Cercare di raccontare, di come improvvisamente ti trovi a dover combattere con qualcosa d’inaspettato, di un improvviso e repentino cambio di vento a te prima favorevole, di un qualcosa troppo grande per te tanto, da temere di non farcela a tenere il tutto sotto controllo...
Descrivere e annotare le reazioni psicologiche di fronte ad un evento così forte ; un cancro al seno, ancora oggi, mette tanta paura: mia nonna è morta solo due anni fa, per un tumore simile... Descrivere non solo le mie sensazioni oppure le mie paure ma anche e soprattutto quelle di coloro che mi sono accanto, che mi amano e che soffrono con me e per me...
Mi vengono in mente dei flash, dei momenti in particolare; mi rivedo, quel giorno nello studio, distesa sul lettino dal medico chirurgo che mi visita con perizia i seni e continua con insistenza a toccare quei nodulini ormai aumentati di volume nel seno sinistro. Poi guarda le mie ecografie al seno ed il suo volto non tradisce alcuna emozione, di riflesso anche io sono tranquilla. Vista l’accuratezza e la scrupolosità dovrei sospettare... invece non mi sfiora nemmeno l’idea di un possibile risvolto drammatico, poi il suo volto si fa serio...io continuo ad essere calma... Ora posso dire con certezza che in quel preciso istante, la mia mente, ha subito messo in atto un suo meccanismo di difesa, che, adesso, ritengo scontato, ma che allora... Ora mi dico che avrei dovuto immaginare, che avrei dovuto avere qualche dubbio, visto il temporeggiare del medico,visto il suo volto che rispecchiava i suoi dubbi, ma solo ora la rivedo con lucidità.
Tutti, ma proprio tutti, mi dicevano: “Non preoccuparti, di sicuro non hai nulla di grave. Vedrai andrà tutto bene . Saranno solo delle piccole cisti!” .
Quell’ospedale,( la nuova sede del Regina Elena, l’istituto per la cura dei tumori), per l’esattezza l’IFO,era in realtà stato costruito per essere un albergo, e come tale aveva tutte le caratteristiche: un enorme piazzale con delle aiuole e con una bellissima fontana con delle sculture di Fiume. (In realtà sempre senza acqua, tranne un giorno che è venuto il ministro Sirchia :allora per l’evento è stato lustrato e lucidato tutto l’ospedale e attivata la fontana...)
L’ingresso e la sala per le prenotazioni e per il pagamento dei ticket somigliavano ad una sala d’attesa di un aeroporto: grandissima, e con delle poltrone comode ed enormi in cui si sprofondava... Ma quelle poltrone sono state attraversate chissà da quanti “non ti preoccupare ”, e quali paure, quante ansie, quante speranze, disperazioni... quanti estenuanti riposi, non degni di questo nome avranno accolto: come braccia pietose e caritatevoli... Quanti pensieri traboccanti di preoccupazioni sono volati in quest’atrio prima dei miei... Chissà quante lacrime versate sopra queste poltrone di pelle, devono essere scivolate via senza neanche soffermarvisi sopra, una sull’altra,una dopo l’altre...tutte le lacrime passate di qua potrebbero riempire la fontana nell’atrio...forse è per questo che non è piena : per non farla traboccare...
Mentre seguivo la linea verde disegnata sul pavimento, quella che indicava il percorso da seguire per l’ambulatorio del chirurgo, tracciata per non perdersi in quel labirinto di luoghi di cure; la mia mente cercava di essere ragionevolmente calma, ma seppure sembrava esserlo, in fondo in fondo un piccolo angolino era occupato da angosce latenti, anche se camuffate e mescolate ad altri sentimenti in modo tale da non essere subito identificate...
nella mia testa riecheggiavano : “Non è niente,vedrai! Non ti preoccupare andrà tutto per il meglio ” . Erano solo parole quelle, ma era come se avessi voluto rammentarle come un rito scaramantico: forse a forza di ripeterle alla fine sarebbe stato veramente così. Credo molto nel potere della volontà ma non sono molto certa che si possa applicare anche con la malattia; anche se parecchi medici danno parecchia importanza a questo risvolto psicologico... lo stesso Giorgio, il mio dottore di famiglia è un convinto assertore della teoria: che se la persona è nei confronti della vita positiva avrà meno problemi di salute in tutti i sensi... voglio perciò rafforzare tale teoria anche se non ne sono completamente convinta. Il fatto che mi destabilizza abbastanza è che mia nonna adorata era forte come una roccia, e come me amava la vita e le persone . Perché allora le è stata riservata una malattia di quel genere e una fine così brutta? Eppure, lei aveva un forte desiderio di restare ancora con noi, era più che motivata a resistere, a non cedere, ma non è stato sufficiente per respingere l’attacco devastante e traumatico del cancro. Impotenza totale!
Altre pazienti camminavano verso lo stesso percorso, io mi tenevo a debita distanza, i loro discorsi non erano per niente rassicuranti ed io volevo restarmene fuori... parlavano del cancro, di come quando credi di averlo sconfitto, eccolo che lui ti si ripresenta, e addirittura più forte di prima... loro avevano già subito un operazione al seno... ora erano in quel luogo perché i medici dovevano decidere se ri-operare o curare, Dio solo lo sa con quale cura e con quale risultato... Guardavo, con la coda dell’occhio,e ammiravo quelle donne così forti, consapevoli della loro grave situazione,tanto da parlarne senza drammatizzare. Uno strano sentimento mi agitava il cuore: mi facevano quasi rabbia, (non sono certa di questo) ma di sicuro ero sconcertata, come facevano ad essere così serene e disponibili con tutti??...
E’ troppo vivo in me il ricordo di mia nonna Emilia, colpita da un tumore al seno, e, nonostante la prevenzione, i controlli, nonostante l’asportazione totale del seno e relativi linfonodi, relative chemioterapie, radioterapie... dopo un lungo calvario è morta. Morta lasciandoci nel dolore che ancora oggi non si attutisce di un millimetro.
Era il 7 Gennaio 1998.