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Dal 13 gennaio torna il cinema alla Fondazione Prada: 15 film scelti da Iñarritu

Creato il 12 gennaio 2016 da Luigilocatelli
Alejandro González Iñárritu (foto Brigitte Lacombe, Fondazione Prada)

Alejandro González Iñárritu (foto Brigitte Lacombe, Fondazione Prada)

Flesh, Mind and Spirit: 15 film selezionati da Alejandro González Iñárritu. Milano, Fondazione Prada. 13 gennaaio-1 febbraio 2016.
Ingresso gratuito previa prenotazione telefonica al numero: +39 02 56662613 (tutti i giorni dalle 11 alle 17).

'Silent Light' di Carlos Reygadas

‘Silent Light’ di Carlos Reygadas

'Ordet' di Car Theodor Dreyer

‘Ordet’ di Car Theodor Dreyer

Torna il cinema alla Fondazione Prada, aperta solo pochi mesi fa e già diventata punto sensibile e ineludibile nella mappa dei consumi culturali di Milano. Una ex fabbrica meravigliosamente restaurata e riconcettualizzata per farne un centro di propulsione, produzione e programmazione di mostre e molte altre belle cose, subito amata e adottata sneza riserve dai milanesi (che quando amano, amano davvero). C’è anche il cinema, lì dentro, in una sala tra le più belle e tecnologicamente avanzate che ci siano in città, e non solo. Alla FP si era cominciato, molto bene, con la retrospettiva di Roman Polanski e un pugno di film da lui scelti in quanto centrali nella sua formazione, ed è stato un successo foanche al di là delle aspettative. Adesso il cinema in Fondazione continua con un altro ciclo, 15 film selezionati da Alejandro González Iñárritu, il regista messicano premio Oscar 2015 per Birdman e neo Golden Globe per The Revenant (e, sempre per The Revenant, probabile nominato agli Oscar 2016: la conferma o meno l’avremo giovedì 14, quando alle 14.30 – ora italiana – saranno annunciate a Los Angeles le candidature). Un grappolo di film che Iñárritu, in collaborazione con il critico e curatore al LACMA di Los Angeles Elvis Mitchell, aveva già proposta sempre per Prada a Seoul e che adesso ritorna. Con parecchi motivi di interesse e suggestioni in più, dovuti all’accresciuta e consolidata statura autoriale di Iñárritu rispetto ad allora. Colpisce la libertà con cui il regista messicano ha scelto i suoi film di riferimento, svariando tra epoche, stili e modi assai lontani tra loro. 14 titoli divisi in tre categorie, Flesh, Mind e Spirit più uno fuori categoria.

Flesh
I pugni in tasca di Marco Bellocchio (1965)
Aguirre, furore di Dio di Werner Herzog (1972)
Le stagioni di Charles Burnett (1972)
Killer of Sheep di Charles Burnett (1977)
Padre padrone di Paolo e Vittorio Taviani (1977)
Yol di Serif Gören, Yilmaz Güney (1982)
Il buono, il matto, il cattivo di Jiwoon Kim (2008)

Mind
L’anno scorso a Marienbad di Alain Resnais (1961)
Soy Cuba di Mikhail Kalatozov (1964)
La Ciénaga di Lucrecia Martel (2001)
You, the Living di Roy Andersson (2007)

Spirit
Ordet – La parola di Carl Theodor Dreyer (1955)
Madre e figlio di Alexandr Sokurov (1997)
Silent Light di Carlos Reygadas (2007)

Più:
Lonesome – Primo amore di Pál Fejös (1928)

Consigli per la visione. Quali vedere? Tutti, se possibile. E però bisogna almeno segnalare i titoli meno celebri, più oscurati, soprattuto in Italia. Perché se è probabile che gli innamorati del cinema abbiano già visto L’anno scorso a Marienbad, I pugni in tasca o il meraviglioso Ordet di Dreyer, credo non si possa dire altrettanto di cose come Silent Light del grande messicano Carlos Reygadas o i due film, un corto e un lungo, di Charles Burnett, autore centrale del cinema indie americano ma in Italia pressoché sconosciuto. E ancora: You, The Living del Roy Andersson, il regista svedese che l’anno scorso a Venezia ha vinto il leone d’oro con Un piccione seduto su un rama rifletteva sull’esistenza. O La La Ciénaga dell’argentina Lucrecia Martel (capolavoro!). Sorprende ma neanche tanto l’inserimento del bellissimo e selvaggio western manchuriano-coreano Il buono, il matto, il cattivo, hommage scatenatissimo a Sergio Leone. Una miscela in 15 film dai molti e diversi sapori, e però, che bella rassegna.

'Padre padrone' dei fratelli Taviani

‘Padre padrone’ dei fratelli Taviani

'I am Cuba' di Mikhail Kalatozov

‘Soy Cuba’ di Mikhail Kalatozov


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