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Dal boro al RNA: trovate in un meteorite marziano le basi della vita

Creato il 18 giugno 2013 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

Meteorite marziano MIL 090030

Credit: UH Astrobiologists Find Martian Clay Contains Chemical Implicated in the Origin of Life

Un gruppo di ricercatori dell'Università delle Hawaii, del Manoa NASA Astrobiology Institute (UHNAI), ha identificato alte concentrazioni di boro in un meteorite marziano: la scoperta implica che su Marte poteva esistere la chimica necessaria per la formazione di ribosio, un componente chiave del RNA (acido ribonucleico).

Così, se da una parte le missioni passate e presenti continuano a fornire prove di ambienti umidi e favorevoli alla vita sul Pianeta Rosso del passato, con questo studio arriva un'altra conferma indiretta che avvicina sempre di più la storia di Marte a quella della Terra.

Il meteorite esaminato, denominato MIL 090030, è un nakhlite (lave basaltiche cristallizzate) ed è stato trovato durante una campagna di ricerca in Antartide tra il 2009 e il 2010.
I minerali contenuti così come la sua struttura chimica dimostrano chiaramente che è di origine marziana.
La roccia è stata poi alterata dai diversi processi avvenuti sul Pianeta Rosso.

Utilizzando una microsonda ionica, il team è stato in grado di analizzare le vene di argilla intrappolate nel meteorite.

Dopo aver escluso eventuali contaminazioni terrestri, la squadra ha individuato alte concentrazioni di boro nelle vene di argilla che, in questa roccia marziana, sembrano essere almeno dieci volte di più rispetto ai quantitativi presenti in altri meteoriti.

"I borati possono essere stati importanti per l'origine della vita sulla Terra perché possono stabilizzare il ribosio, una componente fondamentale del RNA. Nei primi anni di vita l'RNA è ritenuto il precursore informativo del DNA," ha detto James Stephenson, ricercatore presso l'UHNAI.

In effetti, si pensa che l'RNA abbia assunto un ruolo chiave negli organismi primitivi, prima del DNA: potrebbe essere stata la prima molecola in grado di memorizzare informazioni e di trasmetterle alle generazioni future, un meccanismo fondamentale per l'evoluzione.

Anche se la vita, ora, è più sofisticata, le prime molecole di RNA si sono probabilmente formate senza particolari aiuti.

Il ribosio è lo zucchero fondamentale per il metabolismo quindi ogni teoria sull'origine della vita incentrata sul RNA deve includere una plausibile produzione di ribosio.

Test di laboratorio hanno dimostrato che senza il borato (il boro nella sua forma ossidata), i prodotti chimici disponibili sulla Terra primitiva non sarebbero stati in grado di formare il ribosio. Mentre in presenza di borato, il ribosio si produce stabilmente e spontaneamente. Così, il boro può aver giocato un ruolo chiave nella formazione dell'acido ribonucleico e le argille sono sempre state considerate la culla ideale per ospitare tali processi grazie alla loro capacità di assorbire e proteggere i reagenti necessari. 

Sul nostro pianeta, sali arricchiti di borato, sedimenti e depositi di argilla sono relativamente comuni ma non erano mai stati trovati su un corpo extraterrestre.
Questa nuova ricerca suggerisce che quando la vita stava per iniziare sulla Terra, il borato potrebbe esser stato determinante anche su Marte.

"La Terra e Marte hanno avuto molto più in comune di quanto possa accadere oggi. Nel corso del tempo, Marte ha perso molto della sua atmosfera e delle acque di superficie ma antichi meteoriti preservano le delicate argille provenienti dai periodi più umidi della storia di Marte", spiega Lydia Hallis, borista presso UHNAI.

"L'argilla marziana che abbiamo studiato è datata 700 milioni di anni fa. Il riciclo della crosta terrestre attraverso la tettonica a zolle non ha lasciato alcuna prova di argille sul nostro pianeta, per questo motivo le argille marziane potrebbero fornire informazioni essenziali per quanto riguarda le condizioni ambientali sulla Terra primitiva".

Su Marte, le argille arricchite di borato possono aver rappresentato paradisi chimici in cui si sarebbe potuto formare uno dei blocchi molecolari chiave per la vita.

La ricerca è stata pubblicata il 6 giugno su PLOS One.


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