A proposito della riforma del Senato, che corre il serio rischio di naufragare sotto il peso di oltre cinquecentomila emendamenti, la ex promessa (poi promossa, e di conseguenza grata) Serracchiani annuncia, riferendosi chiaramente a Forza Italia e al mai stracciato patto del Nazareno: "Dobbiamo parlare con tutti, ma proprio con tutti". Della serie: non ci fa schifo niente. E fino a qui nulla di sorprendente per una classe dirigente che giorno dopo giorno non perde occasione per palesare una preparazione, una corenza e una rettitudine una tacca inferiori a quelle dei bei tempi andati del craxismo. Mi sorprende invece il caparbio mutismo della base democratica. D'altra parte elettori ed elettrici dem possono rivendicare la compagnia dei Morettinanni e dei Benigni fu Roberto, da tempo disinnescati; dei Jovanotti sempre pronti a cantare la coerenza e il coraggio degli altri, degli Ivano Fossati che nel '96 sulle colonne dell'ancora leggibile Unità raccontavano "la scuola che vorrei" e ora tacciono di fronte al macello perpetrato ai danni dell'istruzione pubblica (forse perché non hanno un Macramè da pubblicizzare). Per non parlare dei Capossela che dopo il "votate con prudenza" del 2006 hanno deciso di trovare pavesiano rifugio nel "Paese dei Coppoloni" e dei De Gregori che rivendicano il loro senile disimpegno: sono loro (e tanti altri) per primi, spettatori silenti di questo scempio, i principali responsabili di questa ricaduta nel baratro dell'Italia peggiore, inguardabile, inesorabilmente votata al peggio. Gente comune e artisti di chiaro talento, uniti in un unico cupo, lacerante silenzio.