Un’affluenza andata ben oltre le più rosee aspettative e una vittoria di Renzi più ampia di quanto previsto: questo in sintesi il risultato delle elezioni per il nuovo segretario del Pd. L’affluenza vicina ai tre milioni, laddove ci si sarebbe accontentati di oltrepassare la soglia dei due milioni, sta a significare che, nonostante gli ultimi dieci mesi, il popolo del centrosinistra c’è e ha ancora voglia di partecipare. Ha votato Renzi in larghissima parte, ma non tanto per le sue idee e il suo programma,quanto per la determinazione che ha messo in campo. Sarebbe un grave errore per il sindaco di Firenze far pesare i quasi due milioni di voti ottenuti in una prova muscolare con le altre anime del partito. Buona parte del consenso di Renzi non è frutto del suo carisma, ma dell’essere stato considerato il più idoneo a rappresentare il partito nella sua pluralità e a traghettarlo in una dimensione moderna, senza snaturarlo e senza mortificare certe anime interne (che, per inciso, continuano ad essere maggioritarie nell’elettorato) come ha sovente fatto in passato. Son pronto a mettere la mano sul fuoco che molti elettori di Renzi non sono d’accordo con lui, ad esempio, su sindacati e pensioni. Finora, Renzi ha giocato in trasferta, si è potuto permettere di giocare in difesa e far partire il contropiede; ora, deve giocare in casa, deve togliere fuori schemi non banali e soprattutto saperli mettere in pratica. Per il momento, la sua è stata una politica della rappresentazione; ora è arrivato il momento di quella della rappresentanza e se non sarà all’altezza, l’elettorato ci metterà poco a voltargli le spalle. Da anti-renziano della prima ora, credo comunque che sia arrivato il momento di sospendere il giudizio e attendere gli sviluppi della sua segreteria con spirito obiettivo e critico.
Il nuovo segretario del Pd si trova in una situazione molto delicata: il consenso plebiscitario potrebbe indurlo ad accelerare i tempi verso nuove elezioni, ma prima di tutto bisogna risolvere il problema della legge elettorale. Credo che non gli convenga forzare la mano, mettendo fretta alla formulazione della nuova legge. Piuttosto, dovrebbe sferzare il governo delle larghe attese, portandolo a fare gli interventi necessari per salvare capra e cavoli. Solo riuscendo a fare del suo potere uno strumento per portare benefici tangibili e immediati alla popolazione in sofferenza, Renzi sarà in grado di consolidarsi come leader del centrosinistra. Anche perchè, una volta affossata la vecchia guardia dell’incolpevole Cuperlo, alla sua sinistra ora è spuntato un competitor suo coetaneo e proprio per questo temibile. Vincitore morale del congresso, non foss’altro che per essere riuscito a sfiorare il 15%, basandosi quasi esclusivamente sull’iniziativa spontanea dei suoi giovani sostenitori, Civati si trova viceversa in una posizione di estrema comodità, più o meno la stessa che è stata di Renzi dalla prima Leopolda ad oggi. Il deputato brianzolo ha consolidato la sua posizione di emergente e potrà tranquillamente erodere il consenso di Renzi, nel caso che quest’ultimo continui col suo personale dividi et impera, strategia funzionale alla lotta, ma non per governare un partito plurale e complesso come il Pd.