dagli al redneck!

Creato il 03 febbraio 2012 da Omar
Era possibile declinare in chiave ancora originale la figura dell'«hillbilly» (o del «redneck», o bifolco campagnolo che dir si voglia) dopo la serqua sterminata di slasher-rurali visti al cinema nell'ultimo ventennio (o trentennio, se si considera Deliverance come il capostipite del filone)? Evidentemente sì, e a farlo in maniera convincente è stato quest'anno un regista americano al suo esordio: stiamo parlando di Eli Craig col suo Tucker and Dale vs Evil. La storia inizia alla maniera di millemila altri lungometraggi simili, con un branco di collegiali decerebrati che si prende una pausa dagli studi per passare un weekend nei boschi e lì entrare in contatto con dei montanari inquietanti, buzzurri e rognosi come non mai. Il regista conosce però gli stereotipi del genere e invece di regalarci l'ennesima famiglia di serial-killers dediti al cannibalismo tra i rottami, piazza la  bomba che muta la prospettiva: i protagonisti sono proprio loro, la coppia di bifolchi che scopriamo buoni come il pane e intenti solo a passare un periodo di tranquilla villeggiatura nella loro cascina: i ragazzi, con un'ottusità infarcita di pregiudizi che risulta davvero irritante, equivocheranno ogni loro mossa finendo per trasformare la vacanza in una carneficina. Craig conosce il potenziale dei cliché cinematografici e lo sfrutta a dovere, giocando qui a divertire per contrasto: sono i ragazzi il problema, e non c'è verso di farli ragionare!
Il risultato è una horror-comedy davvero spassosa, carica di trovate argute e farsesche (impossibile non ridere davanti alla sequenza della motosega alla Leatherface) che rendono omaggio a pellicole cult come Evil Dead o a classici come Non aprite quella porta. Il ritmo, tra l'altro, tiene molto bene (forse si affloscia giusto un filo alla fine, quando si prende un po’ troppo sul serio) e Tyler Labine e Alan Tudyk (entrambi volti ben noti agli appassionati di serie tv) sono molto simpatici, anche se a carpire l'ammirazione dello spettatore maschio sono soprattutto le forme di Katrina Bowden (Cerie di 30 Rock). Il merito principale del regista, che ha scritto il film insieme a Morgan Jurgenson, è quello di essere stato in grado di far convivere i toni della commedia all’interno dell’horror senza snaturarne i cardini, in un gioco che non si perita di ricorrere qua e là ad abbondanti dosi di sangue in CGI: una delizia per gli appassionati capace di far sganasciare anche i non avvezzi. Insomma, film riuscito, e applausi per la voglia di giocare coi generi.

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