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Dalla pubblicità per il consumismo, alla propaganda per la guerra

Creato il 23 maggio 2013 da Bruno

Dalla pubblicità per il consumismo, alla propaganda per la guerra
I parametri valoriali che dunque riteniamo così fortemente "nostri", quali in massimo grado la concezione di un' esistenza costruita esclusivamente sul lavoro, sulla produzione e sul consumo, altro non sono invece che quelli di uno scaltro sistema che ce li inocula subliminalmente, fino a farcene in vario modo morire. Resta da capire bene se qualcuno davvero ci guadagni alla fin fine da questo stato di cose, o se non sia, come sono più propenso a ritenere, un modello che portato al paradosso è suicida per tutti. Oggi siamo giunti al punto concreto, e non più solo teorico, di tale limite paradosso: a maggior ragione sarà bene per tutti cominciare a staccarsi da un immaginario obsoleto ed ormai unilateralmente distruttivo. Capirne le dinamiche e distruggerle innanzitutto nella nostra mente sarà il primo passo per poterle sostituire con altre, nuove e maggiormente adattive. Alla vita, stavolta, e non più alla morte. Sarà il primo passo per ipotizzare ed immaginare il diverso che ancora non riusciamo a vedere. Perchè siamo ipnotizzati da un immaginario altrui che trasformiamo in realtà. L' immaginario è quello del capitalismo, sul quale si è bilateralmente costituito il modello di sviluppo degli ultimi secoli. Vediamo le principali dinamiche del modello capitalista-consumista occidentale, che è poi quello che ci riguarda da vicino, e nel quale siamo ancora immersi, nonostante sia ormai solo un fantasma trapassato.
Il discorso in sè sarebbe semplicissimo, più difficile riuscire veramente a liberarsi da tale fantasma. Ma cominciare a comprendere che "non è il nostro desiderio", ma quello di altri che stiamo agendo, è il primo passo verso la libertà.
Tutto sta infatti a capire, per davvero, con la testa ed i sentimenti, che la propaganda indotta attraverso i media altro non è che l' ennesima rotella del sistema produttivo. Si induce artatamente negli scimmioni da agire in modo eterodiretto un immaginario individuale e sociale, un sistema valoriale, dei sentimenti volutamente tanto distante da ogni naturalità, al semplice motivo di renderli una rotella ben oliata del motore capitalista.
Noi, come il mio gatto, saremmo eventualmente più portati ad associarci attraverso le emozioni, e gli istinti naturali di protezione e sopravvivenza della specie. Tra le gambe infatti non abbiamo certo uno sportello bancomat, ma questo modello di sviluppo finisce per mettercelo. I nostri pensieri più alti e spirituali non necessitano in sè di banconote, ma questo modello pretende che sia così.
La naturale pulsione di vita, l' istinto di sopravvivenza, l' innato senso di protezione e amore che si manifesta spontaneamente verso i cuccioli e gli altri membri del clan non servono per niente a questo modello, che dice quindi che siamo naturalmente cattivi e tenderemmo a farci la guerra e distruggerci tutti, se non fossimo salvati dal sistema stesso e dai suoi mille lacciuoli.
Niente di più falso; non solo, ma questo modello è talmente esigente da non ammettere per nulla al mondo che possa al suo interno svilupparsi un pensiero veramente diverso e alternativo. Il compito dei media è pertanto fornire una visione stereotipa della realtà, svalutando emozionalmente qualsiasi diversa visione. Anzi, è il sistema stesso che si premura di fornirti la stessa visione saggiamente rivestita di vari gusti, anche diversissimi tra loro, anche addirittura vestiti da opposti: "menta, limone, fragola, stracciatellaaa ... venghino siorri e siorre, ce n'è per tutti i gusti".
Ma la sostanza è la stessa, cambia solo la polverina aromatizzante e colorante.
Gli stessi opposti ideologici sono in realtà degli pseudo-opposti, contenenti entrambi sia parti di verità che insanabili contraddizioni, in modo da scoraggiare qualsiasi tendenza a farsi una propria opinione, e finire con l' accettare sempre quella fornita dagli "esperti". Ovviamente prezzolati e sponsorizzati dal sistema stesso.
Pubblicità e Propaganda: il modello capitalista necessita della pubblicità in una prima fase per promuovere un consumismo spinto e "dopato", e della propaganda poi per promuovere le aggressioni ad altri territori: conquista aggressiva di altri mercati che il capitalismo implica come necessaria fase conclusiva del ciclo produttivo. In altre parole la guerra variamente configurata: sia nella sua forma cruda che in quella più morbida e finanziaria cui oggi assistiamo nell' occidente "civilizzato".
La dinamica, molto sintetizzata, è così riassumibile:
- il sistema necessita di alimentare il consumismo per sostenere la produzione interna; a questo scopo si usa la pubblicità, ossia la forma morbida della più pericolosa propaganda.
- L' iperproduzione non più assorbibile dalla popolazione interna porterà inevitabilmente ad un' azione di esportazione sempre più invasiva e conquista di nuovi mercati, sia come potenziali acquirenti che fornitori di materie prime e semilavorati.
- La mancanza di superiori regolatori etici, e l' idea indotta del profitto come fine esistenziale ultimo, porterà al disprezzo e al superamento di ogni precedente limite etico-morale: ecco che presto i due fattori assommati porteranno ad accarezzare l' idea di ricorrere a modi sempre più cruenti, e
in nome del principio che recita che "mors tua vita mea", si giunge ad ipotizzare l' invasione di territori limitrofi, cruenta o incruenta che sia.
Scontro bellico aperto e dichiarato nel primo caso, varie forme di parassitismo nel secondo.
Mandare gli uomini a spararsi contro per mero interesse di terzi non è però cosa semplice: non solo perchè contraddice la ragione, ma soprattutto perchè deve superare il naturale istinto di sopravvivenza dell' uomo, e la naturale repulsione ad uccidere i suoi simili.
Ecco che ora entra in gioco la Propaganda, cui viene affidato il difficile compito di rendere queste cose fattibili, e farle ritenere accettabili, eticamente giuste, buone e perfino desiderabili. Ossia far superare artatamente quei limiti all' aggressività posti dal principio stesso di sopravvivenza, che pone sempre l' aggressione come scelta ultima preferibilmente da evitare.
E' sempre attraverso l' odio e l' aggressività ritenute, a torto o a ragione che sia, come l' unica via percorribile, che si giunge a scavalcare tale inibizione naturale, fino all' omicidio, rarissimo in condizioni di normale accettabilità sociale.
Peggiorare fino all' esasperazione le condizioni di vita sarà quindi la precondizione concreta da creare.     
Ora entra in gioco la propaganda: in breve dovrà servire a camuffare le intenzioni e motivazioni reali non fornendo spiegazioni razionali e logiche ma, al contrario, fomentando sempre più nell' opinione pubblica sentimenti di odio e aggressività montanti, spinti a focalizzarsi sulla costruzione di un fantasmatico concetto di "nemico", che verrà via-via demonizzato e tratteggiato a toni sempre più detestabili e odiosi.
In pratica non si fa altro che favorire il riversarsi dell' aggressività sociale, prima generata con espedienti deprivatori ben concreti, su una figura puramente mentale, un topos, un archetipo di persecutore.
A lui verranno attribuite le cause di crisi, ingiustizie, disparità e disagio sociale ad arte generate nella società interna.
Si favorisce in questo modo quel meccanismo naturale difensivo della mente che si chiama "proiezione": una carica insopportabile di stress, tensione emozionale e immagine negativa di sè viene riversata su un obiettivo esterno.
Quanto più tale obiettivo corrosponderà ad una pura ASTRAZIONE da ogni reale contesto, tanto più funzionerà.
Con un' operazione progressivamente disumanizzante quindi la vittima designata diventerà il mostro da cui doversi difendere, favorendo tramite l' idea di legittima difesa il superamento della naturale inibizione ad uccidere.
Ma ancora non basta: dovrò rendere eticamente accettabile nell' immaginario dell' aggressore l' idea di uccidere, e per questo si fa leva proprio sulla parte più nobile dell' uomo, che è l' istinto di protezione: di sè, della prole, del clan di appartenenza.
Si fa leva su archetipi di sopravvivenza già presenti sia a livello individuale profondo che a livello culturale sociale per arrivare a giustificare l' aggressione, prima puramente mentale e poi fattiva: ecco che concetti quali famiglia, difesa del clan, amor patrio, Dio, esasperazione oppositiva tra un "noi" e "l' altro" verranno ancor più caricati emozionalmente e contestualmente verrà caricato il loro potenziale di minaccia alla "identità" del clan.
La componente che minaccia una perdita del sè fisico si somma a quella che minaccia il sè profondo, inconscio e mentale: a questo punto la miscela è al punto di esplosione necessario anche al superamento dell' inibizione a uccidere, se necessita.        

Tale deprivazione materiale ed emozionale si rende quindi necessaria al fine di vendere le tacite motivazioni reali sottostanti: 
Necessità di vendere >> Pubblicità >> Consumo >> Sovraproduzione >> Necessità di esportazione >> Conquista sempre più aggressiva di nuovi mercati >> Necessità di Propaganda <> Guerra.
Pubblicità e propaganda, pur in misura ben diversa, sono quindi entrambe strumenti non solo di morte, ma di un' intera esistenza "ipnotica", in quanto completamente guidata da assunti spuri e non veritieri atti a coprire e favorire la dinamica capitalista.
NON E' ROBA VOSTRA che state agendo e difendendo, ma un' idea abilmente indotta: nell' attualità nostrana vediamo come si stia facendo montare questo meccanismo verso l' extracomunitario, per esempio.
Le dinamiche della propaganda non sono quindi neanche tanto complesse da smontare, pur se diaboliche negli effetti che riescono ad ottenere: in sintesi si tratta di indurre comportamenti eterodiretti che sgorgano da pulsioni pilotate dall' inconscio.
Loro scopo è sempre quello di creare una insanabile dicotomia, delle opposizioni ideologiche da far poi contrapporre fra di loro, alimentandole: calcio, sport in genere, intera struttura sociale e lavorativa, guerra non sono che l' escalation a vari livelli di un' identica formattazione mentale. Le contrapposizioni insanabili crescono fino all' uccisione fisica o psichica di una delle controparti, grazie anche alla propaganda che butta costantemente benzina sul fuoco o per mantenerle semplicemente vive e attive, o infine perchè scoppi la scintilla fatale.
E sarà un continuo processo ad aumentare le contrapposizioni, dove logica vorrebbe invece intervenisse un processo cosciente a raffreddarle, smontarle e sanarle.           

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