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Dai Morti di Reggio Emilia al Cavalier, mentre l’Italia cambia

Creato il 27 giugno 2011 da Yellowflate @yellowflate

Dai Morti di Reggio Emilia al Cavalier, mentre l’Italia cambiaOristano, Unla, Biblioteca Gramsciana Onlus, Nur s.n.c.organizzano per il 5 LUGLIO 2011 ore 18,30 , presso la sala conferenze Centro Servizi Culturali via Carpaccio, 9  un incontro con Fausto Amodei dal titolo Dai Morti di Reggio Emilia al Cavalier, mentre l’Italia cambia. All’incontro dopo l’introduzione del direttore del Centro Servizi Marcello Marras coordinato da Giuseppe Manias della Biblioteca Gamsciana parteciperanno oltre Fausto Amodei, Stefano Giaccone e Sergio Durzu.
Per informazioni: [email protected] (3493946245) UNLA 0783
211656.

Stefano Giaccone. Nato negli Stati Uniti si trasferisce nel 1966 a Torino.
Dopo qualche esperienza minore fonda nel 1982 i Franti, gruppo seminale per la scena rock indipendente con suoni classificabili tra il folk e il jazz. Il
gruppo si scioglie nel 1987. Collabora tra il 1990 e il 1993 con il gruppo punk
Kina. Assieme al pianista Claudio Villiot pubblica un disco Corpi sparsi. Nel
1996 collabora con il gruppo O Zoo No per lo spettacolo Han Shan dedicato a
Jack Kerouac, l’anno seguente per Teatridithalia compone le musiche e va in
scena al Teatro dell’Elfo di Milano con lo spettacolo Addio papà respiro di
Ferdinando Bruni dedicato ad Allen Ginsberg. Pubblica nel 1997 il primo album solista Le stesse cose ritornano con lo pseudonimo di Tony Buddenbrook. Dopo 2 EP nel 2003 ritorna con Tutto quello che vediamo è qualcos´altro, album di viaggi e ricerca interiore. Assieme a Mario Congiu pubblica nel 2004 Una canzone senza finale disco di cover di brani minori. Partecipa al Mantova Musica Festival. Tras o montes del 2006 legato alla tradizione dei folksinger americani (Phil Ochs) con arrangiamenti jazz riceve ottime recensioni registrato tra il Galles e l’Italia assieme a Dylan Fowler. Nel 2007 ispirandosi alla canzone d’autore e al melodramma pubblica l’album Come un fiore. Il disco è un concept album sulla morte. Nel 2009 con il commediografo inglese Peter Brett pubblica il disco sperimentale Viper Songs dove le musiche e parole si alternano. L’anno successivo nuovo disco da solista registrato in presa lo-fi Il giardino dell’ossigeno.

Sergio Durzu, 31 anni, insegnante di storia e sviluppatore web, è il creatore e gestore da 7 anni del sito ilDeposito.org, archivio di canti di protesta politica e sociale. Nel 2006 ha realizzato il documento autoprodotto “Fausto Amodei, uno chansonnier di protesta”. Nel novembre del 2009 ha partecipato all’incontro “Se la vita ti dà uno schiaffo – Omaggio a Ivan Della Mea”, a cura dell’Archivio Storico del Canzoniere delle Lame di Bologna.

Giuseppe Manias nasce ad Oristano nel 1969. Col fratello Luigi gestisce la
Biblioteca Gramsciana. Nel 2007 ha curato per i Quaderni Tresso nel n. 60 la
bibliografia all’unico discorso parlamentare di Antonio Gramsci e nel n. 63
della stessa rivista ha pubblicato, con un’introduzione di Aldo Borghesi, due
suoi saggi dal titolo “Antonio Gramsci e il movimento anarchico nel periodo de L’ordine Nuovo” e “Camillo Berneri tra Antonio Gramsci e Carlo Rosselli”. E’ spesso impegnato in convegni e in attività divulgative nelle scuole sul
pensatore alerese.

Fausto Amodei (Torino, 1935) è un cantautore e musicologo italiano. Inizia a
studiare la fisarmonica da giovanissimo, passando poi al pianoforte e, infine,
alla chitarra. Studia e si diploma presso il Liceo Alfieri, a Torino, per poi
laurearsi in architettura. Allo stesso tempo continua la pratica musicale e
inizia la sua attività politica nel movimento laico di sinistra Unità Popolare,
fondato da Ferruccio Parri; nel 1966 diverrà anche deputato del PSIUP. Il nome di Fausto Amodei è legato indissolubilmente a quello del gruppo dei
Cantacronache, da lui fondato a Torino nel 1958 assieme a Michele Straniero,
Giorgio De Maria, Margot, Emilio Jona, Sergio Liberovici, ed al quale
contribuirono e collaborarono anche letterati e poeti del calibro di Italo
Calvino e Franco Fortini: il loro intento era quello di scrivere canzoni che si
staccassero dagli standard dell’epoca, basati su melodie facili e testi
d’amore, trattando anche tematiche politiche o d’attualità: è così che Amodei
compose canzoni quali Il tarlo, feroce critica dell’economia capitalistica, La
zolfara, cronaca di un incidente in miniera scritta insieme da Amodei e
Straniero portata al successo da Ornella Vanoni nel 1961 o ancora Qualcosa da aspettare, riproposta poi nel 1964 da Enzo Jannacci. Tra le sue
caratteristiche, che lo distinguono dagli altri membri del gruppo, l’uso
dell’ironia e della satira, mediati certamente da Georges Brassens: infatti,
sul finire degli anni ’50, Amodei scopre il repertorio del grande cantautore
francese, che in seguito ispirerà la prima produzione di Fabrizio De André; è
per lui un’autentica folgorazione, e decide di tradurre diverse canzoni di
Brassens in lingua piemontese, traduzioni che in seguito saranno definite da
Brassens stesso, assieme a quelle in milanese di Nanni Svampa e di Beppe
Chierici, come tra le migliori mai eseguite in ogni idioma (ricordiamo che
Brassens, di madre napoletana, era capace di intendere piuttosto bene
l’italiano). Nel 1960, in occasione dei moti popolari contro il governo di
Fernando Tambroni che coinvolsero molte città italiane con scontri sanguinosi, morti e feriti, scrive la sua canzone più famosa, Per i morti di Reggio Emilia, ancora conosciutissima ed eseguita spesso in occasione di ogni manifestazione operaia e studentesca. La canzone è stata anche interpretata e registrata da Maria Carta, Milva e dagli Stormy Six. Un’altra sua canzone, La marcia della pace, viene incisa nel 1966 da Maria Monti, nell’album Le canzoni del no (pubblicato dai Dischi del Sole), che viene sequestrato in tutta Italia proprio
a causa di questa canzone (scritta da Amodei in collaborazione con Franco
Fortini), i cui versi “E se la patria chiama, lasciatela chiamare” vengono
giudicati come sovversivi, in quanto invito all’obiezione di coscienza. Nel
1972 incide l’album Se non li conoscete: la canzone omonima è una feroce satira sul Movimento Sociale Italiano; sempre nello stesso anno collabora con Donatella Moretti, per cui scrive una canzone dell’album Conto terzi, Per
troppo amore. Collabora anche al Nuovo Canzoniere Italiano di Ivan Della Mea e Giovanna Marini e incide per i Dischi del Sole. Dalla collaborazione con il gruppo bolognese Canzoniere delle Lame nasce il disco Il prezzo del mondo. Nel 1975 riceve il Premio Tenco; l’anno successivo compone una cantata per sei strumenti e quattro voci intitolata Il Partito, ispirata alle memorie politiche di Camilla Ravera. Nel 1983 collabora con Raffaella De Vita per lo spettacolo antimilitarista ‘’Gli allegri macellai’’. Si defila poi dall’attività musicale attiva fino alla fine del 2005, in cui fa uscire un nuovo album, intitolato con ironia “Per fortuna c’è il cavaliere”, ed in cui riprende i concerti. Più volte, in interviste e in libri, Francesco Guccini ha citato Amodei tra i
cantautori che lo hanno influenzato di più.I CCCP Fedeli alla linea hanno
intitolato un loro EP del 1985 Compagni, cittadini, fratelli, partigiani,
traendo il titolo dal verso iniziale di Per i morti di Reggio Emilia.

 


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