Posted 30 novembre 2012 in Al Femminile, Daghestan, Slider with 0 Comments
di Giovanni Bensi
DA MOSCA – Abbiamo visto come l’usanza della poligamia, vietata dalle leggi civili in Daghestan, ma ampiamente praticata nelle società, condizioni in modo spesso assai negativo la vita delle donne in questa che è la repubblica più islamizzata della Russia.
Ma che cosa ne pensa la “Chiesa”, cioè l’islam organizzato e guidato dalla locale Nezaret (o “Direzione spirituale”) a capo della quale si trova il mufti Ahmad-haji Abdulaev? Lo ricaviamo da una khutba (omelia) di un autorevole imam, un’omelia che citeremo ampiamente perché è anche un esempio di omiletica islamica di cui non è facile avere una documentazione in Occidente. L’imam in questione è Muhammadrasul-haji Saaduev, rettore (o meglio, imam-khatib, imam autorizzato a tenere la khutba) della Markazi Jum’a Masjid, cioè la “Moschea Centrale dell’Assemblea”, dove si svolge la preghiera comune del venerdì (jum’a “venerdì” e “assemblea”) vale a dire, secondo la nostra terminologia, la “cattedrale” di Makhačkala, la capitale del Daghestan.
Ecco qual è la concezione dell’imam circa la donna, la famiglia, il matrimonio e la poligamia. “Non si deve – afferma Saaduev in una recente omelia – rinviare il matrimonio fino al momento in cui si è accumulata una considerevole ricchezza, o aspettare fino a quando si potrà costruire o comperare una casa. Molti non si sposano finché non diverranno ricchi e nello stesso tempo praticano la fornicazione. Vi sono anche molti uomini sposati che non disdegnano di compiere questo terribile peccato. Non fornicate, createvi una famiglia, ci si può sposare una seconda, una terza ed una quarta volta. L’attuale situazione e la diffusione dell’immoralità nella società possono essere cambiate solo con la poligamia”, almeno secondo la ricetta di Muhammadrasul-haji Saaduev.
“Voi vi sposate e le vostre mogli vi porteranno ricchezza, dice un hadith del Profeta (pace a lui). Non vi è nulla di terribile nel fatto che non abbiate una casa e dei mobili propri. Allah senza dubbio vi aiuterà. L’Altissimo (Allah-Ta’ala) si è impegnato con se stesso ad assicurare l’agiatezza materiale a chi si sposa in suo nome. L’importante è che l’uomo sia in buona salute, responsabile e timorato di Dio, per cui non è indispensabile avere un appartamento di proprietà, è sufficiente anche affittare un alloggio per alcuni mesi. È importante sperare in Allah ed egli senza dubbio aiuterà e difenderà una tale famiglia. Giovani, affrettatevi a contrarre matrimonio. Solo in questo modo potremo risolvere il problema della fornicazione, il problema dei figli illegittimi. Occorre difendere la propria castità e difendersi dal fuoco del Giorno del Giudizio (Yawm ad-Din)”.
Dunque, questa è la posizione dell’islam “ortodosso” (e non solo in Daghestan): uomini, sposatevi presto, anche senza arte né parte, prendetevi quattro mogli, come prevede il Corano, e non preoccupatevi se non riuscirete a mantenere loro e i loro figli. Anzi, saranno “le vostre mogli” che “vi porteranno ricchezza”, cioè lavoreranno per voi. Allah-Ta’ala penserà a tutto. L’importante è “non fornicare”. Nelle condizioni attuali, grazie anche ai consigli di Muhammadrasul-haji Saaduev e di decine di altri imam, in Daghestan si nota sempre più la crisi della famiglia come istituto sociale, e la via d’uscita da questo stato di cose appare sempre più incerta e nebulosa.
Le cause di questa crisi dipendono solo in parte dalla pesante situazione economico-sociale, ma hanno cause più profonde, di carattere etico spirituale e culturale, fra le quali si deve annoverare l’atteggiamento dell’islam ufficiale (Saaduev, come il suo superiore diretto, il mufti Abdulaev, non è un wahhabita o un salafita). I daghestani, per esempio, si stanno gradualmente allontanando da alcune norme di vita sociale tradizionalmente praticate. Per esempio i matrimoni interetnici (del resto inevitabili in un paese che ospita una dozzina di nazionalità) in passato si consideravano come un fenomeno del tutto normale, mentre oggi circa il 20% dei giovani è categoricamente contrario.
È ormai considerata una tendenza costante che le madri sole (vedove, divorziate o abbandonate dai mariti) migrino dai villaggi nelle città alla ricerca di possibilità di mantenere la famiglia. Ma la maggioranza di esse presto si trova in una situazione disperata. E in generale, la pesante realtà economico-sociale del Daghestan finisce per gravare sulle spalle delle donne. Particolarmente difficile è la situazione femminile nelle regioni montane. L’incidenza del lavoro manuale è qui molto elevata e spesso questo lavoro è estremamente faticoso. Una donna che trasporta su di sé un’enorme balla di fieno o una grossa fascina di legna è un dettaglio consueto del paesaggio quotidiano in questi luoghi. Invece una donna al volante di un’auto o di un trattore, o impegnata a far funzionare una qualsiasi macchina è uno spettacolo straordinariamente raro. È molto basso il numero di donne in posizioni di comando, anche ai livelli più bassi. I tentativi di risolvere i problemi economici delle campagne incoraggiando la piccola imprenditorialità finora non hanno dato successi apprezzabili, e le donne in queste piccole imprese sono presenti di regola solo in qualità di forza-lavoro a buon mercato.
Vedremo in un prossimo articolo come la pesante condizione femminile si rifletta negativamente sull’andamento dei processi demografici in Daghestan e come questo a sua volta si trasformi in un’ulteriore fattore di rischio per la regione.