Sento cadere il tempo,
Goccia a goccia,
E nessuna goccia che cade si sente cadere...
Avverto la mia testa posata materialmente sul cuscino nel quale essa affonda.
L'epidermide della federa ha con la mia epidermide un contatto di
persone di persone nell'ombra.
Perfino l'orecchio sul quale poggio mi si stampa matematicamente
contro il cervello. Sbatto le palpebre per la stanchezza e le mie
ciglia emettono un suono minuscolo, impercettibile, sul bianco
sensibile dell'alto cuscino. Respiro sospirando e il mio respiro ha
luogo: non è mio. L'orologio della casa, luogo sicuro là nel fondo
delle cose, scocca la mezza, secca e nulla. Tutto è tanto, tutto è
così fondo, tutto è così buio e così freddo...
Magazine Cultura
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Manuela Raganati Bhoblog
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