L'esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico
Sarebbe un bello smacco per i detrattori della green economy se proprio da un’azienda impegnata nello sviluppo di soluzioni ecosostenibili venisse la soluzione a minor impatto ambientale contro i danni della marea nera nel Golfo del Messico o nel porto di Dalian in Cina.
La notizia arriva da Settimo Torinese dove, da quarant’anni, opera un’azienda attiva nella ricerca e nello sviluppo di prodotti biodegradabili e non infiammabili.
Quando si verifica una catastrofe naturale come quella della piattaforma Bp nel mar dei Caraibi, per limitare i danni provocati dal petrolio, si utilizzano dei prodotti disperdenti che abbassano la tensione superficiale dello strato oleoso e disperdono le macchie in piccole particelle.
Ma i solventi e i derivanti di idrocarburi contenuti in queste miscele sono estremamente dannosi per l’uomo e per la vita marina: «I solventi hanno componenti chimiche tossiche che per certi versi sono peggiori del petrolio. Sono in grado di uccidere i pesci e quindi l’intero ecosistema dell’area», spiega Richard Charter, Senior Policy Advisor del settore Programmi marini dell’ong Defenders of Wildlife.
Il composto ideato dall’azienda italiana (Maggiordomo Ecoremover) deriva invece da estratti vegetali, in grado di disperdere e disgregare il petrolio, solubilizzando il manto oleoso, che, in questo modo, viene disperso dalle onde.
Ciò che era una chiazza circoscritta diventa un inquinante diluito in concentrazione ben minore, riducendo l’impatto ambientale. Prevenire i disastri è ovviamente di gran lunga preferibile. Ma meglio di niente.
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