Avete presente quella trasmissione di intrattenimento che va in onda dopo il Tg1 delle 20? Quella sorta di riempitivo che hanno targato con una canzone dei Trio del 1982? Ecco, appunto, DaDaDa…nuova versione di SuperVarietà. Mia figlia (età otto anni) mi costringe a vederla tutte le sere. Prima si sciroppa con estrema attenzione il telegiornale (cosa preoccupante e deleteria…Deleteria per la sottoscritta che viene inondata da uno tsunami di perchè e da domande a saltare del tipo: “mamma, che cosa sono i protozoi?) poi, non appena inizia l’amarcord dell’intermezzo, comincia a chiedermi conto e ragione delle date. Sì, perchè ogni video-frammento (pescato nell’archivio di mamma Rai) contiene le date di messa in onda delle varie Canzonissima, Fantastico (da 1 a 100 mila), Gian Burrasca e via dicendo. E qui comincia la matematica dei ricordi. “Mamma quanti anni avevi nel 1961?” “…Non ero nata, amore mio”, “Mamma, e nel 1969? Ma questa trasmissione è proprio antica, guarda è in bianco e nero!” E io sono lì, inebetita davanti alla tv che mi faccio dare dell’antica da uno scricciolo di 8 anni e mi sento un fossile del paleolitico. Diciamolo pure, quei 20 minuti circa di immagini mi lasciano più acciaccata di una seduta di workout in palestra. Eppure, a volte, mi appassiono anch’io. Tutte quelle trasmissioni legate alla mia infanzia, quei visi a me cari e indimenticabili che ricorderò sempre e soltanto con tutti i toni del grigio, del bianco e del nero.
E poi, un solo interrogativo: ma che fine ha fatto Monica Vitti?