, ad opera dell’ex Rais = Governo egiziano). Per fortuna Michele Giorgio dal Cairo gli ha risposto a tono. La stessa estate, nessuno ha parlato della “rivoluzione islandese“. Intanto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si sta per riunire di nuovo per discutere la dichiarazione d’indipendenza della Palestina, che si candida a diventare il 194° stato nel mondo (a questo link puoi firmare per sostenerla).
Certamente avrò dimenticato fuori eventi importantissimi dal mio elenco scritto d’istinto, sotto forma di brain-storming. Ma almeno qui dentro posso far contare il cuore, non il numero. Le sensazioni di chi legge, non quanto denaro possiede o che professione svolge. Qui contano i “pochi ma buoni”, non le masse in cerca di un capo purché sia. Quelli che pensano con la loro testa. E soprattutto, nel giornalismo non filtrato dei blogger conta la verità, non la vendita.