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Dal Premio Calvino a Einaudi Stile libero: A viso coperto

Creato il 06 aprile 2013 da Frailibri

Riccardo Gazzaniga, A viso coperto, Einaudi Stile libero Big (2013), 544 pagine, 19 euro

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Ogni anno ripongo grandi aspettative sul premio Calvino, non solo nel senso proprio del termine. Il fatto è che lo aspetto, con la certezza di leggere un bel romanzo, diverso dal solito.
E anche quest’anno ho aspettato e non sono rimasta delusa, anzi. Il romanzo di Riccardo Gazzaniga, sovrintendente della Polizia di Stato, che racconta dall’interno le lotte, l’antagonismo, la “rivalità” fra ultrà e polizia, mi ha conquistato fin dal primo capitolo. Complice un ritmo scandito da capitoli brevi che dettano il passo della lettura e che segue il naturale scorrere della vita, degli eventi, fra una birra sorseggiata con calma in un bar e momenti concitati, adrenalinici, in cui non si ha nemmeno il tempo di pensare.

Nel romanzo due mondi si scrutano, si guardano negli occhi (perché anche con il viso coperto da sciarpe, colletti o caschi gli occhi rimangono fuori) e si buttano addosso ideali, motivazioni, frustrazioni e adrenalina. Non importa se sugli spalti di uno stadio o sul terreno di battaglia che è stato il G8, di cui si parla poco in termini di “quantità”, ma la cui ombra pesa su tutti, soprattutto sui celerini del romanzo.

Leggendo A viso coperto è come se si iniziassero a mettere meglio a fuoco le cose, piano piano, capitolo dopo capitolo, e i due mondi diventassero più chiari, non ci fossero più da una parte i “buoni” e dall’altra i “cattivi”, ma ci si trovasse davanti a uomini (e donne, poche) con la loro vita, i loro guai, le soddisfazioni, le aspirazioni, i progetti. E su questo piano, poliziotti e ultrà appaiono uguali, speculari, come quando stanno uno di fronte all’altro, separati da uno scudo o da un petto in fuori. Un figlio autistico da seguire, un lutto che non va giù, un lavoro che rende le giornate frustranti e monotone capitano a tutti, non importa se stai al di qua o al di là della barricata.

Il romanzo non procede in soggettiva, come ci si aspetterebbe da un autore che sembra avere (e lui non smentisce) il suo alter ego fra le pagine (Nicola Vivaldi), ma è una storia corale ben riuscita con personaggi ben definiti e dalla personalità credibile, che ti entrano nel cuore, nel bene e nel male.

Riccardo Gazzaniga incarna il sogno di tanti aspiranti scrittori. Aveva un romanzo corposissimo, partito come saggio, nel cassetto (e che, in forma di saggio, è il pensiero fisso – e il lavoro parallelo – di Nicola), lo ha inviato a uno dei pochi, pochissimi premi seri che ancora ci sono in Italia (il Calvino), ha vinto ed Einaudi Stile libero (bravi, bravissimi a fiutare il talento a migliaia di chilometri) ha deciso di pubblicare il suo romanzo.
L’editor di Einaudi ha lavorato con Riccardo Gazzaniga, che ha condiviso (nei limiti del possibile), per noi assetati di buona letteratura e di dietro le quinte, le sue impressioni sull’editing con il massimo rispetto che un vero scrittore ha di chi interviene sul suo testo per migliorarlo, per far sbocciare le idee e non per frustrarne l’autore e il 26 marzo A viso coperto era nelle vetrine delle librerie di tutta Italia.

A viso coperto è un bellissimo lavoro, sia dal punto di vista della scelta della storia, sia nell’aspetto prettamente stilistico. È una storia che non ha una morale, ma sicuramente chi avrà il piacere di leggerlo non si fermerà più solo ai titoli a effetto dei giornali, ma penserà a cosa c’è dietro. A chi c’è dietro.



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