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Dalla legge sui dsa ad una nuova didattica

Da Rossellagrenci

DALLA LEGGE SUI DSA AD UNA NUOVA DIDATTICA

Riporto oggi una parte dell’interessante articolo di Luciana Ventriglia dal titolo Nuove norme in materia di DSA: occasione per la scuola di una riflessione sulla didattica, apparso sul blog La poesia e lo spirito:


….Legge 170/2010: alcune riflessioni sulla attuazione
Pertanto, nata per una definizione dei DSA e a tutela degli alunni che presentano tali disturbi, la Legge 170/2010 acquisisce una valenza molto più alta: diventa per la scuola una opportunità di crescita culturale e rappresenta un’occasione per riflettere sull’organizzazione scolastica. Infatti è stimolo per parlare di strategie di apprendimento significativo e autentico centrate sull’apprendente e si può considerare in definitiva un vero investimento sulle competenze e responsabilità dei docenti.

Nella lettura degli articoli si incontra frequentemente, l’aggettivo “adeguato” indicando le azioni da intraprendere affinché la Legge, nella fase attuativa, tecnicamente e organizzativamente, abbia la sua efficacia, rinviando i contenuti, le indicazioni, i riferimenti ad organi tecnici appositamente previsti nell’art. 7.

I riferimenti all’adeguatezza sono molto frequenti e prendono in considerazione diversi campi di applicazione:

  • formazione adeguata
  • forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti
  • adeguate attività di recupero didattico mirato
  • adeguata preparazione riguardo alle problematiche relative ai DSA
  • metodologia e una strategia educativa adeguate;
  • adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato e di ammissione all’università nonché gli esami universitari

E’ pertanto fondamentale il lavoro che dovrà svolgere il comitato tecnico per riempire in modo corretto il significato che il legislatore intende dare alla espressione “adeguatezza” e non farlo decadere nella banalità, nell’inerzia e nella improvvisazione.

Ad una prima lettura di un dispositivo legislativo, la percezione che si ha è che l’adeguatezza non possa essere altro che documentata e documentabile.
Ma il concetto, al quale rimanda il termine ”adeguatezza”, può essere inserito in una seria cornice di riflessione scientifica?
Esiste un’adeguatezza che non sia affidata alla discrezionalità di un docente?
Si possono assicurare, garantire, forme adeguate di insegnamento per un adeguato apprendimento?
Chi stabilisce l’adeguatezza o meno di certe procedure didattiche?

Cosa vuol dire adeguatezza?

Per esempio, di fronte, ad un alunno con diagnosi di disgrafia e dislessia, un docente può ritenere “adeguato” farlo scrivere a mano sotto dettatura per non farlo sentire diverso dal resto della classe.
Nello schema conoscitivo dell’insegnante, ad esempio per insegnare la Storia, è fondamentale e adeguato seguire queste procedure operative:

  1. spiegare oralmente
  2. dettare informazioni aggiuntive per arricchire i contenuti del manuale di storia
  3. affidare alla memorizzazione dei ragazzi le informazioni dettate e studiate
  4. richiedere agli studenti la rievocazione orale dei materiali.

Nella concezione del predetto docente, l’adeguatezza di questi atti didattici è legata al raggiungimento dei seguenti obiettivi formativi:

a) sollecitare l’ascolto degli studenti durante la spiegazione

b) esercitare il ragazzo con disgrafia nella scrittura esecutiva, in modo che, facendogli ripetere spesso l’azione di scrivere, possa migliorare e risolvere il suo disturbo specifico che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica

c) aumentare i contenuti da studiare per facilitare gli studenti nelle interrogazioni: più sono le conoscenze immagazzinate, maggiori possibilità avrà lo studente di possedere in memoria dati, nozioni, informazioni, conoscenze cui attingere per fare una “buona interrogazione”. Lo studente in questo modo avrà un notevole patrimonio informativo, offerto sia dal materiale dettato dal docente, sia dai contenuti presenti nel manuale scolastico

d) lo studio è “memorizzazione di contenuti

e) lo studio si conclude con una interrogazione o un compito scritto in grado di valutare la capacità di assimilazione e di ripetizione di quanto spiegato, dettato e studiato.

Sicuramente non possiamo definire che la pratica didattica di dettare informazioni per arricchire il patrimonio di conoscenze storiche, sia da considerarsi una strategia educativa adeguata. Anzi sono fortemente convinta che non sia adeguata per nessuno studente, ma in modo particolare per uno studente con grave disgrafia che, dopo essersi sforzato di scrivere sotto dettatura, avrà perso del tempo, energie senza avere ottenuto alcuna finalità, perché a casa non potrà decifrare, né rileggere, né studiare quanto scritto. La famiglia, cercando di “decifrare” i compiti assegnati nel diario (ma come fa se anche per lo stesso ragazzo disgrafico la sua scrittura è indecifrabile?), dovrà sollecitare il proprio figlio a rivolgersi ad un compagno per “conoscere” il compito da eseguire.

Nello studiare le informazioni di storia sul quaderno, il nostro studente con disgrafia e con dislessia, sarà di nuovo costretto a chiedere aiuto a qualche compagno per “arricchire” di conoscenze le informazioni presenti nel suo libro che, essendo in formato digitale, “ascolterà” leggendolo con la sintesi vocale. Ma per studiare le informazioni dettate dall’insegnante, non potrà essere autonomo e non potrà “leggere” con le orecchie attraverso il suo strumento compensativo: la sintesi vocale. Anzi, dopo essersi procurato da un compagno le pagine con le informazioni dettate dovrà ricorrere ad un familiare che possa “leggere”, a voce alta, al suo posto.
Il percorso pomeridiano dello studente con DSA per eseguire il compito è costato davvero troppo in termini di tempo e di energie emotive!

Il resto leggetelo qui

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