Un servizio del Tg2 ci porta a riflettere sulla condizione delle ultime generazioni che stanno diventando completamente schiave della tecnologia. Sempre più dipendenti dal cellulare e dal computer. Vivono costantemente attaccati alla rete. Lo attesta l’ultima Indagine condotta da Eurispes e Telefono Azzurro sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza 2011.
E’ il ritratto dei giovani supertecnologici. Dati allarmanti sul rischio cyber-dipendenza soprattutto nella fascia 12-15 anni: il 42,5% controlla continuamente la posta elettronica o Facebook sperando che qualcuno gli abbia inviato un messaggio. Internet la fa da padrone, ma anche del cellulare non possono fare a meno, alcuni ne hanno più di uno e ci passano gran parte della giornata tra messaggi e chiamate. La metà dei ragazzi (49,9%) dichiara di perdere la cognizione del tempo quando è online, dimenticandosi di fare altre cose e uno su 5 si sente irrequieto, nervoso e triste se non può accedere alla rete.
Facebook è il social network più amato: quasi tutti hanno un profilo e ben l’85,6% dei ragazzi dai 12 ai 18 anni lo utilizza, 7 su 10 si connettono tutti i giorni, molti hanno più di 500 amici e più della metà di loro (il 54%) “colloquia” abitualmente con persone sconosciute.
Al giorno d’oggi i ragazzi vivono “collegati”. E’ la nuova droga, iniettata nel cervello e alla portata di tutti: non costa nulla perché la connessione è pagata da papà, non sembra creare problemi alla salute, e tanti genitori lasciano fare. Affetti da dipendenza psicologica dal web, che si manifesta con caratteristiche specifiche, come il bisogno di rimanere connessi alla Rete il maggior tempo possibile e la presenza di sintomi di astinenza ((irascibilità, depressione, ansia, angoscia, insonnia).
E pensare che la mia è stata la generazione della “tvdipendenza”, dove il pericolo era passare troppe ore davanti al televisore, che ti immergeva in un mondo fantastico e irreale, ma accanto a questo strumento elettronico esisteva ancora un mondo di pensieri scritti sulla carta e amicizia vera, umana, tangibile. Ora il tempo della concentrazione della lettura è stato rimpiazzato dalle vibrazioni velocissime dei bit che ti connettono al mondo e gli amici sono virtuali. Saper aspettare e il contatto umano sono nozioni che il nostro tempo sembra aver dimenticato. Facebook ridefinisce il concetto di “amicizia” tra reale e virtuale. Finita anche l’era delle lunghe conversazioni al telefono, i ragazzi amano soprattutto parlare via sms. Un mondo che ha spezzato la comunicazione sintetizzandola al massimo. Un mondo di ragazzi catturati dalla rete, incapaci di vivere senza.
Internet ha di fatto sostituito per gli adolescenti italiani la tv, la lettura, lo sport, il telefono e il cinema, diventando di fatto una esperienza totalizzante. Un “luogo virtuale” in cui ci si sente più a proprio agio che nella “vita reale”, o che consente di “sfuggire” dai problemi e dalle difficoltà del quotidiano. Usando gli strumenti più economici e veloci che ti intrioettano in un mondo di applicazioni che permettono di chattare molto più rapidamente.Confusi e infelici, vivono la tecnologia come un prolungamento del proprio essere. Internet per non pensare e per sentirsi meglio; un “luogo virtuale” in cui ci si sente più a proprio agio che nella “vita reale”, o che consente di “sfuggire” dai problemi e dalle difficoltà del quotidiano.
Una generazione che si allontana sempre più dal rapporto parentale e i genitori non sempre dispongono degli strumenti per comprenderli appieno e per inserirli nel dialogo educativo. La funzione educativa oggi risulta più faticosa che in passato perché il competitor è una società che è sempre più tecnologica, frenetica e frammentata. La consapevolezza dei rischi connessi ad un utilizzo acritico della Rete è un obiettivo da raggiungere non solo con i ragazzi, ma soprattutto con gli adulti che stanno loro accanto.
Noi siamo stati i “figli di Gutemberg” loro sono i “nativi digitali”, vanno educati ai nuovi media, aiutati a riconnettersi con la realtà e a usufruire dei mezzi tecnologici come strumenti non come sostituti.