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Dalla bolla economica alla privatizzazione

Creato il 12 settembre 2013 da Sviluppofelice @sviluppofelice

di Michael Hudson

Questa è una sintesi in italiano di “From the bubble economy to debt deflation and privatization” (Real-World Economics Review, no. 64, 2013)

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La Federal Reserve ha inondato i mercati finanziari di liquidità a basso costo (Quantitative Easing). Gli speculatori trovano vantaggioso prendere a prestito a basso prezzo e comprare titoli che danno dividendi più alti. Questo è diverso dalla bolla immobiliare. Adesso gli hedge funds stanno comprando proprietà in contanti, a partire dalle case riscattate e vendute dalle banche a prezzi irrisori. In una bolla finanziaria gli interessi in costante diminuzione assicurano i guadagni sul capitale. Ma oggi gli interessi sono così bassi che non possono calare ulteriormente. Possono solo crescere, minacciando così perdite sul capitale.

È questo che sta creando il panico nelle borse in seguito ai propositi manifestati dalla Fed di chiudere il Quantitative Easing e gli interessi a livello quasi zero. Perciò c’è poco interesse ad acquistare titoli. Se gli interessi salgono si entra in un’economia anti-bolla. Invece di avere guadagni sul capitale che guidano la “creazione di ricchezza”, al modo di Greenspan, abbiamo una deflazione dei prezzi immobiliari.

Nell’economia della bolla le famiglie si convincono che per arricchire devono indebitarsi il più possibile per acquistare le case più care possibili e correre sull’onda dell’inflazione dei prezzi immobiliari. Ma dal 2008 i consumatori hanno pagato in contanti circa 5 mila miliardi di dollari di debiti personali. Questo lascia appena un quarto dei loro salari disponibile per la spesa di consumo. Ciò rende difficili le vendite. Così invece dell’inflazione dei prezzi immobiliari sostenuta dai debiti, abbiamo una deflazione da debito per tutta l’economia.

Dal 1945 fino al 1980 (quando raggiunse il picco) ci fu una discesa quasi permanente nel prezzo dei titoli. L’economia della bolla era alimentata da tassi d’interesse che erano risospinti al livello del 1945 e anche più giù. Il credito dilagava nel mercato finanziario per comprare stocks, guadagnare nella bolla informatica del 2000, e infine gonfiarsi nella bolla immobiliare del 2001-2008. Adesso siamo nella situazione ereditata dall’economia della bolla.

Nel 2008 l’amministrazione Obama aveva promesso di ridurre i debiti da mutui per la casa fino al livello del valore reale degli immobili. Ma questa riduzione non c’è stata. Ciò ha causato una crisi fiscale. La bolla finanziaria e immobiliare aveva aiutato le finanze pubbliche grazie alle tasse sui guadagni da capitale. Questi guadagni non ci sono più e le proprietà in fallimento non pagano tasse. I fondi-pensione che davano utili dell’8% adesso danno meno dell’1%. Ciò ha impedito di finanziare adeguatamente le pensioni e ha spinto i comuni a fare disperati giochi con i derivati. Ma il casinò di Wall Street vince sempre, e molti comuni hanno avuto pesanti perdite a favore delle fameliche banche d’investimento, prodighe di consigli verso di loro.

Invece di una nuova bolla, le élites finanziarie adesso chiedono alle amministrazioni indebitate di privatizzare. Premono su Detroit perché venda i quadri e le statue di maggior valore dei propri musei per pagare i debiti. La stessa dinamica si è creata in Europa. La UE e la Banca Centrale Europea chiedono che la Grecia venda terre, porti, e sistemi di trasporto pubblici di maggior valore turistico, magari il Partenone. Assistiamo a un nuovo accaparramento di infrastrutture di base da parte dei rentier.

È un tipo di inflazione diverso da quello delle bolle finanziarie, che sta creando una nuova classe neo-feudale di rentier, che si butta a comprare strade, parcheggi, carceri e scuole. Lo scopo è di creare oneri finanziari e rendite grazie al pagamento per accedere a questi servizi, che una volta erano pubblici. I prezzi stanno salendo non perché aumentino costi e salari ma per le rendite di monopolio e altre attività che procurano rendita.

Questo ambiente post-bolla di austerità con debiti garantiti sta dando al settore finanziario la forza per diventare un’oligarchia, come i grandi proprietari terrieri del sec. 19mo. I suoi guadagni non derivano più dal prestare denaro ma dalla proprietà diretta che ricava rendite. Siamo quindi allo stadio del collasso economico dell’economia della bolla finanziaria, col quale ci dovremo confrontare in questo secolo. 

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