Dalla carta al digitale: come cambiano editoria e sapere.

Da Pattici @EdeaImage

Scorrendo o cercando una qualunque pagina su internet ci rendiamo conto che il web è un gigantesco universo fatto di pura informazione: dal minimo dettaglio grafico all'impostazione non casuale di un layout, ad un'immagine che suggerisca tag specifici...Ne siamo bombardati, anche in questo frangente virtuale costruito da algoritmi logico-matematici che ci dava l'illusione, almeno in apparenza, di essere padroni dei nostri click e delle nostre scelte. Sono informazioni che fanno del "mezzo" il messaggio stesso, che interpretano e assecondano la nostra ricerca di confronto ed interazione, regalandoci un'esperienza che la frenesia dei tempi moderni ha indebolito nel nostro quotidiano: il contatto diretto, quell'immersione in situazioni, ambienti ed emozioni che ci rende protagonisti di qualcosa che nella "realtà" non possiamo, per forza di cose, provare sulla pelle.

Ecco perchè il web non può essere una mera trasposizione della carta stampata, di un biglietto da visita con i propri recapiti, di un semplice giornale da leggere e sfogliare, di un banale catalogo per gli acquisti o di un manuale d'istruzioni di qualsivoglia argomento. Dall'ascesa del web 2.0 e figli, il nostro "io" virtuale non può esimersi dal diventare dinamico e interattivo, multitasking, differenziato ed originale, scendendo dal piedistallo di autore di contenuti, professionista di settore o titolare d'azienda per mescolarsi con i propri fruitori, diventare uno di loro e innalzare tutti loro al suo stesso piano.

Questa è la vera editoria virtuale oggi: la risposta ad una ricerca di esperienza coinvolgente che ha trasformato il nostro sapere lineare, che la carta ci aveva insegnato attraverso l'ordine prestabilito delle sue pagine, in un labirintico circuito ad espansione proprio della navigazione web. Questo apprende saltando da una pagina a tante altre racchiuse nei link ipertestuali, passando per video, slideshows e artifici grafici, trasformando ciascuno in produttore di contenuti nuovi attraverso commenti, condivisioni e post che si rimandano gli uni agli altri.


A portare la svolta sono state le community online, che funzionano secondo il modello per cui gli stessi utenti si fanno generatori di contenuto in libera multimedialità. E' la fortuna di YouTube, il caso più macroscopico, ma anche dei giornali online. Questi ultimi alla partecipazione collettiva nella produzione di informazioni aggiungono la verifica delle notizie, dunque un'attendibilità più puntuale, coniata da quel che è sempre stato il mestiere giornalistico. Un plus che comporta costi ad oggi sostenuti dalla pubblicità: recenti sondaggi attestano che gli inserzionisti amano internet più della carta perchè permette di tracciare audience a livelli molto più precisi ed una diffusione virale spendendo meno. Il giornale online diventa quindi una leva su cui si costruiscono business collegati, attraverso siti, blog, link, sondaggi, riprese video e contenuti audio, nuove app, podcast*..anche social network, in particolare twitter, a cui autori, produttori e lettori fanno sempre maggior riferimento per un'informazione ancora più targetizzata in tempo reale.

E' una nuova rivoluzione culturale ancora agli albori, che certo non elimina la carta** ma la innoverà, espanderà ed approfondirà senza accumularsi sugli scaffali. Una rivoluzione che scardina le autorità dell'informazione, che non hanno più l'esclusiva su ciò che pubblicano ma creano economia della condivisione e opinione, recuperando il ruolo delle antiche piazze cittadine..Un versante di umanità che questa realtà sta perdendo tra le lancette di un orologio in corsa su diagrammi di borsa impazziti.
La sfida ora sta nel saper trovare i linguaggi adeguati ibridando le forme della carta con quelle del digitale, imparando ad aggiungere i link e i tag giusti, i rimandi a video o audio di pertinenza, così da fornire al lettore gli spunti per un ampliamento di orizzonti.

Perchè la tecnologia, che lo si voglia o meno, è diventata una parte di noi e influenzerà sempre più il nostro corpo, i nostri movimenti, le nostre abitudini. Pensiamoci tutti: quante volte durante il giorno le nostre conversazioni e le nostre parole sono coniate dal web, da un video, da una pagina o da un social network?

*Un merito in questo senso va alla Apple, che con il suo "iTunes U" ha creato un sistema di diffusione della conoscenza scientifica che permette di accedere a podcast caricati da varie università attraverso una semplice registrazione. Ma anche con il Kindle di Amazon è già possibile ricevere ogni giorno la propria copia del quotidiano preferito tramite un abbonamento. La prossima frontiera potrebbe essere un software in grado di gestire i contenuti acquisiti aiutando nella ricerca di informazioni, nella condivisione di opinioni e nella produzione in prima persona di contenuti informativi e culturali.

** Da un'indagine del Book Industry Study Group pare addirittura che la diffusione degli e-book spinga anche ad un maggiore consumo di libri stampati. Secondo interviste condotte dal 2009 al 2012 in America, il 30% dei compratori di e-book spende di più anche per l'acquisto di libri cartacei; il 50% di loro dice poi che da quando si è avvicinato al libro digitale compra anche libri di carta. In Italia, Paese di lettori statisticamente più pigri, su entrambi i versanti c'è ancora tanto da fare.

Lettura consigliata: 

Bolter, Grusin - Remediation. Competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi

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