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Dal Colle diktat sull’amnistia: Silvio esulta

Creato il 08 ottobre 2013 da Albertocapece

napolitano1Se fosse un film di fantapolitica potremmo considerarlo uno svarione del regista: troppo ovvio, troppo meccanico, troppo artefatto nella sua orologeria: non sarebbe credibile. Ma siamo invece nell’Italia reale e così dopo la grottesca fiducia all’ultimo minuto di Berlusconi ecco che arriva il primo messaggio alle Camere concepito da Napolitano in otto anni. E, non potreste crederlo, ma stimola il Parlamento ad affrontare “con determinazione e concretezza” oltre che ”in tempi stretti” la questione del sovraffollamento delle carceri.

Una questione che esiste da quando Re Giorgio è in carica, sulla quale ha speso qualche vivo e vibrante monito, ma mai un messaggio ufficiale che impone una discussione generale e che naturalmente prefigura gli unici  strumenti possibili per risolvere il  problema “dell’ intollerabile abisso” della vita carceraria che “viola i principi costituzionali”: amnistia o indulto. Se appunto fosse un film, la coincidenza clamorosa e così meccanica tra questo ultra tardivo affrettarsi al capezzale delle carceri e la situazione di Silvio Berlusconi che potrebbe godere del’estinzione del reato per il quale rischia di essere espulso dal Senato (l’amnistia e indulto hanno valore retroattivo) e della relativa pena suonerebbe come una sorta di mezzuccio poco elegante per dare un happy end a un Caimano 2.

Però qui non ci sono registi e sceneggiatori da accusare di aver creato un personaggio artificiale, così mal concepito da sembrare un complice del tycoon o un rimbambito o un ricattato, c’è solo la desolante realtà alla quale non possiamo sottrarci semplicemente uscendo dalla sala o fermando il lettore dvd. Dobbiamo continuare a tollerare il dispiegarsi dei patteggiamenti segreti, del mercato delle vacche e la commedia napolitana con la quale li si vorrebbe nascondere. Dopo un decennio di leggi ad personam fatte per favorire un solo individuo ed escludere gli altri, ecco adesso un provvedimento generale che include tutti solo per favorirne uno solo senza averne l’aria e con il pretesto di un’umanità fin’ora negata perché venisse buona la tempo opportuno. In compenso tutto quello che pareva la farsa di un uomo giunto al tramonto e disposto a votare per il “nemico” che il minuto prima voleva far cadere, si spiega adesso alla perfezione e si rivela come la farsa di tutti. Comparse e comprimari di un declino inarrestabile.


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