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Dall’ombrello al manganello: come cambiano le Tutele crescenti.

Creato il 30 ottobre 2014 da Cibal @CiroBalzano26

Dall’ombrello al manganello: come cambiano le Tutele crescenti.

 

A pochi giorni da una delle pagine più brutte degli ultimi 10 anni della Democrazia Italiana, penso sia arrivato il momento delle scelte e di far capire, una volta per tutte, da che parte sta il governo, quello degli slogan per intenderci.
Ci sta tutto il discorso di un irato Landini, segretario della FIOM, quando dice che è arrivato il momento di dire Basta, Basta agli slogan a cazzo, perchè non è possibile assistere inermi ad uno spettacolo davvero triste, quello che ha visto per vittime dei poveri lavoratori che manifestavano semplicemente per la loro dignità, per riappropriarsi degli spazi che gli hanno tolto con la forza.
Si è davvero arrivati ad un punto di non ritorno.

Non basta la contrapposizione, a mio avviso prettamente ideologica e passatemi il termine supponente, del governo che istituisce in fretta e furia un convengno “per discutere del mondo del lavoro, delle nuove frontiere del lavoro” e lo fa proprio nel giorno in cui viene indetto lo sciopero generale delle parti sociali, della CGIL in praticolare con il supporto delle altre sigle sindacali ad essa collegate, in particolare la FIOM. La continua denigrazione di chi manifesta, dinanzi ad una recessione senza fine, dinanzi al continuo asservimento ai ricchi imprenditori, chiamati in causa sempre ma non per chiedergli il conto, senza fargli notare che la maggior parte della colpa è loro, che in questi anni hanno solo saputo distrarre risorse verso gli arcinoti paradisi fiscali del lavoro, invece di investire in Italia.
La denigrazione continua imperterrita, strutturando quel circolo vizioso che porta a connotare chi manifesta per un diritto un gufo, chi rema contro perchè, in fondo, le cose girano bene, sono i gufi che hanno i paraocchi e che vogliono solo sollevare il polverone contro il governo dei governi, tanto grande, tanto buono, tanto preparato da non essere mai passato dalle urne.
Allora l’episodio dell’altro giorno, quelle manganellate sono semplicemente il risultato di politiche scellerate, politiche che non stanno facendo altro che re-istituire il pieno potere nelle mani del “padrone“, oggi termine tornato di moda, come a sottolineare la piena proprietà del capitale umano a sua disposizione. E’ inutile parlare di battaglia ideologica sull’articolo 18, quando la sua abolizione è strettamente collegata a quel processo di ri-attribuzione dei pieni poteri all’interno del ciclo produttivo al proprietario della forza lavoro, che sino ad ora, come ho ricordato, ha saputo solo svilire il lavoro, ha saputo solo allontanare i propri interessi verso i luoghi che gli potessero permettere un maggiore surplus.

Ed il governo che fa?

Si allea proprio con questa masnada, con la giustifica del “dove vogliamo arrivare“, “il lavoro a tempo indeterminato non esiste più, per colpa del mercato“. Tutto giusto, ma perchè la retorica appena menzionata non prevede il dialogo con chi la pensa diversamente? Perchè questa nuova ideologia galoppante della “precarietà totale” non investe anche il mondo politico e quegli esponenti che si sollazzano parlando della precarietà del lavoro mentre a loro viene “donato” il lavoro a tempo indeterminato per antonomasia? Perchè questa precarietà conclamata è alla base di un progetto politico di sinistra quando invece dovrebbe essere nelle mire progettuali degli esponenti della destra?

Ora è arrivato il tempo delle risposte non dei rinvii. Non è più possibile mantenere sul ciglio di un burrone più nero della mezzanotte un’intera comunità che, utilizzando un concetto di Fanon, invece di combattere contro il suo vero nemico porta la guerra dentro di sè, sollecitata anche dai soliti imbonitori, buoni solo ad ingrassare i propri interessi ed i propri privilegi.
Così il nemico cambia per convenienza. Il nemico è il vicino che è di colore, perchè dalla Tv quello con la solita maglia verde mi dice che mi ruba il lavoro, che è un criminale, che vuole le mie donne, che insomma vuole fregarmi e che se ne deve andare al paese suo, perchè qua si sta rubando i miei soldi, i soldi che lo Stato gli dà per stare qua.
Poi spara a zero su quelli del Sud, altri nemici in casa. Loro stanno sotto i neri, i neri non li supera nessuno anche perchè senza fare un cazzo so peggiori di chi ha rubato qua. Figuriamoci peggiori pure dei mafiosi che secondo qualcuno hanno una loro “morale”. Dicevo, quelli del Sud. Si quelli non vogliono lavorare, per niente proprio. Non pagano le tasse, sono sporchi, cattivi, e tutti criminali. I napoletani soprattutto a detta loro, loro che sono i purificatori che continuano ad investire soldi pubblici in diamanti o che fanno votare il Trota, capace solo di comprare una laurea in Albania.

Ad essere picchiati l’altro giorno sono stati i lavoratori, ecco, è questo il problema qua in Italia. Si possono distrarre i capitali, si possono avere case bellissime a nostra insaputa, si possono fare accordi di Stato con i mafiosi che hanno fatto saltare in aria tante persone per-bene, si possono non pagare le tasse e poi magari con una stretta di mano accordarsi con lo Stato e tornare a sedersi su una bella moto per essere il campione di sempre, però essere lavoratori no, non va bene, cioè si va bene ma se fai quello che dicono loro. Quindi zitto e lavora e non importa se il padrone vuole che torni a lavorare come i nonni dei tuoi nonni, non importa perchè è lui che decide, lo ha pure detto il Governo. Il fiorentino mica ci parla con voi, lui si attornia di gente colta, mica come voi, gente che sa che cosa è la crisi economica perchè l’ha letta sui libri, gente che sa come funziona un’azienda perchè ne ha parlato ai convegni, gente che sa come si avvia la catena di montaggio perchè ne discute ogni giorno nei salotti con gli altri simili.
Quelle manganellate le hanno prese dei lavoratori inermi, con il solo scopo di farsi portavoce dei diritti di tutti, ma dalle loro teste, il dolore si è diffuso a tutti quelli che, almeno con il cuore, erano là con loro. Quella battaglia dovrebbe essere la battaglia di tutti noi, per il ritorno della considerazione della dignità del lavoro e di chi lavora, oltre il profitto, oltre il guadagno, ci sono persone che, come tutti, vogliono semplicemente vivere. L’unico sostentamento che porta alla soddisfazione dei bisogni, oggi per l’uomo, è il denaro e senza lavoro denaro non ne arriva.

Quegli uomini, quelle donne combattono per la loro vita, perchè la vita viene dal lavoro.

 

Cibal


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