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Dalla banalità del male all’ottusità dell’ordinario

Creato il 11 ottobre 2012 da Alphaville

Ieri sera la trasmissione Chi l’ha visto? ha mandato in onda il filmato che riporta l’episodio allucinante svoltosi a Padova ieri mattina.

È sicuramente una delle cose più turpi che abbia mai visto.
Ed è una delle pagine più vergognose nella storia delle forze dell’ordine, con l’ispettrice di polizia che dice «io sono un ispettore di polizia e lei non è nessuno» — cosa credeva, di essere la Marchesa del Grillo? Mi ha fatto venire in mente un altro bell’esemplare di donna in divisa — quella della Centrale operativa di Genova che ai tempi del G8 liquidava l’assassinio di Carlo Giuliani con un disinvolto «Tanto uno già va beh e gli altri… 1-0 per noi…». Bisognerà superare dei test per entrare in polizia, immagino; ma non riesco a immaginare quali possano essere. So per certo che io non ne passerei neanche uno. Per fortuna.
Mi auguro che la faccenda non finisca nel dimenticatoio, e so di non essere la sola a pensarlo.

Già che ci sono, però, mi viene in mente la famosa banalità del male di cui diceva Hannah Arendt — e non voglio tirare in mezzo ideologie di nessun colore (ché poi l’autorità, la gerarchia, l’ordine e la disciplina son gli stessi dappertutto e hanno sempre l’opaca eguaglianza delle uniformi), ma soltanto constatare.

Constatare che da quanto dice la poliziesca gentildonna del filmato si evince che lei  e i suoi colleghi stanno soltanto eseguendo degli ordini:

Mi chiedo, se esiste, dove sia la differenza. E dove, partendo dalle premesse del filmato padovano, si possa arrivare ancora oggi. Qualunque risposta mi sgomenta.


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