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Dai libri al cinema: americanizziamo tutto!

Creato il 01 settembre 2010 da Mirco

Dai libri al cinema: americanizziamo tutto!

Questo dovrebbe essere Dylan Dog

 

L'argomento che voglio trattare parte da considerazioni offtopic per giungere a conclusioni assolutamente in tema con questo blog.
Partiamo proprio dalle conclusioni allora: quali prospettive cinematografiche hanno i nostri libri di letteratura per ragazzi? La risposta è: poche, se non nessuna.
Adesso torno un po' indietro.
In questo periodo si parla molto della trasposizione cinematografica di un classico del fumetto italiano: Dylan Dog. Chi segue gli aggiornamenti su Cravenroad7.it sa di cosa sto parlando. Finalmente, dopo circa quindici anni di attesa, sembra che il film (Dylan Dog: dead of night) sia stato girato e verrà distribuito, a meno che non venga posticipato di nuovo, nel marzo del 2011.
E' una bella notizia se detta in questa maniera. Però... però leggendo i particolari del film rimaniamo spiazzati: nel film manca Groucho, per motivi di copyright dicono, e manca anche il maggiolone bianco, anche questo per motivi di copyright: sembra che la Disney abbia l'esclusiva su questo modello di Volkswagen. Ma la cosa più sconcertante è un'altra: il film non è ambientato a Londra bensì a New Orleans.
Chi conosce Dylan Dog bene come me sa perché Tiziano Sclavi ha scelto Londra. Londra è una città gotica e nebbiosa, ha dato i natali a personaggi come Jack lo Squartatore, apparso in uno dei primi albi, e Sherlock Holmes, un investigatore a cui Dylan deve la passione per il clarinetto (mentre quella di Sherlock era il violino). Insomma, Londra è la città perfetta per un fumetto come questo e soprattutto gli conferisce una location famosa, universalmente riconosciuta come "adatta" a un genere come quello di Dylan Dog (o un insieme di generi come quelli di Dylan Dog).
Dopo aver scoperto uno scempio simile mi sono posto una domanda: perché questo cambio di location?
Aspetto a rispondere, ma immagino che abbiate capito.
Pochi giorni fa ho scoperto il trailer di un altro film in uscita: anche i Puffi (altro classico della letteratura disegnata) sbarcano al cinema. I Puffi hanno una location molto particolare: abitano in una foresta europea e perdipiù è ambientato in epoca medievale. Niente di meno commerciale, immagino abbiano pensato i produttori quando hanno deciso di realizzare il film. Il Merchandising che ruota intorno a questi personaggi è enorme ed è una fetta di torta alle mele bella grossa. Il genio di turno a questo punto ha pensato bene di cambiare qualcosa per renderlo più fruibile a un pubblico, ehm... come dire... medio. Allora ecco che i Puffi sono stati ambientati in epoca moderna. A New York.
Adesso avete capito cos'hanno in comune I Puffi e Dylan Dog? La location americana.
E' fin troppo chiaro che per i produttori la questione della location è fondamentale per trovare dei distributori (anche se il film di Dylan Dog rischia di essere distribuito in tutto il mondo tranne gli USA), quindi fregandosene della fedeltà hanno deciso di apportare modifiche che, per chi è un purista come me, sono inaccettabili.
Prima che la Warner Bros iniziasse a girare i film di Harry Potter un famoso registra hollywoodiano aveva fiutato l'affare e aveva chiesto di produrlo. Sto parlando di Steven Spielberg. L'idea di Spielberg però era differente da quella poi realizzata: niente Londra, niente pasti a base di pudding o cose simili. Harry Potter sarebbe stato ambientato in un college americano (quelli con le cheerleaders e i giocatori di football). Purtroppo J.K. Rowling ci ha visto più lungo di Spielberg e il contratto che ha firmato per la cessione dei diritti cinematografici era blindatissimo: senza il suo assenso finale il film di Harry Potter non sarebbe mai stato realizzato.
Infatti Harry Potter è tornato ad essere un bambino inglese e l'atmosfera english che si respira nei film e nella scrittura ironica e fluida della Rowling è rimasta integra.

Dai libri al cinema: americanizziamo tutto!
A sopperire alla mancanza di un Harry Potter americano ci ha pensato Rick Riordan con la saga di Percy Jackson. Tempo fa scrivendo di questo libro, mi sono ingenuamente chiesto se le tante coincidenze che lo accomunano ad Harry Potter fossero casuali o volute. Adesso meno ingenuamente sono portato a pensare che non lo fossero. Rick Riordan ha utilizzato alcuni aspetti fondamentali di Harry Potter, riconoscibili da chiunque, e ha modificato quanto bastava altri aspetti per renderlo originale: invece di un mago quindi abbiamo un semi-dio figlio di Poseidone e un'umana. La possibilità di scrivere una saga fantasy ex novo ha dato a Riordan la possibilità di ambientarlo direttamente a New York (anche se con la bislacca idea che New York sia il centro della civiltà mondiale moderna).
Tanto per dirne un altro, anche la saga Di Nicholas Flamel: l'immortale è ambientata in USA, a San Francisco per la precisione. E questo nonostante l'autore sia di origine scozzese e che, parere personale, avrei preferito una location europea: Parigi ad esempio, la città in cui il famoso alchimista morì nel 1418.
E gli italiani?
Credo che produrre un film di respiro internazionale di un libro per ragazzi italiano sia molto ma molto difficile. Da quel che so i diritti cinematografici di Nina: la bambina della sesta luna sono stati venduti molti anni fa, ma nessuno si è mai fatto avanti per concretizzare il progetto. Come sapete la quadrilogia di Nina è ambientata a Venezia, e francamente non vedrei di buon occhio un cambio di location, soprattutto per i tanti riferimenti alla città come il famoso leone alato di piazza San Marco.
Una location più internazionale ce l'ha Ulysses Moore di P.D. Baccalario. La saga è ambientata a Kilmore Cove, un'inesistente cittadina della Gran Bretagna. Century invece è ambientato in quattro città diverse, una per ogni libro: Roma, New York, Parigi e Shangai. Questo potrebbe essere sufficiente per i produttori?
Chi invece ha maggiori possibilità di vedere una versione cinematografica delle proprie opere potrebbero essere gli scrittori fantasy che ambientano le loro storie in una "terra altra", come Licia Troisi ad esempio. La mancanza di punti di riferimento con la nostra geografia e la presa di coscienza collettiva del mondo de Il signore degli anelli, avvenuta con i colossal cinematografici, sono sufficienti a rendere appetibile questo tipo di narrativa ai produttori cinematografici, se non fosse che proprio per questo motivo gli editori stanno spingendo su questo genere e le librerie ne sono fin troppo piene. 


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