Tra i promotori del Convegno Internazionale “i 100 laghi del Salento leccese” c’è l’Associazione dottori in scienze agrarie e forestali di Lecce (ADAF Lecce) abbiamo intervistato Antonio Bruno presidente di questa Associazione e per farlo siamo andati a trovarlo nel cinquecentesco convento dei cappuccini sede dell’Associazione presso l’Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Presta” a Lecce in via San Pietro in Lama.
Presidente Bruno perché l’Adaf ha deciso di promuovere questo Convegno Internazionale che si terrà nella sala del Trono del Palazzo dei Principi Gallone a Tricase il 3 giugno 2011?
L'Adaf di Lecce che è un libero organismo apartitico ch e non persegue fini di lucro; è socio della Federazione Italiana Dottori in Agraria e forestali FIDAF, fondata a Roma il 17 novembre del 1944 ed è l’organizzazione di rappresentanza di tutti i laureati delle Facoltà di Agraria della Provincia di Lecce ha come suoi scopi la tutela morale, professionale e sindacale della categoria e come compiti principali l’aggiornamento professionale e culturale e la realizzazione di servizi per i suoi soci. Siccome il Convegno ha come tema il problema della gestione idrica che è stato elevato a problema umanitario nei “Millennium Goals” ovvero gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG, o più semplicemente Obiettivi del Millennio) delle Nazioni Unite che sono otto obiettivi che tutti i 191 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere per l'anno 2015 e siccome la maggior parte dell’acqua è utilizzata dall’ agricoltura, la nostra Associazione dei laureati della Facoltà di Agraria ha ritenuto fosse importante promuovere, organizzare e sostenere questo Convegno.
Ma qual è il problema dell’acqua?
Ci sono problemi di quantità ed di equità di accesso, ma c’è anche il problema della qualità delle fonti, quest’ultimo è l’elemento che mina il benessere e la stessa sopravvivenza delle comunità interessate da problemi relativi all’accesso all’acqua.
Ma dove c’è il problema?
Il problema è particolarmente sofferto nell’ambiente del Salento leccese che è tra gli ambienti semi-aridi, inserito nella regione mediterranea. Il Salento leccese è tra i territori del Mediterraneo uno deii maggiori consumatori di risorse idriche della Comunità Europea, soprattutto per usi agricoli, anche a causa della pressione demografica che soprattutto nei mesi estivi è relativamente elevata lungo le coste.
Insomma presidente il problema è che si consuma troppa acqua?
I modelli di consumo attuale non sono sostenibili per il futuro, soprattutto nella nostra situazione territoriale che vede ancora molto importante l’agricoltura fortissima consumatrice di acqua. Nella regione Puglia ci sono 352.510 aziende agricole, pari al 13,59% delle aziende agricole presenti in tutta Italia e per questo motivo è la seconda a livello nazionale come numero di aziende agricole (preceduta soltanto dalla Sicilia). Dobbiamo elaborare un uso sostenibile della risorsa acqua così come hanno fatto i settori industriali e domestici che sembrano avere già elaborato usi più efficienti della risorsa idrica.
E come si dovrebbe usare l’acqua in agricoltura?
Con 1.200 metri cubi di consumi l’anno pro capite, l’Italia è prima in Europa e terza nel mondo per il consumo d’acqua. Occorrono quindi nuove strategie per gestire questa preziosa risorsa in modo etico e sostenibile, favorendone un utilizzo con il massimo risparmio. La pratica del riuso di acque reflue in agricoltura rappresenta un segmento fondamentale nelle politiche di risparmio idrico. Le complessità tecnico gestionali ed economiche ritardano l’implementazione in piena scala della pratica del riutilizzo. Nel Salento leccese vi è carenza di risorse idriche convenzionali. Tutti sappiamo che non ci sono le risorse idriche superficiali, come i fiumi e i laghi a causa della natura geomorfologica e carsica del territorio.
Le risorse idriche sotterranee, sono invece abbondanti ma risultano a rischio desertificazione perché potrebbero divenire non utilizzabili per l’elevato tenore salino dovuto ai processi di intrusione marina.
E i 100 laghi del Salento leccese dove sono?
L’idea è semplice e per questo motivo attuabile. Si spendono milioni di euro per realizzare costosissime condotte che scaricano a mare i reflui depurati, oppure per farli tornare sotto terra attraverso le trincee drenanti o la sversamento nella rete idrografica fossile o artificiale, ma nel nostro territorio ci sono tantissime cave dismesse che rappresentano vere e proprie ferite sempre aperte perché vengono utilizzate come discariche abusive oppure sono rischiose per l’acquifero profondo poiché lo scavo a quella profondità favorisce la penetrazioni di contaminanti nella falda. Allora perché non raccogliere queste acqua in quelle cave e poi utilizzarle per l’agricoltura? A Tricase del Salento leccese si sta cercando di favorire un cambiamento culturale e quindi la presenza dell’Adaf di Lecce è essenziale al fine di promuovere questo processo in ogni sede.
Finisce qui il nostro colloquio con il Presidente dell’Adaf Lecce Antonio Bruno che si congeda da noi ed entra nello splendido cinquecentesco convento dei cappuccini oggi sede dell’Adaf Lecce presso l’Istituto Tecnico Agrario “G. Presta di Lecce”.