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Dal 1994, 2,3 miliardi di euro sono finiti nella casse dei partiti, per farci cosa lo sappiamo tutti

Creato il 16 aprile 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Non è “antipolitica” ma “antipartitica”. Dal 1994, 2,3 miliardi di euro sono finiti nella casse dei partiti, per farci cosa lo sappiamo tutti.

Rimborsi a manovella: 23 miliardi di euro

Si fa presto a dire “antipolitica”! Nelle scorse ore a fare un appello accorato perché l’antipolitica non dilaghi, sono stati Piergigi Bersani e Andrea Riccardi. L’imitatore di Maurizio Crozza, quello che fa la convergenza al trolley, ha detto: “Se non la contrastiamo, l’antipolitica ci spazzerà via tutti”. Mentre il ministro per la cooperazione Riccardi ha rivolto agli italiani un appello più ideale: “C’è bisogno dei partiti politici”. Il problema vero, e questo ragionamento vale per entrambi le posizioni, è che gli italiani non sono stati infettati dal virus dell’antipolitica ma dell’antipartitica. Siamo convinti che anche gli “antipolitici”, quelli che secondo la definizione dei professionisti dell’occupazione abusiva di scranni parlamentari affermano in continuazione che “i partiti sono tutti uguali”, in fondo politica la facciano, il fatto è che non ne possono più di questi partiti, di questi leader, di queste mezzeseghe che vedono in Calearo, Razzi e Scilipoti i loro epigoni. Già da prima che scoppiassero l’affaire Lusi e quello Belsito, il rapporto degli italiani con questi partiti non era idilliaco. Gli italiani si dicevano: “Vince uno o vince l’altro, il risultato è lo stesso. Uno pettina le bambole di Ruby l’altro le toglie le mutandine, in fondo non è la stessa cosa? Uno è un po’ più porco dell’altro ma sempre di Ruby si tratta”. Se ci riflettiamo bene, dove andarono D’Alema e Veltroni per spiegare agli osservatori internazionali che erano persone in grado di guidare l’Italia senza risentire affatto dell’essere stati comunisti? Alla City di Londra e a New York dalle parti di Wall Street, dove si presentarono ai mercanti per convincerli che avrebbero anche loro tutelato gli interessi degli speculatori. Quando Enrico Letta dice le stesse cose di 2232 sulla riforma del mercato del lavoro e Uolter strizza l’occhio alla Marcegaglia, qual è la differenza fra il Pd e il Pdl, qualcuno ce la spiega? Quando Fioroni si scaglia contro le coppie di fatto e vota contro la legge sull’omofobia esattamente come Giovanardi e Casini, quel qualcuno di cui sopra ci vuole spiegare quale profonda differenza c’è fra centrodestra e centrosinistra, perché a noi ci prende male. Diciamo che i partiti, e i loro schizofrenici rappresentanti, ci hanno fatto capire col tempo che esistono un paio di presupposti per poter governare senza essere presi per pericolosi rivoluzionari: dire sempre di sì a ogni desiderio della ChiesaCattolica Spa e andare d’accordo con la Confindustria, il resto, dalla difesa degli interessi dei lavoratori al lavoro per i giovani, si vedrà dopo, a risultato raggiunto. Già incazzati neri perché questi partiti puzzano di malaffare lontano un miglio, gli italiani hanno saputo come vivono, come prosperano, come investono i loro soldi, come li sperperano. Poi, per mettere ancora più benzina sul fuoco, arrivano i Radicali e fanno i conti su quanto i partiti politici hanno incassato dallo Stato dal 1994 in poi, da quando cioè i cittadini chiesero l’abolizione del finanziamento pubblico vincendo un referendum. In 18 anni i partiti politici si sono mangiati 2,3 miliardi di euro. Basta prendere l’1 per cento dei voti e arriva un bel rimborso spese elettorali da parte dello Stato anche se non si è entrati in Parlamento, perché dal momento che ci entrano, tutti sanno quali e quanti sono i privilegi. Questi partiti dicono: “Abbiamo le sedi, il personale, le spese di rappresentanza, l’organizzazione dei congressi, la gita fuori porta con i familiari, qualche amante da mantenere, qualche investimento immobiliare da fare, un paio di chili di azioni da acquistare, depositi finanziari in Tanzania, a Lugano e a SanMarino da rimpinguare per pararci il culo in caso di crisi”. E ‘sti cazzi! Diciamo noi un po’ così e tanto volgari, ma il tuo personale, quello che retribuisci mensilmente, mica lo scegli con un concorso, o no? Soldi pubblici-concorso pubblico, e invece no. Entrano i familiari, gli amici, i parenti stretti e quelli un po’ più larghi, i portatori sani e un po’ meno in salute di voti, i fedelissimi e i capiclan. E poi, caro partito, se con il denaro pubblico investi in Tanzania, restauri casa tua e ci vai a puttane noi italiani perché dovremmo continuare a dartelo? Dal 1994 a oggi, chi ha incassato di più è stato il Pdl (già Forza Italia) che, con i suoi vecchi alleati, ha messo in saccoccia la bellezza di 900 milioni di euro e, nonostante tutto, nel bilancio del 2010 figurano più di 6 milioni di passività. Il Pd nelle sue diverse trasformazioni, ha preso 750 milioni di euro, la Lega è arrivata a 120,2 milioni di euro mentre l’Italia dei Valori (che nel 1994 non esisteva per cui inizia a mungere solo dal 2001), ha avuto il tempo di intascare 53,3 milioni di euro. Di Pietro ha fatto lo sborrone, ha detto che la tranche del finanziamento di luglio la devolverà a sora Elsa. Non è vero perché anche se dovesse farlo, la donazione riguarderà solo 4 milioni (quelli delle elezioni politiche) a fronte degli 11 che deve prendere (lo ha detto la tesoriera Silvana Mura, non noi). Pierfy Casini, il magmatico, morigerato cattolico aspirante premier, ha preso 121,4 milioni di euro partendo dal vecchio CCD, ma sempre del partito del Pierfy si tratta. C’è poi chi si deve accontentare di meno ma sempre bei soldoni sono. La “Destra” di Storace, ad esempio, si è presa la bellezza di 6 milioni di euro mentre la SinistraArcobaleno è ferma a 9,3 milioni. A prendere soldi, udite udite, sono stati anche il Movimento per l’Autonomia Alleanza per il Sud, 4,7 milioni di euro; le Associazioni Italiane in Sudamerica, 383mila euro; Autonomie Liberté Democratie, ferma a 605mila euro. La colossale vacca da mungere si chiama Italia e i partiti lo hanno fatto a regola d’arte, senza neppure strizzarle troppo le mammelle. E poi gli antipolitici siamo noi.


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