Dall'ossidiana ai metalli, ultima parte

Creato il 17 novembre 2010 da Pierluigimontalbano

di Pierluigi Montalbano
La presenza dei marchi in scrittura egea, cretese, micenea e cipro-minoica è un indizio della complessità dei processi di produzione, circolazione e scambio che dovevano essere istituiti fra le popolazioni locali ed i mercanti dei metalli. Lo sviluppo culturale differenziato osservato nel periodo precedente prosegue con l'ampliamento dei villaggi, con l'elaborazione delle tombe di giganti e con la costruzione di tempietti detti “a megaron”.
I fatti più significativi sono l'adozione della strumentazione per la lavorazione del bronzo, l'introduzione di strumenti a doppio tagliente (doppie asce, bipenni, picconi), e il moltiplicarsi delle matrici di fusione, indizio certo di una produzione sistematica ed abbondante. Sicuramente i minerali della Sardegna hanno costituito una attrazione per le popolazioni della Sicilia e delle Eolie, notoriamente prive di tali materie prime, ed è assai plausibile che, sulla scia dei Minoici, dei Micenei e dei Ciprioti, siano stati istituiti rapporti regolari.
Fra la fine del Bronzo e l'inizio del Ferro, intorno al X a.C., nella Sardegna nuragica si verifica una rivoluzione che vede l'emergere di una classe aristocratica con conseguente radicale mutamento delle strutture economiche e sociali, accompagnato da un nuovo sensibile sviluppo nelle condizioni generali di ricchezza. Salvo limitate eccezioni non si costruiscono più nuraghe, taluni vengono ristrutturati ed ampliati, altri subiscono parziali demolizioni e vengono trasformati nell'uso.

Le due espressioni più significative sono la produzione dei bronzetti e, nella zona di Cabras, a Monte Prama, quella delle grandi statue di pietra, la prima delle quali è un fatto di portata rilevante che investe tutta l'isola, legata alla tecnica della cera persa e di indizio inequivocabile di una produzione metallurgica di tutto rispetto. Di certo i mutamenti di forze e di aggregazioni verificatisi nel Mediterraneo in coincidenza con l'apparizione dei Levantini e con la diffusione della metallurgia del ferro, non possono essere estranei alle vicende che abbiamo descritto.

Non si può escludere che si siano ripercorse, sotto diverse bandiere, le stesse rotte Tirreniche aperte dalla navigazione per il commercio dell’ossidiana prima, e successivamente Minoica Micenea e Fenicia, sempre tenendo presente che come per i Minoici non si intende con il termine Fenici indicare un popolo specifico.
La Sardegna sembra essere il cardine intorno al quale ruota buona parte di traffici del Mediterraneo occidentale. Non è casuale la presenza di bronzetti nel famoso corredo della tomba Cavalupo di Vulci del IX a.C.: essa prova che già in quell'epoca nella quale nulla di simile esisteva in Occidente, questa produzione caratteristica nuragica era matura e fiorente.
In conclusione la Sardegna, per l'eccezionale ricchezza delle sue risorse, fu una delle più significative realtà dell'economia del mondo antico. Inoltre le culture esterne, attratte dalle fonti della materia prima, di epoca in epoca, hanno fatto dell'isola un crocevia di tutti i traffici del Mediterraneo occidentale.
Tratto da "L'Antica Civiltà Mediterranea", Montalbano, 2010
Nelle immagini impugnature di specchi decorate in stile geometrico, lingotto sardo a pelle di bue (ox-hide) con marchio, e vaso in stile geometrico.

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