Magazine Poesie
Mi guarderai, cercando nei miei occhi una risposta che non c’è, e io ti fisserò sorridendo.
Poi andrai via di nuovo, come sempre, ti perderai nella folla, in mezzo a mille ombre anonime che, pur credendo di conoscersi, a stento si degnano di un saluto.
In mezzo a loro ti senti forte, ti senti qualcuno. Ti senti invincibile.
Ma non ti basta e, allora, ritorni sempre qui da me, a scrutarmi da capo a piedi, mentre ragioni su cosa potrebbe farti sentire migliore, su come raggiungere quel gradino più alto dove, di questo passo, non arriverai mai.
Mi vedi illuminato su una passerella immaginaria mentre freddo, vuoto e spento rifletto te che mi osservi dall’altra parte dello specchio. Il vetro che ci separa non dimostra niente, se non quanto banali e superficiali si è a volte, costantemente in balia delle mode e del momento, dei tempi che cambiano e che non rimangono mai uguali.
E prima o poi te ne accorgerai anche tu, quando riuscirai a cogliere l’evanescenza del mio sorriso, quando all’improvviso, fermandoti, ti ritroverai a flettere il collo dallo stesso lato su cui io poggio la testa, rimanendo fermo, immobile, quasi pietrificato. Forse allora realmente capirai. Io sono solo uno stupido manichino che non ha carattere, né nome, né casa, se non questa vetrina accesa giorno e notte, notte e giorno.
Ma tu non sei tanto migliore di me.
Tu che credi di poter comprare quello che vorresti essere, dimenticando che con il denaro acquisti solo gli abiti che indossi, non un senso alla patetica finzione che stai vivendo.
Tu sei solo uno stupido manichino.