La grande versatilità e apertura del genio spagnolo sta dunque nel fatto che non si ritirò mai, come molti colleghi surrealisti, nella torre d’avorio dell’artista. Si cimentò più o meno in tutto: dalle scenografie teatrali per Visconti, al cartone animato “Destino” con Disney, ai progetti con Fellini non più realizzati, alle scenografie cinematografiche per Hitchcock in “Io ti salverò”, senza dimenticare i film surrealisti che girò con Bunuel in gioventù (Un chien andalou, L’agè d’or). Poi pubblicità, copertine per riviste e dischi, gioielli: di tutto e di più! Per Dalì non era un delitto arricchirsi grazie alla propria arte: bastava rimanere fedele a se stesso e, soprattutto, divertirsi.
Da notare come il recente film di Allen Midnight in Paris (qui una recensione) esemplifichi abilmente e comicamente in una scena il periodo dell’ossessione di Dalì per i rinoceronti, gli unici animali a possedere un corno dalla curva geometricamente perfetta. Del resto, l’obiettivo di Dalì è sempre stato quello di stupire attraverso l’accostamento inaudito di forme che provocassero nella mente altrettanti accostamenti inconsci e impensati: il corno del rinoceronte con le sue curve e con la sua estensione non fa altro che rimandare al corpo umano stesso, nelle sue implicazioni sia maschili che femminili.
Che dire di più? Ovunque siate, non perdetevi la mostra di Dalì in corso a Roma dopo quasi sessant’anni dall’ultima retrospettiva, perché, oltre al fatto che ne potrebbero passare altri sessanta prima della prossima, c’è davvero tutto un mondo che qui non si può descrivere e di cui solo la vista ne può godere a pieno…