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Ritorno nella Tuscia Viterbese, terra scura, rossastra di pietrisco vulcanico, di colline basse, come schiacciate dai boschi scuri che le coprono. Attento con il naso, prima che gli occhi, cercando odori di zolfo e vapori d'acqua bollente.
Anche oggi mi muovo lungo i crinali, sul fianco occidentale, della caldera del lago di Bolsena.
Sono a far visita a Piansano, comune della provincia di Viterbo di poco più di 2.000 abitanti, terra di boschi, olivi e pascoli. Come è anche terra d'energia, rinnovabile, come quella del vento e del sole.
Il territorio di Piansano è un unico grande latifondo che 1897 fu aggiudicato all'asta al Monte dei Paschi di Siena. La quale banca nel 1909 lo rivendette a più persone, alle quali però fu in gran parte espropriato dall'Opera nazionale combattenti dopo la Prima Guerra Mondiale, perché fosse assegnato ai reduci dalla Grande Guerra.
Già, ancora la storia della Grande Guerra che si incrocia con il mio "girar l'Italia".
Da Piansano a Canino, attraversando l'altopiano della valle di Ripa Alta, dove sui prati, tra i greggi di pecore, e i campi fotovoltaici sono spuntate altre pale eoliche dall'ultima volta che sono passato.
Canino è un comune della Tuscia Viterbese di 5.310 abitanti.
Il paese di Canino è famoso soprattutto per l'olio extra vergine di oliva, che ha ottenuto anche il riconoscimento della DOP, prodotto nei suoi numerosi frantoi.
Le campagne di Canino e dei comuni vicini sono coperte da circa 30.000 ettari di oliveti, ed è stata organizzata anche la strada dell'olio.
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