Dopo un esposto anonimo arrivato in procura lo scorso autunno, è stata riaperta l'indagine sull'omicidio del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso, insieme alla moglie e a un agente di scorta. Nell'esposto si parlava di una valigia di pelle dalla quale non si separava mai, come ha confermato il figlio Nando Dalla Chiesa e che è stata ritrovata oggi, dopo 31 anni, nei sotterranei del Palazzo di Giustizia di Palermo completamente vuota e questo "è indicativo del fatto che la matrice dell'omicidio fosse più politica, perchè mio padre stava facendo delle indagini molto pericolose per Cosa Nostra" ha affermato il figlio del generale che è stato ascoltato dai magistrati di Palermo, il Procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i pm Antonino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. Nando Dalla Chiesa ricorda anche che, dopo l'omicidio, cercarono inutilmente la chiave della cassaforte che venne ritrovata, giorni dopo, in un cassetto ma, all'interno della cassaforte c'era solo una scatola vuota. Per il figlio questo "è un giallo infinito, uno dei tanti misteri italiani".
Carlo Alberto Dalla Chiesa arrivò a Palermo come Prefetto nel maggio del 1982 ma era perplesso sulla sua nomina tanto che lamentò più volte la carenza di sostegno da parte dello Stato, emblematica la sua amara frase: "Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì". In una intervista di Giorgio Bocca, il generale dichiarò: "Oggi mi colpisce il policentrismo della Mafia, anche in Sicilia, e questa è davvero una svolta storica. E' finita la Mafia geograficamente definita della Sicilia occidentale. Oggi la Mafia è forte anche a Catania, anzi da Catania viene alla conquista di Palermo. Con il consenso della Mafia palermitana, le quattro maggiori imprese edili catanesi oggi lavorano a Palermo. Lei crede che potrebbero farlo se dietro non ci fosse una nuova mappa del potere mafioso?". Un mese dopo, sviluppa una mappa dei nuovi boss e inizia una serie di arresti e di indagini per appurare eventuali collusioni tra politica e Cosa Nostra.
Una sera del 3 settembre 1982, a Palermo, un'auto Bmw, affiancò in via Isidoro Carini, l'auto A112 bianca dove viaggiava il Generale Dalla Chiesa insieme alla seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, che era alla guida. Dalla Bmw partirono raffiche di Kalashnikov AK-47 che li trucidarono, mentre una motocicletta si affiancò all'auto degli agenti di scorta, uccidendone uno. Il giorno seguente, sul luogo dell'attentato apparve una scritta "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti".
Durante i funerali la folla protestò contro i politici intervenuti, accusandoli di aver lasciato solo Dalla Chiesa. Solo il Presidente della Repubblica Sandro Pertini venne risparmiato dalla contestazione. La figlia Rita Dalla Chiesa, attuale conduttrice di Forum nelle reti Mediaset, pretese che fossero immediatamente tolte le corone di fiori inviate dall'allora Presidente della Regione Siciliana Mario D'Acquisto e volle che, sul feretro del padre, fossero deposti il tricolore, la sciabola e il berretto della sua divisa da Generale con le relative insegne.
Il 5 settembre 1982, al Quotidiano La Sicilia arrivò una telefonata anonima, che annunciò: "L'operazione Carlo Alberto è conclusa".
"Ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per potere continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli. C’è troppa gente onesta, tanta gente qualunque, che ha fiducia in me. Non posso deluderla" Carlo Alberto Dalla Chiesa
Antonella Di Pietro©