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Dal parrucchiere 2° puntata

Creato il 16 gennaio 2011 da Bussola
Mia sorella oggi si sente un po’ triste ed ha deciso di venire con me dalla parrucchiera per non rimanere da sola a casa.
Ho appuntamento alle 14.30. Stesso parrucchiere e stesso colore, non voglio nessun cambiamento nella mia vita: quelli che avvengono indipendentemente dalla mia volontà sono già sufficienti.
Arriviamo in orario. Ci guardiamo intorno ma nel salone lei non c’è. In compenso il salone pullula di familiari della parrucchiera: il cognato che sta tagliando i capelli ad un ragazzino, il padre fans sfegatato di Renato Zero, la madre catatonica, il figlio quindicenne molto british, la sorella della parrucchiera (mai vista prima), la nipote di 3 mesi (anche questa mai vista prima), e ovviamente l’immancabile cane Zero (come il cantante).
Nessun cliente nel salone oltre al ragazzino. Io e mia sorella ci guardiamo: c’è una tensione che si taglia a fette.
Premessa: Avendo frequentato il salone per circa 6 mesi ora conosco diversi particolari della vita della parrucchiera. E’ una donna sola, e vive con il figlio molto british e il cane Zero, a casa della madre e del padre. Ad Ottobre la stabilità familiare è venuta a vacillare perché la parrucchiera ha conosciuto un ragazzo portoricano, nulla tenente e nulla facente che attende che la sua vita svolti grazie ad i soldi dell’assicurazione per un grave incidente.
I genitori della mia parrucchiera non sopportano il tipo: non saprei dire se per le grandi aspettative della sua vita o per sana gelosia.
Qualcosa ci dice che la tensione è da imputare agli strascichi di questa storia. Ad ogni modo il ragazzino quindicenne quando ci vede nel salone dice – aspettate che vado a chiamare mamma!-.
Io e mia sorella buonine buonine ci sediamo.
La sorella della parrucchiera inizia a parlare a manetta sventolando la bambina di qua e di là. – Aspettate L. vero? Lei è parrucchiera io no. Io so solo pulire. Bisogna conoscere la geometria per fare la parrucchiera. Si bisogna conoscere la geometria. Non puoi mettere il colore come ti pare devi prima fare la riga e poi prendere una ciocca. E poi l’altra ciocca. Io non lo posso fare. Io so solo pultire. Bella mia figlia vero? Guardate quanto è bella mia figlia.- Prende la figlia e quasi ce la sbatte in faccia.
Ok! Decisamente bella tua figlia!
Io e mia sorella non abbiamo bisogno di guardarci sappiamo che entrambe abbiamo diagnosticato la stessa patologia: soggetto di sesso femminile affetto da abuso di sostanze stupefacenti. Ultima somministrazione: decisamente recente!
La mia parrucchiera entra nel salone: deo gracias. Finalmente un soggetto normale! Peccato che abbia un aspetto plumbeo. Mi indica di prendere posto sulla poltrona per mettermi la crema.
La sorella schizzata nel frattempo decide di uscire per andarsi a fumare una sigaretta.
Mentre la parrucchiera mi inizia a pettinare i capelli partono delle battute al vetriolo tra padre e figlio.
- Tu F lo devi lasciare! Hai capito?! F lo devi lasciare!- tuona il padre
La parrucchiera risponde – Ho quaranta anni: decido io con chi voglio vivere. E voi mi dovete lasciare-
- Se tu vendi il negozio e vai a vivere a Milano con F, il bambino rimane con noi!
- Il figlio è mio. Io non vado a vivere con F ma con voi col cavolo che ci resto. Io mi prendo mio figlio e me ne vado dove ca**o voglio io!
“Bene appurato ciò, potresti pettinarmi i capelli con più grazia?” sono sul punto di dirle ma capisco che ha deciso di passare al colore. Prende il tubo del colore e lo spreme con tutta la rabbia che ha in corpo nella solita vaschetta di plastica.
Io guardo mia sorella “Ti prego salvami!”. Troppo tardi prende una ciocca e inizia a impiastricciarla di colore. Capisco che il mio destino è segnato!
In quel momento entra nel salone l’amica della parrucchiera, che saluta e noncurante inizia a giocare con la nipotina.
Mentre la parrucchiera continua a impiastricciarmi i capelli, il padre tuona verso la donna appena entrata in stanza.
- Tutta colpa tua! Tu la dovevi lasciare in mezzo ad una strada questa puttana!!!! Mi stai sentendo!???? Chi ti ha detto di prenderteli tutti a casa tua!!!!!-
La signora che chiaramente ha afferrato poco della discussione dice – Innanzitutto abbassi il tono della voce che siamo in un luogo pubblico e poi a casa mia decido io chi far entrare o meno”
Alla parrucchiera, a differenza della sua amica, parte il sangue al cervello e inizia a sbraitare – Papà vattente! Esci subito dal locale! Il locale è mio se non te ne vai subito io chiamo i carabinieri!-
La risposta non tarda ad arrivare – Questo locale è anche mio perché tu lo hai fatto anche con i soldi miei!-
La parrucchiera allora si avvicina al telefono, non so se per far finta o per chiamare realmente il 112.
La madre sessantacinquenne le si butta contro e inizia a prenderla a borsate in testa. La parrucchiera è una che non incassa: e risponde a cornettate di telefono. Il ragazzino a cui stavano facendo il taglio prende e scappa dalla sua poltrona di torture. Io dal momento che ho mezza testa con la tinta e mezza senza mi limito ad alzarmi. La sorella schizzata e tossica vede tutta la scena da dietro il vetro e decide di entrare come un tornado e di buttarsi al collo della parrucchiera. A questa massa di persone si aggiungono pure i due uomini non si sa bene per picchiare chi o per liberare chi.
La vetrinetta con telefono, campioncini, e vasetti di vario genere cade per terre e si rompe in mille frantumi. Per terra si diffondono cocci e pezzi di vetro.
Le persone sono una massa di animali che se le danno di santa ragione!
Mia sorella mi lancia uno sguardo perentorio – Andiamocene! Quanto tempo vuoi stare ancora in questo manicomio!-
Io le faccio segni in testa - Dove cavolo vado conciata così!?-
Ad un tratto sentiamo un fischio assordante! Per un attimo tutto sembra fermarsi compresa la massa umana in agitazione. Entra un nonnino delizioso con un fischietto in bocca che orgogliosamente dice – Io appartengo all’ordine pubblico!-
La sorella schizzata della mia parrucchiera gli si avvicina e gridando dice – E ora ti arriva uno sberlone!!! – e nemmeno il tempo di finire la frase molla un ceffone al povero malcapitato con una tal forza da far quasi girare su se stesso il vecchietto.
Accorre anche il meccanico che ha l’officina vicino e cerca di allentare il groviglio umano di corpi.
La parrucchiera grida con tutta la voce che ha in corpo – Ca**o ve ne volete andare tutti da qui! Non vi voglio vedere mai più –
Per la prima volta sembrano veramente darle ascolto. Escono dalla stanza e gridando e sbraitando se ne vanno.
Il povero ragazzino piange e raccoglie i cocci di quella sua stanza e probabilmente delle loro vite.
Io mi risiedo alla mia poltrona. Facciamo tutti finta che non sia successo niente. La parrucchiera abbassa la saracinesca e mi finisce di fare la tinta piangendo. Il figlio provvederà a chiamare tutti i clienti e a disdire i successivi appuntamenti: il salone sarà chiuso per tutta la successiva settimana.
Pago e me ne esco.
Mia sorella era venuta dalla parrucchiera perché si sentiva un po’ triste; ringrazia beffardamente la sorte: ora ci portiamo entrambe una tragedia umana dentro!
PS: Per diverse ragioni la storia è stata abbreviata! Vi lascio alcune foto scattate lo scorso weekend in Abruzzo
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