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Dall’Argentina stop ai prodotti inglesi: prosegue l’escalation sulle Malvinas

Creato il 01 marzo 2012 da Eldorado

Dall’Argentina stop ai prodotti inglesi: prosegue l’escalation sulle MalvinasStop ai prodotti inglesi. Così si è espressa il Ministro dell’industria dell’Argentina, Debora Giorgi, che ha chiesto agli importatori di sospendere le commesse dall’Inghilterra e sostituirle con prodotti nazionali. Mancando un mese al trentennale della guerra per le Malvinas, il messaggio del ministro è chiaro: ¨l’obiettivo è quello di privilegiare politiche economiche e commerciali con nazioni che rispettino la nostra integrità nazionale¨. Non è però solo questione di patriottismo: la Giorgi è anche preoccupata del bilancio commerciale tra le due nazioni, che dopo il 2011 pende decisamente dalla parte degli inglesi: 440 milioni di dollari nel 2010, diventati 614 nel 2011.  Dati che dimostrano, insomma, come gli argentini comprino inglese, nonostante la crisi diplomatica tra le due nazioni. Le imprese contattate sono quelle soprattutto legate al settore agroindustriale come la Finning, la Syngenta Agro, la Ford e la Roemmers, a cui si è chiesto formalmente di rivolgersi ad altri mercati.   

La decisione segue di pochi giorni la polemica suscitata dal rifiuto delle autorità portuali di Ushuaia di ricevere le navi da crociera Adonia e Star Princess, per esporre la bandiera delle Bermudas, altra colonia inglese. Una escalation cominciata un paio di mesi fa, con l’accordo stipulato dai paesi del Mercosur, dell’Unasur e dell’Alba di non ricevere nei loro porti imbarcazioni che battono il vessillo delle Falklands. Un accordo a cui, successivamente, si sono uniti anche alcuni paesi caraibici, facendo diventare di fatto le acque sudamericane luogo ostile per gli interessi britannici.

Il governo argentino ha incrementato le misure anti-inglesi dopo le dichiarazioni del Primo ministro David Cameron che ha declinato ogni negoziato sull’arcipelago ed a seguito dell’arrivo del principe William, impegnato nelle manovre militari nell’Atlantico sud.  

La controffensiva britannica per il momento avviene attraverso i canali diplomatici, nelle sedi degli organismi internazionali e dei mezzi di comunicazione. La settimana scorsa sono apparsi nei principali quotidiani latinoamericani –quelli più conservatori-, gli interventi di storici e ambasciatori inglesi che si sono sbizzarriti nel dimostrare come e perché le Falklands sono territorio britannico (anche qui abbiamo trattato questo tema, propendendo per la tesi argentina: http://www.mauriziocampisi.com/si-scrive-falklands-si-legge-malvinas/). Pressioni, intanto, vengono fatte sull’Unione Europea, perché cancelli gli aiuti per lo sviluppo all’Argentina, pari a 100 milioni di dollari. I giornali inglesi pubblicano anche i risultati dell’inchiesta voluta dal Canale Itv, secondo cui il 61% degli intervistati sarebbe d’accordo ad un nuovo intervento militare.

A margine, intanto, è intervenuto anche Roger Waters che suonerà il 7 marzo al Monumental di Buenos Aires. Intervistato nei giorni scorsi dalla televisione cilena, ha dichiarato che le Malvinas sono argentine: ¨quella guerra salvò la carriera politica della Thatcher¨, ricorda (http://www.guardian.co.uk/uk/2012/feb/29/roger-waters-falklands-argentinian-interview). Waters, già nel disco dei Pink Floyd, The Final Cut –era il 1983-, aveva attaccato la Thatcher, ritenendola responsabile dell’affondamento dell’incrociatore argentino General Belgrano (¨Oh Maggie, Maggie, what have we done?”, cantava). Il 2 aprile ricorrerà l’anniversario di quella sciagurata guerra, voluta dalla retorica della dittatura e stroncata dall’arroganza colonialista. Dopo trenta anni i nazionalismi non sono ancora sopiti.


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