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Da Vinci’s Demons – 2° episodio [recensione]

Creato il 30 aprile 2013 da Elgraeco @HellGraeco

Da Vinci's Demons

Ieri sera, secondo episodio di Da Vinci’s Demons. Mi è piaciuto? Sicuramente una puntata che mette in moto gli eventi e non te li fa sospirare troppo a lungo, i personaggi poi sono sempre gradevoli. Perfino i cattivi – anche se non arrivano ancora a farsi odiare – sono tratteggiati in modo da suggerire una profondità che deve svelarsi, ma che è già accennata. Nell’insieme è una serie di puro intrattenimento che – come vi ricordo – non ha nessuna pretesa di ricostruzione storica, perciò vi potete mettere comodi e godervi un bel fantasy rinascimentale, che suonerà strano ma funziona.

Attenzione, che da qui in avanti si parla diffusamente della trama, quindi SPOILERS eccetera eccetera.

Leonardo è sempre sbruffone, sicuro di sé e impegnato a ronzare attorno a Lucrezia Donati, amante di Lorenzo Medici. Lei però fa il doppio gioco e passa informazioni a Roma, con la quale è guerra fredda che già si riscalda. Da Vinci infatti costruisce un’arma che purtroppo esplode miseramente alla presentazione, ma Lorenzo gli dà tempo e soldi affinché rimedi, altrimenti farà compagnia ai danteschi panni in Arno.
Il volto col quale la Santa Sede si presenta a Firenze è quello del Conte Riario, nipote di Papa Sisto IV e “cattivo” dai modi cortesi ma decisi. Fa catturare Nico, lo tortura e costringe a rivelare i piani di Leonardo, che nel frattempo ha riesumato il cadavere dell’ebreo impiccato nel primo episodio e nel cui corpo trova una chiave che a sua volta lo conduce – indizio dopo indizio alla Scooby Gang – a un libro, un testo ebraico sulle origini del mondo che nasconde una mappa per un luogo sconosciuto ma che noi conosciamo bene, il Sud America. Cosa per altro intuibile dalla presenza nella statua del Culto di Mitra di una piccola Ruota del Sole Azteca. Se non che, gli aztechi stavano in Messico, che è nella parte inferiore dell’America del Nord o America Centrale, ma va beh. Intanto Nico, dopo aver detto a Riario della chiave (ma non del libro, di cui non sapeva ancora nulla) li conduce nel laboratorio di Leonardo, dove fa esplodere la cassa e riesce a tornare dai suoi compagni. Intrigo dopo intrigo e schermaglia dopo schermaglia, Leonardo si ritrova faccia a faccia con Riario. Da una collina lì accanto, Lorenzo e i suoi assistono alla scena attirati non ricordo bene come dallo stesso Leonardo.

Count-Riario_2

Quello che inizialmente sembra un volta gabbana di Da Vinci, si rivela essere – ma guarda un po’ – una trovata per sconfiggere i romani e mostrare a Lorenzo la sua fedeltà e il successo della nuova arma (aggiustata presumo nel tempo libero racimolato negli spazi pubblicitari durante l’episodio), infatti con questa li abbatte quasi tutti tranne Riario e un paio di uomini fidati, tra cui Lupo Mercuri.

Leonardo, apparentemente, trionfa. Ha dimostrato la sua fedeltà a Firenze, ha ultimato l’arma e sconfitto i romani, Riario è senza uomini e tutti sono felici e contenti. Tuttavia, nell’ultima scena, il Conte si rivela essere tranquillo per quanto riguarda i fini ultimi di Da Vinci e la sua ricerca del Libro delle Lamine, visto che la chiave che possiede è solo una metà di quella vera, mentre l’altra – ma guarda un po’ (e due) – è appesa al suo nobile collo.

In conclusione: anche se continuo a essere incuriosito e piacevolmente intrattenuto dalla serie, in questo episodio ho notato un paio di cose che non ho potuto fare a meno di sottolineare con un po’ di sarcasmo. Nell’economia generale non sono una catastrofe né un impedimento, ma ammetto di aver storto il naso o piuttosto scosso le spalle una volta o due. Di nuovo, si tratta di un fantasy storico e quindi aspettarsi una correttezza scientifica sarebbe assurdo, perciò non prendete i miei commenti per una bocciatura ma per una sottolineatura alla “dai ragazzi, qui si poteva fare meglio”, e nient’altro.


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