Non è il classico filmato che racconta, ripercorrendola tappa per tappa, una visita papale. Con le periferie nel cuore. Pensieri e parole di Papa Francesco, come si comprende già dal titolo, è qualcosa di diverso da una semplice cronaca, perché ripropone la visita del Pontefice in Molise il 5 luglio 2014 come un itinerario spirituale e una riflessione sul senso del messaggio lasciato al popolo molisano. Un messaggio peraltro universale perché parla al cuore di ogni uomo, sebbene lanciato da una piccola regione del meridione, tranquilla certo, ma non esente da problemi sociali legati alla crisi occupazionale, all’abbandono delle terre e alla fuga di tanti giovani.Presentato martedì pomeriggio nella sala Marconi di Radio Vaticana dall’arcivescovo Giancarlo Bregantini, il video realizzato dal documentarista Pierluigi Giorgio racchiude quindi una sua originalità. Il regista riscrive l’evento scegliendo come filo conduttore la narrazione di una storia vera di speranza che nasce da un’esperienza di dolore: la storia di Elvira, moglie e mamma, affetta da polisclerosi degenerativa, che il giorno della visita del Papa decide di non incontrarlo insieme con gli altri ammalati, ma di compiere una sorta di pellegrinaggio spirituale, “scalando” il monte Marrone, sulle Mainarde. È la scelta di ripercorrere il suo personale calvario, di riviverlo quel giorno interrogandosi sulla propria sofferenza alla luce della fede, per riscoprire la speranza che la anima.Ispirato dalla lettura dell’omonimo libro del vaticanista Raffaele Luise, nel docufilm c’è, dunque, il racconto della visita del Papa a un’altra periferia geografica e c’è l’incontro con una periferia esistenziale, quella di una donna segnata dalla malattia. A far da sfondo al racconto e alle testimonianze, le immagini dei vari momenti vissuti dal Pontefice a Campobasso, Castelpetroso e Isernia e quelle suggestive di un territorio incontaminato e ancora poco c0nosciuto, e della sua gente semplice. Così le parole forti, di denuncia ma anche di speranza, di Francesco s’intrecciano con quelle di Elvira, nel suo dialogo a distanza con lui. Parole che alla fine si fondono in quel simbolico saluto che la donna rivolge con la mano, dalla cima del monte, all’elicottero che riporta il Papa in Vaticano al termine di una giornata indimenticabile; anche per lui, come avrebbe detto l’indomani all’Angelus.
Mentre chiede allo spettatore d’interrogarsi su quanto vede e ascolta, il regista sembra porsi le sue stesse domande sul senso della fede, sul perché credere. E sulla forza di un Papa che suggerisce risposte esigenti, fondate sul concreto della vita e su un Vangelo incarnato. (gaetano vallini)(©L'Osservatore Romano – 27 marzo 2015)